Dal sogno a occhi chiusi all’incubo a occhi aperti. Pierluigi Gollini non aveva di certo immaginato così il suo ritorno a Firenze. In quella Firenze che aveva salutato il giorno dopo aver compiuto 17 anni per trasferirsi dal vivaio della Fiorentina a quello del Manchester United. Una parabola come quella del pallone provato ad addomesticare nello stadio che, ironia della sorte, porta il nome di uno che a Firenze un discreto segno lo ha lasciato: Fatih Terim. Il replay è come una pugnalata per i tifosi e per Gollini stesso: palleggio al limite della sua area di rigore e frittata in Conference League contro il Istanbul Basaksehir di Biglia, Okaka e Ozil, allenato da Emre Belozoglu.
Questione di fisica: tutto ciò che sale deve riscendere. Una sorta di metafora della vita, sperimentata da Gollini proprio mentre pensava che la direzione presa fosse quella opposta. In un amen è passato dalle super parate, spesso europee, con l’Atalanta all’errore che ha permesso al subentrato Gurler di firmare la doppietta personale e di spianare la strada al successo finale per 3-0 dei turchi nella seconda giornata del gruppo A.
Gollini, una serata da dimenticare
Non proprio la più bella delle palle quella scaricata all’indietro da Lorenzo Venuti, una sorta di campanile difficile da gestire, ma il portiere della Viola ha davvero esagerato: controllo di coscia, tentativo di palleggio di destro tenendo gli occhi più sul pallone su cosa gli accadesse intorno. E sugli avversari. Tra cui Gurler, lì, in agguato, pronto a portargli via il pallone e a spedire in fondo alla rete. Nonostante le vane e vibranti proteste indirizzate dall’estremo difensore all’arbitro spagnolo Guillermo Cuadra Fernández. Non era stato impeccabile Gollini pure in occasione del primo dei due gol subiti da Gurler, che lo aveva infilato con un tiro forte ma non irresistibile: dritto tra le gambe. Scarsamente reattivo, Gollini pure nel cadere sulla sua sinistra su una girata non propriamente latale di Traore: 3-0.
Gollini, quel desiderio di rivincita mai nascosto
Titolare contro Cremonese, Empoli e Napoli, Gollini è scivolato in panchina nei match con Udinese, Juventus e Bologna. In Conference aveva difeso i pali pure contro il Virsliga. Numeri e statistiche, inserite nelle dinamiche del turnover, che non bastano a sintetizzare un momento particolare dopo un altro momento particolare, quello che lo aveva spinto a salutare Bergamo dopo il prestito al Tottenham ed a margine di tre stagioni da sogno con l’Atalanta: dal 2018 al 2021.
“Avevo voglia di una sfida speciale, importante, anche a livello emotivo, credo che la Fiorentina sia l’occasione giusta per me. Il mio addio all'Atalanta non è stata una scelta tecnica, ma semplicemente dei motivi personali con una persona. Ciò che ho fatto all'Atalanta l'ho dimostrato sul campo. Sono il portiere italiano con maggior presenza nelle competizioni europee degli ultimi anni” aveva commentato Gollini non più tardi dello scorso 15 luglio, nel suo secondo primo giorno da giocatore della Fiorentina. Voglia di rivincita per ora frustrata da una grave disattenzione.
Gollini, è il momento di rialzarsi
Si è riscoperto umano, Gollini, incarnando quella fragilità che Italiano non ha nascosto di percepire nella squadra tanto da destare la sua preoccupazione. Si vince e si perde insieme, Gollini ora ha una nuova sfida senza cambiare maglia: quella di riscattarsi e di dimostrarsi il portiere formato Champions League. Quel portierone che anche grazie ai suoi interventi ha spinto l’Atalanta fino ai quarti di finale e a un ruolo da protagonista, consolidata, in Serie A.