L’attaccante e l’allenatore, tra passato e presente: a tutto Gila
Il passato e il presente. Tutte le maglie che ha indossato, i gol migliori, l'azzurro Italia e il Mondiale del 2006. E poi ancora il 'suo' violino e un attaccante con il quale avrebbe voluto giocare.
Alberto Gilardino si è raccontato a Casa Sky Sport in un'intervista in cui ha ripercorso le tappe più importanti della sua carriera da giocatore e poi da allenatore, adesso alla guida della Pro Vercelli.
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Il Mondiale 2006
"Quando Del Piero ha iniziato a chiamarmi? Da quando ho ricevuto l'assist di Francesco" e la mente torna alla vittoria contro la Germania. "Lui da lì ha iniziato a chiamarmi la palla. E' stata l'apoteosi di una partita incredibile. Questa azione penso che sia l'emblema di quel Mondiale. Il mio gol agli USA? Un altro momento incredibile. Rivedere quelle immagini fa ancora venire la pelle d'oca.
La chat tra noi campioni del Mondo? E' fatta per divertirsi. Poi recentemente abbiamo fatto una raccolta fondi per la Croce Rossa. Se dobbiamo scambiarci qualche consiglio tecnico o tattico invece lo facciamo in privato".
Gilardino allenatore
"Della squadra dei Mondiali, qualcuno se lo sentiva già che sarebbe diventato allenatore, altri ci sono arrivati piano piano. Io ad esempio. Ho finito gli ultimi mesi a Spezia in B, ho seguito il corso a Coverciano, poi l'anno scorso avevo voglia di iniziare e di capire bene se era quello che mi sarebbe piaciuto fare. A prescindere dalla categoria. In una categoria non semplice come la D, è stata un'esperienza formativa incredibile.
Quest'anno la Pro Vercelli è cambiata tanto rispetto all'anno scorso. Responsabilità? Abbiamo le spalle larghe noi attaccanti…
Si è creato un rapporto speciale con la squadra quest'anno, di fiducia, di rispetto dei ruoli. Ed è quello che ci ha fatto andare avanti. Se proseguiamo il campionato e ci salviamo, offro la cena a tutta la squadra. Il rapporto con i giocatori? Speciale con tutti, c'è massima stima. Abbiamo lavorato nel modo migliore in questi 7/8 mesi".
Il gol più bello in carriera
"Sono stato fortunato e ne ho fatti tanti. Tra i più importanti ci sono quello in semifinale con il Milan a Manchester, a Liverpool con la Fiorentina, in casa con la Fiorentina contro il Genoa e poi tanti altri".
Vicino alla Juventus?
"C'è stato solo un episodio negli ultimi giorni di mercato, se non sbaglio era il 2012; ci poteva essere uno scambio con Borriello al Genoa e Quagliarella alla Lazio. Ma poi non se ne fece più niente".
Ibra
"Ho giocato con grandissimi partner di attacco. Ma un giocatore con cui mi sarebbe piaciuto far coppia è Ibrahimovic; diverso dalle mie caratteristiche ma potevamo essere una buona coppia d'attacco".
Fiorentina, Milan, Cina
"A Firenze ho vissuto degli anni importanti e speciali. Eravamo un grande gruppo, formato da Prandelli all'inizio e poi da altri allenatori come Mihajlovic, ma c'era uno zoccolo duro di giocatori a cui si aggiungevano tasselli di qualità che aumentavano la forza della squadra.
Allenare la Fiorentina? Va fatto tutto a piccoli passi. E' un obiettivo ma ci vuole tanto studio e arrivare lì con un bagaglio incredibile.
Con chi mi sono trovato meglio al Milan? E' difficile dire con chi non mi sono trovato bene. Eravamo una squadra incredibile in tutti i reparti. E in più avevamo un allenatore come Ancelotti. Ho un bellissimo ricordo di quegli anni. Ho lasciato quella squadra senza alcun tipo di rancore. Abbiamo vinto tanto, sono cresciuto con dei campioni e per me è stata una grande esperienza.
Cina? Esperienza breve ma intensa con Lippi. Sono stato 5 mesi. Aevo tantissima nostalgia dell'Italia".
Il violino
"E' nato durante una cena con i ragazzi a Parma, insieme a Marchionni. Ci siamo detti: 'Dobbiamo inventarci qualcosa'. Allora è nata l'idea. Io col violino e lui con l'inchino".