Non se ne parla spesso perché ha dei compagni che si esaltano di più. Ma in campo è di vitale importanza in ogni partita. Corsa, equilibrio, intelligenza tattica: Idrissa Gana Gueye è questo. Ed è sempre stato così, sin dai tempi dei campi di sabbia a Dakar, nel quartiere Medina, dove la sua storia col calcio iniziò quasi per caso.
“GUEYE, SAI GIOCARE? ALLORA ENTRA”
Quasi. Perché non pensava mai di poter diventare un professionista, ma passava le giornate a giocare a calcio scalzo con gli amici. Tornava a casa solo quando gli sanguinavano i piedi. Un giorno accompagnò un amico al suo allenamento, e un suo compagno si infortunò. L’allenatore voleva far proseguire la partitella e per mantenere la parità numerica tra le squadre fece entrare Gueye, che fino a quel momento se n’era stato tranquillo sugli spalti: “Tu, sai giocare? Allora entra”. E non andò così male: “Feci quattro gol e due assist”. Da quel momento la sua vita cambiò.
LA STORIA DI GUEYE. “UN’INTELLIGENZA SUPERIORE”
Nel 2003 entra a far parte dell’accademia calcistica di Diambars, appena fondata, tra gli altri, da Patrick Vieira e Bernard Lama, ex portiere del PSG e della nazionale francese negli anni Novanta. Ci mise poco a spiccare tra i guerrieri, come vengono chiamati i ragazzini dell’Academy di Diambars: “Era piccolo, ma di un’intelligenza superiore”, si ricorda Babacar Gadiaga, suo allenatore all’epoca. Timido fuori, scatenato in campo. Nel 2007 il Diambars partecipa a una tournée in Francia che si svolge a Luchin, dove si trova il centro sportivo del Lille, club organizzatore del torneo: “Io non sono venuto qui in vacanza. Spero di farmi notare e trovare un club”, diceva tra una partita e un’altra. Missione compiuta: il Lille lo osserva e lo acquista. Gueye inizia a vivere il sogno. Dai campi di terra in Senegal ai prati perfetti di Lille: “Mi ci è voluto un po’ per abituarmi”. Poi è andato tutto in discesa.
Nel 2010 integra il gruppo dei professionisti e la differenza di età si nota poco. Al contrario, il suo peso specifico si sente subito in campo, tanto che Rudi Garcia senza timore lo schiera titolare nella finale di Coppa di Francia contro il PSG (ancora non il grande PSG in mano al Qatar). Il Lille vince, e lui dedica la vittoria alla squadra che l’ha lanciato: “Questo successo lo dedico al Diambars. Dico ai ragazzi di crederci perché tutto è possibile”. A fine anno festeggerà anche la vittoria del campionato. Nel 2015 passa in Premier League. Nel frattempo sulle maglie fa scrivere “Gana” anziché “Gueye”. È il suo secondo nome, che gli ha dato il padre in ricordo del nonno. Ma la scelta Aston Villa non sarà fortunata: il club finisce ultimo in campionato e retrocede. Con l’Everton, un anno più tardi, l’ultimo salto. Diventa uno dei migliori centrocampisti della Premier League. Quelle prestazioni gli varranno la chiamata del PSG. La sua carriera in fondo è una sorta di Parigi-Dakar al contrario.
La sua intelligenza in mezzo al campo è fondamentale. Spesso capisce prima degli altri dove finisce la palla, e si fa trovare nel posto giusto per fermare le trazioni offensive avversarie e far ripartire quelle dei suoi compagni. Dal suo arrivo, il PSG è arrivato in finale di Champions League per la prima volta nella sua storia. E quest’anno sembra lanciato verso un altro grande percorso europeo. L’arma in più sono gli artigli del guerriero Gueye. Modello ma non star. Esempio ma non eroe, come spesso lo chiamavano i tifosi dell’Everton: “Quella è una parolona. Io resto umile, rimango sempre me stesso: in fondo siamo esseri umani uguali a tutti gli altri”.
Da Diambars al Parco dei Principi cambia la location ma non la sua attitudine. Gueye col suo PSG ora sogna la Champions a Parigi, per toccare finalmente il sapore del cielo dopo aver sentito l’odore della sabbia di Dakar.