È un Mancini diverso quello che si racconta a Sportweek in un’intervista in cui non si parla solo di calcio nonostante tra meno di una settimana ci sarà l’inizio di Euro2020. A novembre il CT compirà 57 anni e sebbene il suo primo ricordo nitido sia un pallone di cuoio, la cosa che l’ha segnato di più durante l’infanzia è stata la meningite.
“Avevo 10 anni e ricordo tutto di quel giorno. E poi quando ho iniziato a capire qualcosa, mi hanno detto che ero stato molto fortunato. Aver avuto una malattia per cui in quegli anni si poteva morire facilmente, è una cosa a cui penso spesso”.
Gli idoli e i rimpianti
Poi parla dei suoi idoli. Anche qui stranamente non si c’entra il calcio: “Ho avuto due idoli. Michael Jordan nello sport e nel mondo Papa Woijtyla”.
Dagli idoli si passa ai rimpianti, che si sa, arrivano per tutti prima o poi, e l’allenatore sa bene cosa non rifarebbe tornando indietro: “Rifiutare di andare ai Mondiali del ‘94”.
Mondiali che per Mancini sono un po’ un’ossessione: “Ho sognato che l’Italia batteva 1-0 il Brasile. Ma non so dove fossimo. Non può essere l’Europeo”. A Qatar 2022 manca un anno e mezzo, ma questa visione non può far altro che far ben sperare per il futuro prossimo della Nazionale.