Romelu Lukaku si è preso l'Inter e tutti i tifosi nerazzurri, non è stato facile, soprattutto all'inizio, convivere con il paragone dell'ex numero nove e capitano, Mauro Icardi. Con il passare del tempo il "gigante buono" ha convinto grazie ai suoi 23 gol in 35 partite stagionali.
Dal Mondiale alla "missione Inter"
Lukaku è venuto in Italia con le idee chiare, vuole vincere con l'Inter, convertendo il dolore della sconfitta nel Mondiale russo in energia positiva: "Ero un po' euforico dopo quel torneo. Siamo arrivati alle semifinali e parliamo di un piccolo Paese di soli 11 milioni di abitanti. Il dolore è arrivato un mese dopo quando ho rivisto tutti i video del Mondiale. Quello è stato difficile, perché pensi che ci sei arrivato davvero vicino. E questa cosa mi ha colpito soltanto dopo. Quando mi sono trasferito all'Inter avevo dentro tutta questa energia che intanto era cresciuta. Ed ero un uomo in missione".
La sua mentalità vincente ha radici lontane
La mentalità vincente per un campione è tutto, Lukaku l'ha appresa appena approdato al Chelsea da giocatori che hanno fatto la storia: “È accaduto tutto in fretta. Avevo solo 18 anni, avevo appena finito le superiori, mi ero diplomato e di colpo ero già nel treno per Londra. Lì conobbi Didier (Drogba ndr), stava facendo fisioterapia. Mi disse subito che dovevo mostrargli il carattere Blue. Da quel giorno cominciammo a parlare ogni giorno per almeno un'ora, prima dell'allenamento, dopo l'allenamento... Lui, Anelka e ogni altro giocatore in quello spogliatoio mi hanno mostrato ciò che serve per diventare la persona che sono oggi. Non era tanto l'allenatore, quanto i giocatori: avevano la mentalità che faceva dire loro "andiamo a vincere". È stata un'ottima esperienza, ho visto come hanno vinto la Champions e la FA Cup e questo mi è servito fino ad oggi".
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