Haaland, l'autografo al guardalinee era per beneficenza
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Data: 08/04/2021 -

Haaland, l'autografo al guardalinee era per beneficenza

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Può un guardalinee chiedere un autografo a un giocatore? Nel post di Manchester City-Borussia Dortmund avevano fatto discutere le immagini dell’assistente di Hategan, Octavian Sovre, immortalato dalle telecamere presenti nel tunnel che porta agli spogliatoi.

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Sovre aveva infatti seguito il bomber del Dortmund Erling Haaland, autore di un assist per Reus nella sconfitta per 2-1 del club tedesco, per chiedergli di apporre una doppia firma sul suo taccuino di gara.

Un gesto insolito che a qualcuno aveva fatto sollevare dei dubbi circa la professionalità e l’imparzialità dell’ufficiale di gara romeno, tra l’altro già al centro di molte polemiche nei mesi scorsi quando suo malgrado fu coinvolto tra i contestati arbitri di PSG-Basaksehir. A Sovre, dopo un’indagine dell’UEFA per razzismo, era stato anche ordinato di partecipare a un programma educativo.

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Un autografo per beneficenza

Nessun dubbio invece stavolta sulla bontà del suo gesto. Sì perché, nonostante le discussioni provocate da quell’immagine che ha fatto presto il giro del web, dietro la richiesta a Haaland c’era una nobilissima causa.

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Sovre ha chiesto l'autografo del norvegese per raccogliere fondi a favore di una comunità per bambini autistici dove lavora da volontario da ben cinque anni, come confermato anche dalla presidente della comunità SOS Autism Bihor: "Non tutti lo sapranno ma Tavi (Sovre) è un nostro volontario da tanti anni. Gli autografi di giocatori famosi che ci ha consentito di raccogliere in questi anni sono stati messi all'asta per raccogliere fondi per la nostra associazione".

Chi, pur senza conoscere ancora le motivazioni dietro quella richiesta, non si era comunque scomposto era stato il manager del City Pep Guardiola: "Me l'hanno detto ma non ho visto nulla. Forse è un fan di Haaland, quindi perché no?. L’assistente è stato perfetto oggi, forse quell'autografo era per uno dei suoi figli", aveva spiegato a fine partita. Dietro in realtà c’era un motivo ancor più importante.



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