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La prima volta di Kalulu: dai no al Lione a Maldini

Il calcio come affare di famiglia, il fascino del Milan come richiamo. Il Lione ci ha provato per settimane, a Maldini per convincerlo è bastato un colloquio. Pierre Kalulu, dopo aver rifiutato il primo contratto da professionista in Francia, è sbarcato in Italia per continuare a correre e oggi ha anche trovato il primo gol tra i professionisti.

Veloce in campo e fuori, per dare un’accelerata alla sua carriera. L’esterno basso, che ha da poco festeggiato vent’anni, ha rallentato solo quando c’era da firmare con il Lione. Una scelta coraggiosa, degna della forte personalità che gli attribuiscono. L’OL ha fatto di tutto per blindare un prodotto della sua accademia, il Milan ha messo sul piatto storia e ambizioni.


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Tradito il Lione

Al Lione la firma di Kalulu era diventata una priorità, l'indennizzo per la formazione nel settore giovanile è l’unica consolazione. “Spero farà la scelta giusta per rimanere nel club del suo cuore”, aveva detto in conferenza Rudi Garcia. “Abbiamo discusso con il padre e fatto un’offerta importante”, aveva rilanciato il direttore sportivo dell’OL Juninho.

Non abbastanza però per strappare il sì di Kalulu, non tanto per le cifre quanto per le mancate garanzie sugli scenari futuri. Il motivo? La presenza in rosa di altri tre giocatori nel suo stesso ruolo: Dubois, Rafael e Kenny Tete. Anche da qui la scelta di interrompere una storia iniziata all’età di 8 anni con l’ingresso nel settore giovanile e sancita dalla fascia di capitano raccolta con l’Under 19. Un legame spezzato dall'intervento del Milan, abile anche nel battere la concorrenza di Bayern Monaco e Siviglia.


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Affare di famiglia

Una storia che finisce e un'altra che inizia. Lontano dalla propria famiglia. Pierre ha tre fratelli: Aldo, Gédéon e Joseph. Tutti e tre calciatori, ma soprattutto tutti e tre cresciuti con il Lione, la squadra della loro città. Aldo oggi è esterno alto dello Swansea, Gédeon è terzino nell’Ajaccio. Solo il piccolo Joseph porterà avanti la tradizione di famiglia. “I miei fratelli mi hanno mostrato la via e io ho saputo prenderla. Anche con i loro consigli spero di riuscire a fare almeno bene quanto loro”, aveva detto Pierre al momento di firmare il suo contratto giovanile con il Lione. Ora anche lui, dopo la Youth League con il Lione e le partite in quarta serie con la squadra riserve, è pronto al grande salto nel professionismo. E a consacrare quel sogno comune di arrivare in alto, tutti insieme nel calcio che conta.


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Corsa e carattere

Per riuscirci il difensore, arrivato a livello internazionale a vestire la maglia della Francia Under 20, potrà sfruttare le sue caratteristiche tecniche migliori. Qualità per diventare grande: corsa, grande potenza fisica, dinamismo e versatilità. Quella che gli consente di giocare anche al centro della difesa, proprio come accaduto lo scorso marzo negli ottavi di finale di Youth League vinti ai rigori con l’Atalanta. Non mancano i margini di miglioramento, soprattutto sulla fase difensiva e i cross. Fondamentali da curare grazie a un carattere forte, da leader, votato al lavoro. “L'idea? Diventare più forte del giorno prima”, una delle tante frasi motivazionali che riempie il suo profilo Instagram.

Oppure: “Il talento se ne va, il lavoro paga”. Mentalità ereditata dalla famiglia. Il fratello Gédéon si era espresso così: “Il desiderio di avere successo, di migliorare giorno per giorno è un nostro tratto caratteristico”. Pierre Kalulu ha fatto lo stesso: ha aspettato le offerte, ascoltato Maldini e si è convinto. Le sue caratteristiche ricordano quelle di Paolo a inizio carriera. Il destro è il suo piede forte, lo stesso di Maldini, anche se Pierre preferisce giocare a destra. Eppure nelle partite disputate finora, Pioli lo ha impiegato da centrale difensivo. Complice l'emergenza difensiva, con le assenze di Gabbia, Theo Hernandez e Kjaer. Oggi è diventato l'attaccante che ha salvato il Milan in casa del Genoa. 

Di Gabriele Candelori