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Garcia: “Tornare alla Roma? Mai dire mai. Ho pianto all’addio di Totti”

Ricordi giallorossi, obiettivi europei ancora in gioco. Rudi Garcia si racconta a Casa Sky Sport e non nasconde quanto sia ancora legato alla piazza che l'ha lanciato in Serie A tra 2013 e 2016: "Oggi sto benissimo al Lione", sorride l'allenatore. "Ovviamente spero di continuare qua e vincere qualcosa, ma mai dire mai. Un giorno tornare a Roma sarebbe davvero una bella cosa".

Il ciclo giallorosso di Garcia è stato tra i più convincenti degli ultimi anni: oltre il 50% di vittorie. L'addio era così inevitabile? "No, si poteva andare avanti", spiega lui. "Ma il calcio è così. Non conta solo la voglia dell'allenatore, si pagano delle decisioni e a volte non c'è tempo di rimediare a una serie di risultati non positivi. L'ansia delle società fa dimenticare tutto quello che è successo prima, il calcio impone all'allenatore di avere sempre la valigia pronta. Anche se il più delle volte cambiare in panchina non cambia i risultati in corsa".


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Niente più Totti, De Rossi, Florenzi. Chi si porterebbe al Lione della Roma di oggi? "Sono contentissimo della mia rosa", Garcia dribbla la domanda. "Ma anche nella squadra di Fonseca ci sono dei giocatori forti. Ho sempre sperato di giocarci contro un giorno, magari in Champions League". Dove invece è ancora aperta la sfida alla Juve: "Mi auguro che ci siano presto le condizioni per disputare il match di ritorno a Torino. Il gesto del violino? Io non ho mai rimpianto i gesti che ho fatto, se con questi non mancavo di rispetto", spiega l'allenatore. "Tifare la propria squadra non vuol dire non avere rispetto per gli altri club. Guardatemi adesso: arrivare a Lione da ex allenatore del Marsiglia, due tifoserie rivali. Non pensavo fosse possibile".

"Mi sarebbe piaciuto accompagnare Totti all'uscita di scena"

Proprio a Marsiglia, Rudi Garcia riuscì a valorizzare anche un talento difficile come Mario Balotelli. "L'ho sentito anche in questi giorni per sapere come stava. Ho avuto un bel rapporto con lui", spiega l'allenatore. "E' una persona particolare, da scoprire e con dei sentimenti profondi. Io gli ho detto subito le cose che mi aspettavo da lui: parliamo di un giocatore di altissimo livello, sul piano individuale uno dei più forti che abbia mai visto. Se non ha fatto di più nella sua carriera è per aver pagato certi atteggiamenti. Ma mi tengo il Mario che conosco, un uomo di qualità. Spero che possa salvare il Brescia in Serie A e fare ancora tanto nella sua carriera".

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Poi è il momento delle bandiere giallorosse. "Ho pianto guardando l'addio di Totti", ammette Garcia. "Sognavo di essere io ad accompagnarlo all'uscita di scena. Lo stadio era bellissimo, ma il modo in cui è arrivato questo addio non mi è piaciuto per niente". Ma il rimpianto di Rudi è un altro "Non essere andato in Argentina a vedere De Rossi. Ero veramente triste, quando anche Daniele lasciò la Roma. Ma ha fatto bene a scegliere il Boca: ha scoperto una squadra e un mondo intero nel finale di carriera. Adesso ha veramente le capacità per diventare un allenatore di alto livello ma anche l'intelligenza di chi sa di dover imparare questo mestiere".

L'ultimo messaggio arriva da Gervinho, parole al miele per l'ex allenatore: "Lui è come un figlio per me", si emoziona Garcia. "Mi fa piacere vedere come si ricordi del nostro bel rapporto. Ma mi ha messo anche pressione", con l'ivoriano che gli augura di raggiungere gli obiettivi prefissati con il Lione. Garcia sorride ancora e saluta il calcio italiano, per il momento.

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