"Un personaggio unico, non ci sarà mai più un altro Gaucci nella storia del calcio". Poche parole che spiegano meglio di qualunque altra cosa sia stato "il pres", così lo chiamano, per i suoi ragazzi. Vulcanico, sopra le righe ma anche generoso, intuitivo, in una sola parola indimenticabile. Per chi quel Perugia lo ha vissuto e soprattutto per chi ne ha fatto parte. E allora i ricordi riaffiorano, scorrono dalle menti dei suoi calciatori come se fossero un fiume in piena, esattamente come era lui, a volte irrefrenabile. Ma la riconoscenza verso quel personaggio così particolare e amato non manca a nessuno. Neanche a chi, due anni dopo il suo addio da Perugia, sarebbe diventato eroe nazionale durante l'estate del 2006. Come e anche più di Garibaldi, Fabio Grosso ha unito l'Italia e ha raccontato ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com da dove sia cominciato quel percorso che lo ha portato fino a Berlino: "E' davvero triste quello che è successo, ho ricordi stupendi del presidente e di quel meraviglioso Perugia. E' partito tutto da lì, devo molto a Gaucci di tutto quello che è successo in seguito nella mia carriera". Grosso, come Materazzi e Gattuso, Campioni del Mondo passati da Perugia. Tra vittorie, sconfitte, ritiri punitivi e premi partita. Tutto il mondo di Luciano Gaucci e dei suoi ragazzi, un mondo che non tornerà mai più.
Big Luciano è stato questo, presidente che rappresentava al massimo il calcio italiano degli anni '90. Tra contraddizioni, provocazioni e soldi, tanti soldi spesi per il suo Perugia. Irruento, a volte al limite dello sfacciato. Come quando acquistò dal Cosenza Marco Negri (la sua storia tra Perugia e Glasgow), bomber di Serie B chiamato a trascinare la squadra in A a suon di gol. All'inizio il rapporto tra i due stentò a decollare, come ci ha raccontato lo stesso ex attaccante: "Nei primi mesi ho avuto diversi problemi e una volta il presidente arrivò nello spogliatoio e davanti a tutti disse che mi aveva pagato per fare la differenza a favore del Perugia, non contro. Era così, non le mandava a dire. Come quando ci mandò in ritiro dopo una sconfitta e per sottolineare la punizione che ci aveva inflitto disse ai giornalisti che ci aveva mandato nell'albergo peggiore d'Italia. Risultato? Denuncia da parte dell'albergatore!".
I ritiri, appunto, incubo di chiunque abbia fatto parte del Perugia dal 1991 al 2004. Come Renato Olive, centrocampista e capitano dei grifoni dal 1998 al 2000. Anche lui ci ha lasciato il suo ricordo del presidente Gaucci: "Non basterebbe un film per raccontare tutto. Arrivai a gennaio del 1998 e le cose non andavano bene, ho fatto più ritiri in quei cinque mesi che in tutto il resto della carriera. Non auguro a nessuno di dormire negli alberghi in cui ho dormito io, ma nonostante questo ho solo ricordi positivi. Ci mandò in ritiro anche dopo l'ultima giornata del campionato 1998-1999. Perdemmo in casa contro il Milan che vinse lo Scudetto, ma nonostante questo ci salvammo perchè la Salernitana aveva perso a Piacenza. Stavamo festeggiando in campo, mentre lui già organizzava di mandarci in Giappone. L'anno dopo battemmo la Juventus, che perse il campionato contro di noi. Premio? Macchè, nulla. Però era così, prendere o lasciare. Spesso ti premiava anche più di quanto ti meritassi, se ti voleva bene era di una generosità unica".
Rapporti personali cementati nel corso degli anni. Non senza litigate, difficile andare sempre d'accordo con il carattere del presidente. Ma per fare la pace bastava uno sguardo, come racconta ancora Negri: "A un certo punto dovevo andare all'Espanyol ma la trattativa saltò all'ultimo. Si arrabbiò moltissimo e mi minacciò di presentarmi ad allenarmi da solo la mattina dopo. Mi presentai insieme al resto della squadra al pomeriggio e mi mise fuori rosa per due settimane. Mi allenavo nell'antistadio a pochi passi dal Curi anche mentre la squadra giocava. Vedevo i tifosi arrivare al campo e io da solo che correvo. Aveva capito che avevo ancora tanto da dare, non c'era bisogno di parlarsi. Lui era come un padre e io il suo figlio ribelle. Mi reintegrò in squadra e feci 10 gol in Serie A, lo porterò sempre nel cuore".
Tanti calciatori passati da Perugia, ma anche tanti allenatori prima di stabilizzarsi con Serse Cosmi. E' forse un segno del destino che il presidente Gaucci se ne sia andato poche settimane dopo il ritorno dell'uomo del fiume sulla sua panchina. Dal 2000 al 2004, con una qualificazione in Coppa Uefa prima della retrocessione e il successivo fallimento. Allenatori cambiati spesso, freneticamente, forse anche troppo come ci ha spiegato Olive: "Una sera mi chiamò arrabbiatissimo dicendomi di scegliere tra quattro allenatori quale fosse il mio preferito perchè aveva deciso di cambiare. Io non sapevo che dire e alla fine lo convinsi a dare fiducia al mister dell'epoca ancora per una settimana. Per fortuna vincemmo con un mio gol e tutto filò liscio".
Istrionico, passionale ma anche generoso e genuino. Lo capisci quando parli con i suoi ex giocatori. Lo descrivono con affetto, con bontà, come se davvero stessero parlando di un secondo padre. Come ha fatto anche lo storico DS Pieroni tramite il proprio profilo Facebook: "Luciano Gaucci non era la persona che scaturiva agli occhi della gente, nei momenti in cui doveva assorbire una sconfitta. Era tutt’altra persona. Lo posso dire con assoluta onesta’, Era un uomo buono, credente, generoso, pronto ad aiutare le persone in difficoltà’". I ricordi si fanno sempre più intimi, personali e la commozione si fa largo. Marco Negri fatica a raccontare un episodio del campionato 1996-1997: "Perugia-Cagliari, ci giocavamo la salvezza, io segno e inquadrano lui che esulta in curva in mezzo ai tifosi. Una passione che lo portava a mescolarsi con la gente, ma tutto in modo estremamente naturale, non per cercare consensi. Lascia un grande vuoto perchè presidenti così oggi non esistono più".
Renato Olive ha saputo la notizia della scomparsa di Gaucci dalla sua compagna, all'epoca del Perugia una ragazzina di 20 anni. Pochi ma abbastanza per riconoscere le grandi doti umane del presidente: "E' una persona che è entrata nella mia vita e in quella della mia famiglia. Quando mi hanno comunicato la notizia ero veramente affranto, triste. La famosa lite con Matarrese fa capire quanto mi volesse bene, riguardo spesso quelle immagini...". Eh sì, il "giocatore che ha la frattura" urlato in faccia al presidente del Bari era proprio Olive (Gaucci VS Matarrese, la storia). Il presidente Gaucci per i suoi ragazzi si sarebbe buttato nel fuoco e nessuno di loro, neanche negli anni dell'esilio a Santo Domingo, lo ha mai dimenticato.
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