A volte i regali di compleanno più belli bisogna farseli da soli. Come una punizione all'incrocio, firmato Marco Firenze. Numero 26, 27 anni oggi, 28 mesi dopo tornato a segnare con la maglia del Venezia. Un gol pesantissimo, che scaccia via dalla zona playout la squadra di Dionisi contro l'Ascoli. L'ultima volta era stata al Tardini contro il Parma, in odor di playoff, Inzaghi in panchina. Sembra passata una vita.
Non c'è più Super Pippo, né il presidente Tacopina. Il trequartista invece è di nuovo al Penzo: in mezzo un'annata a Crotone e sei mesi a Salerno, il ritorno in laguna a ridosso dell'emergenza sanitaria. In prestito, in un ambiente già amico e che cercava rinforzi per il finale di stagione. Voilà.
Foglia morta, Venezia viva
La storia di Firenze è un lungo giro in tondo partito dalle giovanili del Parma. A 19 anni lo cerca la Spal, all'epoca in C2. Marco arriva a Ferrara, ma cambia idea prima della firma. Errori di gioventù, dirà lui. Torna vicino a casa, dove si mette in luce con il Sestri Levante in Serie D. Un passo indietro per farne due avanti: il Crotone, che lo girerà a lungo in prestito in Lega Pro, poi in Serie B alla Pro Vercelli. È il 2017/18. La stagione della svolta. Con Gianluca Grassadonia in panchina scatta il feeling immediato: 6 gol in 18 presenze e a gennaio il Venezia lo vuole con sé. Parte bene (2 gol in un mese), poi qualche problema fisico lo lascia fuori dalle rotazioni.
Ritorno in Calabria, stavolta da protagonista. O almeno l'illusione è quella: Firenze e i rossoblù appena retrocessi cercano la A, ma la stagione si rivela più complicata del previsto. Altro giro altra corsa, poco spazio nella Salernitana di Ventura. Di nuovo l'arancioneroverde. Mesi di paziente attesa. Fino ad oggi.
Forse non se lo aspettava neache Marco di giocare oltre un'ora partendo dalla panchina. Ma Aramu – già in gol e migliore in campo dei suoi – si infortuna: sull'1-1 tocca a Firenze. Si mangia le mani per una punizione di poco alta calciata nel primo tempo. Sono le prove generali per la ripresa.
Nervosa. Vincono tutte, le due squadre non possono sbagliare. Così si scatena il putiferio, quando un difensore bianconero tocca con la mano al limite dell'area. Rigore-non rigore, a porte chiuse la tribuna in protesta sembra una curva. A volte è meglio una punizione dal limite. A volte ci vuole un genovese, per far tornare il Venezia alla vittoria in casa dopo oltre 7 mesi.
Un passo indietro, un bel respiro, uno sguardo al portiere. Tre, due, uno...