Inter, un altro Stankovic: si chiama Filip e fa il portiere
Il padre Dejan faceva gol da centrocampo, Filip invece indossa i guantoni e ama tuffarsi da un palo all’altro. Julio Cesar l’idolo, Luciano Castellini il maestro
Lo guardi in faccia e rimani impressionato dalla somiglianza. Filip Stankovic ha gli stessi lineamenti di papà Dejan, ma in realtà i due sono molto diversi. Già, perché il primo alle mani porta due grossi guantoni. Di mestiere fa il portiere, i gol da centrocampo non fanno parte del suo dna. Troppo poca la voglia di correre da bambino, il tuffarsi per terra la sua grande passione. Para da sempre Filip, da quando ha quattro anni e in casa si divertiva a neutralizzare i tiri di Aleksander e Stefan, loro sì centrocampisti come il padre. Una famiglia di calciatori, una famiglia con l’Inter nel cuore.
Filip ha esordito al Torneo di Viareggio. Lo ha fatto contro gli australiani dell’Apia Leichhardt, un avversario di certo non temibile ma comunque rognoso. Ai nerazzurri serviva un punto per la qualificazione agli ottavi di finale. Alla fine ne sono arrivati tre. Mulattieri e Vergani i due che l’hanno decisa, Da Silva l’avversario che ha provato a riaprirla battendo proprio Filip, alla sua prima in assoluto con la Primavera.
La storia e l'amico Esposito
17 anni, classe 2002. E’ nato a Roma, quando il padre giocava nella Lazio di Mancini. Poi il trasloco a Milano, una breve parentesi a Udine con Dejan vice di Stramaccioni. Infine il ritorno all’Inter, dove nel 2018 ha vinto da capitano il campionato Under 16. In finale contro la Juventus, facile dunque spiegare gli occhi orgogliosi con cui il padre lo guardava a centrocampo durante la premiazione. Ora gioca in Primavera. È stato compagno di squadra di Sebastiano Esposito. Lui ha già esordito in prima squadra, chissà se prima o poi non toccherà proprio a Filip. La prima convocazione in prima squadra è arrivata contro l'Udinese, 2 febbraio 2020. Un premio, per l'impegno e le buone prestazioni.
Julio Cesar l’idolo, il gol il suo nemico principale. Accento milanese, un sorriso indelebile sul volto. Un bravo ragazzo, con capacità tecniche che – assicurano – vanno oltre la media dei compagni. Sempre concentrato durante gli allenamenti, di raccogliere la palla in fondo alla rete non ne vuole proprio sapere. Si dà da fare in palestra, se alla Pinetina gli viene fischiato un rigore contro e lo para esulta come se accadesse in una partita ufficiale. Sa di aver scelto il ruolo più complicato, quello che richiede maggiore responsabilità.
Il mentore
Chi lo ha cresciuto è un certo Luciano Castellini, mica uno qualunque. Colui che ha detenuto per 42 anni il record di minuti senza subire reti per un portiere del Torino. La bellezza di 517’, meglio di lui solo Sirigu, che lo ha superato lo scorso 3 marzo. Monza, Torino e Napoli nella sua carriera da calciatore, solo l’Inter e le Nazionali giovanili da preparatore dei portieri. Dai suoi consigli sono passati Zenga, Pagliuca, Frey, Toldo e Julio Cesar appunto. Filip è pronto ad aggiungersi alla lista.
Dejan in dieci anni di Inter ha vinto quindici trofei. Dall’Italia al tetto d’Europa, fra battaglie in mezzo al campo e gol spettacolari. L’Inter, adesso, aspetta un altro Stankovic. Che ha i guantoni e ama volare da un palo all’altro.