Il prefisso è +46, telefonata internazionale. Per fortuna c’è WhatsApp. “Ciao Luca”, saluto italiano. Dall’altra parte della cornetta Luca Gerbino: fino a dicembre giocatore del Frej, club di terza serie svedese, adesso consulente economico nel settore sportivo. “Ho messo in pausa il calcio giocato. Provo a costruirmi una nuova carriera”. Dai pantaloncini alla cravatta. La prima domanda è sua: “Come state? Spero bene”. In Svezia arrivano notizie pesanti riguardo l’Italia. Originario di Treviso, mamma professoressa e papà medico. All’ospedale di Noale, in provincia di Venezia, è uno dei tanti a combattere in prima linea questa “guerra” contro il virus. “Sono sette anni che vedo la mia famiglia da uno schermo. Questo è il problema minore. Sono chiusi in casa e mio padre dà il massimo ogni giorno. Un po’ di paura c’è”.
Coronavirus, Gerbino: "La Svezia non adotta il modello italiano"
La situazione in Svezia è molto diversa da quella italiana. Mercoledì, addirittura, si sono giocate tre amichevoli. Le squadre di seconda e terza serie stanno disputando le sfide pre-campionato. La stagione sarebbe dovuta partire il primo weekend di aprile e, soltanto mercoledì, la Federazione ha annunciato che l’inizio è rinviato: “I quarti di finale della Coppa di Svezia sono stati posticipati. Anche il campionato, ma soltanto poche ore fa. I club non avevano ben chiaro cosa fare e hanno confermato gli impegni in programma”. Partite a porte chiuse, ma a Stoccolma l’atmosfera sembra tranquilla: “Il problema si avverte. Ma non tutti hanno la consapevolezza di cosa può diventare se il contagio si diffonde. Scuole, uffici e negozi sono ancora aperti”.
Nessun contatto e “modello italiano”, Luca cerca di ridurre i rischi: “Io e la mia compagna non usciamo di casa da una settimana. Lavoro da casa ed evitiamo di incontrare persone”. Gli alberi dominano il panorama dalle finestre: “L’unica uscita giornaliera che mi concedo è con il mio cane Otto. Nella riserva naturale qui vicino siamo soli e il pomeriggio ci prendiamo una boccata d’aria insieme”. Poi doccia e cena. Rigorosamente italo-svedese, insieme alla compagna Carin: “Qui mettono il ketchup sulla pasta. Un’eresia. Ma la loro cucina non mi dispiace. Lo spezzatino è ottimo. Ho provato a replicarlo seguendo le ricette sul libro di uno chef svedese”.
Studio e applicazione, una costante per il dottor Gerbino: laurea triennale in Service Economy e Managment, magistrale in Sport Management: “Studiavo al mattino e il pomeriggio mi allenavo. Durante le trasferte portavo il computer, mettevo le cuffie e ripassavo”. Se hai passione, nessuno sforzo ti pesa: “Nel 2018, quando giocavo col Frej, ho superato un esame al mattino e alle 19 ho giocato una partita di campionato. È stato un lunedì produttivo”.
Libri e gol. Circa 70 nei sette anni in Svezia: “Prima pensavo solo al campo. Crescendo ho sviluppato una forte curiosità per il funzionamento manageriale di una società di calcio”. A 32 anni, dopo una vita sui campi, Gerbino sta giocando il suo secondo tempo: “Mi sono iscritto a un master in Business Administration. Il mio contratto col Frej è scaduto a dicembre. Poi ho ricevuto una chiamata dall’azienda con cui avevo fatto praticantato e mi hanno assunto”. Sempre calcio, ma da un’altra prospettiva: “Oggi studio numeri e statistiche. Prima solo gli avversari. Qui il calciomercato è ancora aperto. Se dovesse arrivare una buona offerta potrei pensarci. Mai dire mai”.
In Svezia ha imparato da Mellberg, ex Juventus fra le altre, oggi allenatore: “Nel 2017 mi ha voluto al Brommapojkarna, la squadra del mio quartiere. Anche lui abita qui. Siamo riusciti a vincere il campionato e a conquistare la promozione in Allsvenskan (Serie A svedese) grazie a un mio gol”. Il ricordo più bello legato al calcio qui in Svezia. Flashback tricolore: “Importante quanto quello realizzato con la maglia del Ravenna nel derby contro il Cesena”. Era il 2008, ricordi italiani. Fino a 26 anni Gerbino ha giocato in Serie C anche con Giulianova e Rimini.
Poi la scelta di cambiare, nuova vita in Svezia. Dove ha conosciuto Gianluca Curci: “L’ho incontrato da avversario, poi ci siamo scambiati i numeri e siamo diventati amici. Con gli svedesi devi organizzare le uscite una settimana prima. Non è come in Italia. Insieme a Gianluca ci divertivamo”. Gerbino italian style. “Qui la pausa pranzo è alle 11:30, ci ho messo un po’ per abituarmi”. Paese che vivi, usi e costumi che trovi: “Lo smart working è abitudine. Quando hai bisogno di concentrarti lavori da casa”. Una lunga chiacchierata dopo una giornata di lavoro. A casa. “Più tardi chiamo la mia famiglia per chiedere come va. L’Italia deve tenere duro. Speriamo che tutto finisca presto”. Svezia calling, messaggio di speranza da un italiano a Stoccolma.