Il gol di Daniele Verde al 92’ ha permesso al Valladolid di pareggiare la sfida contro l’Espanyol, beffando la squadra di Rubi che già gustava la possibilità di passare una notte in testa alla classifica da sola. 18 punti in 10 partite, e mentre metà Barcellona - quella che tifa per la squadra di Valverde - si prepara al Clasico, l’altra metà sorride e si gode un traguardo (momentaneo, certo) praticamente impensabile a inizio stagione.
L’Espanyol - con una gara in più - si aggiunge alla coda delle capoliste (quattro diverse nel giro di una settimana) dopo Siviglia, Alavés e appunto Barça. Ora anche i biancoblù, nonostante la gioia strozzata, guardano tutti dall’alto. E quello che stupisce è che il risultato raggiunto finora non è merito di una campagna acquisti straordinaria visto che per stare davanti a tutti sono bastati appena 18 milioni di euro.
La società catalana nei mesi scorsi ha speso la maggior parte del budget destinato al mercato estivo per acquistare l’attaccante Borja Iglesias: 10 milioni di euro, 10 partite, 5 gol (l’ultimo proprio ieri) e 2 assist in questo inizio di stagione. Altri 8 milioni sono stati utilizzati per acquistare a titolo definitivo e centrocampista Sergi Darder (per lui 8 presenze e un gol in 585 minuti giocati finora). Infine l’esterno venezuelano Roberto Rosales è arrivato in prestito dal Malaga e molti sono i calciatori che hanno fatto il salto dalle giovanili alla prima squadra.
Tanto aveva fatto parlare l’esempio del Tottenham che ha chiuso la campagna acquisti e cessioni estivi senza movimenti - e quindi senza spese; la storia dell’Espanyol è abbastanza simile. E i conti tornano, se si pensa che l’atra capolista Barcellona ha speso quasi 126 milioni; l’altra sorpresa, l’Alavés, ha comprato per 8 milioni e mezzo e si trova a 17 punti, uno più di Siviglia e Atletico (che in estate hanno investito rispettivamente 76,5 e 123,5 milioni). 146 quelli spesi dal Real ora settimo.
L’Espanyol ha scelto anche di abbassare il suo limite salariale passando dai quasi 61 milioni a un totale di 56,7 in questa annata. Una rivoluzione necessaria se si pensa che la scorsa stagione i risultati non erano stati positivi come club si attendeva; i catalani avevano chiuso all’11º posto con 49 punti conquistati; lì forse è nata l’idea di un’inversione di tendenza che sta portando risultati. Il direttore sportivo del club Oscar Perarnau non è nuovo a questo tipo di politica, visto che dal momento del suo insediamento nel dicembre 2012 ha lavorato per costruire un programma vincente quasi a costo zero.
Con la fiducia nella rosa già precedente e pochi piccoli miglioramenti l’Espanyol è salito fin lassù, grazie alle reti di Borja che l'anno scorso ha perso la gara dei playoff Saragozza-Numancia sbagliando più di un gol già fatto - e teoricamente la Liga non avrebbe dovuto nemmeno giocarla quest’anno. Invece oggi nessuno sente la mancanza di Gerard Moreno anche grazie a protagonisti come Melendo (assist ieri sera), già decisivo nel derby col Barça e protagonista proprio della trafila in tutte le giovanili dell’Espanyol prima dell’arrivo in prima squadra.
Poi gli ex Milan Diego Lopez in porta e Didac Vilà, Mario Hermoso scartato dal Real e altri personaggi con storie e intrecci alle spalle che ora si stanno ritagliando il loro spazio. Un ottimo lavoro del nuovo allenatore Rubi che è stato capace di rivitalizzare un gruppo di calciatori apparso un po’ spento nei mesi scorsi. Un progetto che funziona senza spese esagerate ma con risultati immediati e proiettati anche al futuro.