"Il gol più bello? Quello che segnerò a emergenza sanitaria rientrata". Ci siamo. Gioia doppia, addirittura: Leonardo Mancuso trascina l'Empoli a Venezia, sale a quota 11 in Serie B e rilancia la squadra di Pasquale Marino in odor di playoff. Non esultava da marzo. Non ne faceva due da settembre. Sognava Baggio, si definiva esterno (!), oggi segna di rapina. A 28 anni. Caputo, Di Carmine e soci raccontano che non è affatto il momento di accontentarsi.
Quella di Mancuso sembra la classica storia del giovane di belle speranze fermatosi alla gavetta. Tifoso rossonero e cresciuto nelle giovanili del Milan fino al 2011, a Cittadella si scotta troppo presto con la Serie B: una parentesi incolore nell'autunno 2014, prima e dopo tanta Lega Pro. Spegne 24 candeline dopo una stagione da 34 presenze e 2 gol al Catanzaro. Sembra tardi. Poi Leonardo incontra la Samb di Stefano Sanderra.
2016/17, la stagione dell'allegria. 26 reti partendo dalla destra, troppe per non farsi notare: nel medio Adriatico cominciano tutti a tenere d'occhio quel numero 7 con la fascia ai capelli, quel milanese goleador con la passione per la pesca. Lo prenota il Pescara. Lo vuole Zeman. Seguiranno 28 centri in due anni: questa volta la B gli calza a pennello.
Così l'Empoli orfano di Caputo pensa a Mancuso dopo la retrocessione della scorsa stagione. L'obiettivo è tornare subito in A, la strada si rivela più difficile del previsto. Seguono tre cambi in panchina, l'ultimo segna il cambio di marcia. Tra alti e bassi i toscani sono di nuovo lì: a un punto dalla zona playoff.
All'Hellas bastò entrarci all'ultima giornata. Se l'Empoli farà la stessa fine ci si ricorderà di quella sera veneziana di inizio estate, quando la vittoria mancava ormai da quattro mesi. L'allenatore è Marino, lo stadio circondato dall'acqua, la risolve Mancuso il pescatore. Meglio di così si muore. O si va in Serie A.