Il mondo alla rovescia. È quello che ha vissuto Giuseppe Fella. Svincolato dalla Cavese in estate nonostante un’annata con 11 reti, somma già toccata a Monopoli dopo 17 giornate. Da trascinatore dell’attacco e di una squadra quarta nel girone C di serie C. Posizione ritoccata domenica scorsa con il 3-0 al Veneziani contro la Virtus Francavilla, derby conquistato grazie anche alla sua prodezza in chiusura di primo tempo: controllo acrobatico su cross da sinistra, un istante per pensarci su e via. Rovesciata, palla in fondo al sacco e Monopoli in vantaggio.
“Il gol più bello della mia carriera – racconta Giuseppe a gianlucadimarzio.com – segnare così è il sogno di ogni attaccante: da ragazzino vedevo Holly e Benji e provavo a imitarli. Ci sono voluti anni, ma ce l’ho fatta”. Lo racconta con il sorriso. La sublimazione tecnica, il gesto sovrano davanti al portiere avversario, però, ha una matrice particolare: “Poche ore prima della partita avevo ricevuto un messaggio da mio padre, mi aveva ricordato il gol segnato da Mexes con la maglia del Milan contro l’Anderlecht di sette anni fa. Sarà stato il destino, ma ho trovato la rete così”.
LA NASCITA DI ANTONIO E LA NUOVA VITA
E dire che cinque mesi fa Fella era rimasto senza squadra. Poi squilla il telefono, chiama Monopoli e Giuseppe risponde. Ottava tappa di una carriera che a 26 anni, dopo i primi calci nell’hinterland di Salerno, dove è nato (“Su diversi portali c’è scritto che sono di Montebelluna – spiega – l’ho segnalato ma senza esito, magari lo leggono qui e correggono una volta per tutte”) l’ha portato a Cittadella, Campobasso, Brindisi, Melfi, Siena, Nocera Inferiore e per due anni alla Cavese.
“Vorrei rigiocarmi la carta Bassano con un’altra mentalità. Sono stato bene come ambiente e gruppo ma ho trovato poco spazio, con sole due presenze. A Cittadella ho conosciuto Baselli, con il quale uscivo spesso – racconta Giuseppe – e Di Carmine, a Melfi ho giocato con Dermaku e Perina. Ora li vedo in A e in B, sarebbe bello affrontarli da avversario”. Il sogno è custodito nel cassetto, la realtà fa rima con Marisa, sua moglie, e Antonio, arrivato in famiglia da poco più di un anno.
“Da quando è nato mio figlio mi sono responsabilizzato – ammette l’attaccante - la mia mentalità è cambiata del tutto, mi sento al clou dell'età calcistica, a 26 anni. Poi secondo me quando stai bene mentalmente e fisicamente riesci a rendere al top, a fare delle grandi prestazioni. Ti vien fuori tutto più semplice. La famiglia mi dà una serenità unica”. Mentre pronuncia queste parole, nell’altra stanza Antonio inizia a piangere. “Scusami, vado a prenderlo in braccio”. Cuore di papà.
MONOPOLI, QUESTIONE DI (CENE DI) FAMIGLIA
A Monopoli Fella si sente davvero in famiglia. A completare l’affetto di moglie e figlioletto ci pensano i compagni di squadra. Merito di “un rapporto speciale, nato quando a inizio stagione eravamo tutti in un residence e cementato nei mesi successivi”. Valori umani, ma anche tecnici: “Giocare con Jefferson, per esempio, è una fortuna – sorride - mi trovo benissimo anche perché preferisco giocare con una prima punta fisica vicino e sono maturato tanto accanto a lui. Ti crea spazi, porta via gli uomini”.
Sveste i panni dell’attaccante e disegna un assist per Giorno: “Un grande giocatore, come Peppe Carriero. È un over ma ha carisma e caratteristiche da senior. Ci sono tanti giovani di valore e lo stiamo vedendo in queste settimane. Abbiamo tanti infortunati e i ragazzi, da Arena a Tuttisanti, non stanno facendo sentire queste assenze”. A metà settimana, poi, c’è una tradizione incrollabile: “Il giovedì sera ceniamo a casa con alcuni compagni, spesso ci sono Ferrara, Giorno, Donnarumma, Carriero e Pecorini. Cucina mia moglie. Noi studiamo le esultanze”. Come? Giocando.
CARTE E MACCHININE, COME NASCONO LE ESULTANZE DEL MONOPOLI
E il merito è tutto, o quasi, del piccolo Antonio. Perché Fella ha avuto due marchi distintivi sin qui in stagione: i gol e le esultanze. Tanti i primi, altrettante e variegate le altre. In principio fu “il tiro a canestro, ispirato al mini-basket”. Poi la curiosità si è trasformata in consuetudine e le idee sono venute fuori a tavola. Tra una portata e una chiacchierata. Come nel caso della macchinina telecomandata: “Era il compleanno di mio figlio, i compagni di squadra erano tutti a casa e ho messo Carriero nella macchinetta telecomandata – spiega ridendo -è andato a sbattere al tavolino e abbiamo rotto tre bicchieri. Ma ha portato bene e la domenica ho esultato così”.
Contro la Virtus Francavilla, il tavolo è diventato quello di gioco. Carte per l’esattezza. “Giovedì sera eravamo a casa io, mia moglie e Carriero e abbiamo giocato a carte. Domenica dopo il gol ho incrociato lo sguardo di Peppe e ci è venuto naturale festeggiare così”. Spontaneità è la parola d’ordine. “Tra qualche mese però Antonio parlerà e tanto. Allora sarà lui a decidere al cento per cento come si esulta”. E giù risate.
SCIENZA E MODELLI
34 punti in 17 giornate, la media di 2 a partita. Non parlate a Fella di sorpresa Monopoli: “Quando sono arrivato a Monopoli, non mi aspettavo un rendimento così importante e da parte mia e da parte della squadra, è vero, ma appena ho conosciuto il gruppo ho capito che avremmo potuto fare cose importanti”. Grazie anche al condottiero in panchina, Beppe Scienza: “L'allenatore conosceva metà squadra ma è stato bravo anche a far ambientare presto noi nuovi. Ha detto che se siamo quarti a fine 2019 si tuffa in mare? Lo accompagno io (ride, ndr). Ci ha trasmesso i suoi concetti di gioco rapidamente, ogni allenamento è come una partita”.
Quelle che Fella guarda volentieri in tv, con modelli ben precisi: “Immobile lo studio tanto, in area ha grinta, fame e la cattiveria giusta”. Risultato? L’attaccante della Lazio segna da nove partite di fila, Fella è a quota 7 nelle ultime 7 partite, dove è rimasto a secco solo contro la Cavese. “In passato ho sempre visto il fenomeno Ronaldo, anche se l'ho vissuto poco, e mi piaceva tanto Kakà. Ho le loro maglie in camera, sono le uniche due”.
20 GOL? SI PREPARA LA GRIGLIA
Step by step. Nel mondo di Peppe Fella si ragiona così, senza guardare troppo oltre: “Prima segnavo meno ma anche perché mi impiegavano più da esterno e mezzala. Sono un giocatore molto duttile. Ora punto alla dodicesima rete per superare il record di Cava quanto prima. Nuovo obiettivo? Non me ne sono posti, poi più gol faccio e meglio è. Davanti a me vedo nomi del valore di Corazza e Antenucci e capisco ancora più che cammino sto e stiamo facendo. Se arrivassi a 20 reti sarei contentissimo”. Una promessa però gliela strappiamo: “Se ci arrivo, tutti a cena a casa. E preparo una grigliata in giardino”.