Lippi, ricordi e aneddoti: “Quella volta che in Germania…”
La sua Italia, quella di oggi e suoi ragazzi che hanno seguito le orme dell’allenatore: Lippi si racconta
La pesca nel laghetto di Duisburg, le fotocamere sospette, l'entusiasmo degli italiani in Germania. Dal rapporto con i suoi ex giocatori diventati allenatori come lui al suo passato da difensore, con Marcello Lippi a Casa Sky Sport si è parlato di tutto. Ma impossibile non accendere la chiacchierata con l'avventura Mondiale: "Ne abbiamo vissute tante", sorride lo storico ct. "Vi voglio rivelare un episodio: dove facevamo il ritiro c'era un laghetto. Sporco, orrendo. Appena arrivati dissi ai ragazzi: 'Guardate che se andiamo in finale mi tuffo eh!'"
Detto, fatto. "Ma ho voluto giocarmela al meglio", Lippi lo stratega anche lontano dal campo. "Chiesi al nostro cuoco di mettere un grosso pesce sul fondo del lago, in un sacchetto legato a un palo sulla riva. E di procurarmi una fiocina". Messa in scena perfetta: Lippi si tuffò, arpionò il pesce e chiamò a sé i ragazzi. "Naturalmente era già morto e curato", spiega l'allenatore. "Tutti si misero a ridere, vedendomi sventolare quell'affare. Ma Iaquinta, che era il più credulone di tutti, andò oltre: 'Guarda che culo il mister, ha addirittura pescato un pesce!'". Il trionfo sulla Francia passò anche per questi sorrisi.
"In migliaia ci cercavano con le mani. E quella volta che mostrammo il sedere…"
Tra mito e realtà, Lippi conferma: "A Dortmund prima dell'ultimo allenamento contro la Germania ho avuto la sensazione che avessero installato delle telecamere attorno al campo per spiarci", continua l'ex ct. "Così dissi ai ragazzi che per quel giorno non ci saremmo allenati, tanto le cose erano le stesse che sapevamo da un mese. Ma prima di lasciarli andare li feci girare di schiena verso le presunte telecamere o i fotografi: 'E ora calatevi tutti i pantaloncini!' Evidentemente però non c'era nessun marchingegno, nessun fotografo, altrimenti quelle foto del nostro sedere sarebbero finite ovunque", ricorda Lippi.
E dopo la partita, che dolce rientro a Duisburg. "Ormai c'erano 15mila persone ad aspettarci: per favore, battete i tedeschi, ci avevano implorato gli italiani che vivevano in Germania. Non avete idea di cos'è stato poi: tutti attaccati al pullman. A cercare un contatto, un sorriso, un saluto".
Lippi oggi: "Un'altra nazionale? Vediamo. Il campionato si deve riprendere"
Tra due giorni 72 anni, nella sua casa di Viareggio, con l'Italia in lockdown. "Si sta a casa, passo le giornate come le passano tutti: facendo grande attenzione alle restrizioni che ci sono state date e sperando che presto ci saranno anche dei risultati". Come Cannavaro, anche Lippi porta l'esempio della Cina: "Lì sono stati davvero molto rigorosi nell'affrontare l'epidemia. Adesso la vita è ricominciata, i problemi vengono da chi rientra dall'estero".
La Nazionale cinese è stata l'ultima panchina di Marcello Lippi. "E chissà, potrebbe anche rimanerlo", dribbla le domande sul futuro l'allenatore. "Magari invece tutti questi giorni a casa mi daranno la carica giusta per rimettermi in gioco. Sempre allenando una nazionale però: quel che è certo, con i club io ho chiuso. Mi chiamasse anche il migliore del mondo".
E la Serie A di oggi? "Ne va dello sport", qui Lippi non ha dubbi. "Il campionato deve potersi concludere. Non importa quando: si aspetti l'estate, l'autunno, l'inverno. Quando l'emergenza sanitaria sarà rientrata però è giusto ripartire da dove avevamo interrotto le cose".
Da Zidane a Montero: "Quante ore ho passato al telefono con i futuri allenatori"
Sky ha provato addirittura a schierarli in campo: un 4-3-1-2 con Chimenti in porta, Carrera, Nesta, Cannavaro e Grosso in difesa, poi Conte, Deschamps e Paulo Sousa a centrocampo, Zidane dietro le punte Inzaghi e Di Canio. Sono gli allievi in panchina di Marcello Lippi.
"Soprattutto con i ragazzi che per molti anni ho avuto alla Juventus, non avete idea di quante ore ho passato la sera al telefono per darci dei consigli". Zidane, Vialli, Paulo Sousa. "E Montero è venuto addirittura a trovarmi a casa mia qui a Viareggio! Per chiedermi le esercitazioni che facevamo alla Juve. Hanno tutti avuto una carriera di successo da calciatori e ora da allenatori innanzitutto perché sono persone di alto livello", spiega il maestro. "Sono capaci di coinvolgere con efficacia le persone che lavorano con loro, è questa la loro grande dote. Li continuo a seguire tutti, con grande affetto e con grande stima".
Lippi giocatore
L'allenatore ha vinto tutto. Il difensore, una vita alla Sampdoria, non riuscì mai a fare il salto in una big dopo aver anche debuttato in Nazionale U23. "Ma non ho rimpianti", Lippi ripensa ai suoi primi tempi nel calcio. "Ho giocato 16 stagioni nella Samp, poi due anni alla Pistoiese. In blucerchiato ho fatto tutta la trafila, fino ad esordire in Serie A con Fulvio Bernardini", vincitore di due scudetti alla guida di Fiorentina e Bologna.
"Il più grande maestro che ho avuto", afferma Marcello. "Imponeva la sua personalità a tutti senza annullare, e anzi tirando fuori, quella dei suoi giocatori. Per me è sempre stato un punto di riferimento, anche quando sono cominciate a circolare voci su di me alla Juve o al Milan". Lippi rispolvera un bellissimo particolare: "Prima di un Samp-Milan sentii una voce: 'Ehi biondo! Te ciolgo mi quest'estate, ti compro io'. Era Nereo Rocco", il paron rossonero. "Ma alla fine presero Maurizio Turone del Genoa".
E Lippi rimase in blucerchiato fino al 1979. "Prima di andare via dalla Samp il presidente Mantovani mi promise che ci sarebbe sempre stato posto per me, una volta finito di giocare: io tornai e gli dissi che volevo fare l'allenatore". E cominciò tutto.