E' il personaggio del momento, Vincenzo Grifo: due anni fa la prima convocazione in Nazionale (un po' a sorpresa) di Roberto Mancini, mercoledì sera i primi gol azzurri con la doppietta messa a segno in amichevole contro l'Estonia. Due reti che a suo modo lo hanno fatto entrare nella storia, visto che Grifo è diventato il primo calciatore a segnare con la maglia dell'Italia senza aver mai giocato nemmeno un minuto nel nostro Paese.
Italia che è però nel suo destino, visto che i genitori sono italiani doc (pugliese la madre, siciliano il padre), e che poteva anche far parte del suo percorso calcistico. Almeno due volte, come raccontato dallo stesso Grifo alla "Gazzetta dello Sport": "Quando avevo 18 anni la Lazio voleva portarmi in Italia, Tare mi voleva a tutti i costi a Roma. Ma ero giovane e insieme ai miei parenti decisi di rimanere vicino alla mia famiglia in Germania. Era la prima volta che uscivo di casa e decidemmo di firmare per la più vicina Hoffenheim". L'occasione di arrivare in Serie A si ripropone nell'estate 2019, ma ancora una volta non se ne fa nulla: "Mi arrivò una proposta interessante dalla Fiorentina, ma mentre riflettevo, i viola acquistarono Ribery e Boateng. A quel punto pensai che fosse meglio rimanere in Germania".
Ora il sogno Italia si ripropone, con un piccolo debole per una squadra in particolare: "Mi piacerebbe giocare un giorno in Serie A, ma devo essere razionale. A 27 anni cambio solo per un'opportunità vera. Se arrivasse la chiamata di una grande, mai dire mai, ma in passato almeno due volte ho sbagliato a cambiare club e mi sono ripromesso di non prendere più decisioni affrettate. E' fondamentale trovare un allenatore che crede in te e con Mancini è andata proprio così. Che squadra tifavo da bambino? I miei genitori mi regalarono la felpa dell'Inter di Roberto Baggio e mi innamorai dei colori nerazzurri. Ma quelle erano le passioni di un bimbo, ora sono un professionista".