Chitarrista, pescatore e … attaccante nato: la Samb è pazza di Mancuso. “Domenica, dopo i 4 gol, mi hanno chiuso nella cesta dei panni sporchi”
La pazienza del pescatore non si impara. È una dote intima, viva nell’animo di alcuni. Una virtù. Questione di attesa, niente fretta. Un segreto nascosto e impenetrabile. Perché il momento perfetto, prima o poi, arriva. Sfiori l’acqua, butti la canna ed ecco: abboccato. Gol. Sì, gol. Quattro, per la precisione. E i pesci? “Quelli li prendo con Pegorin, Mori e Radi”. Parola di Leonardo Mancuso. Capocannoniere della Lega Pro e trascinatore assoluto della Sambenedettese. Dalla pesca all’area di rigore, doppia abilità. E passione, soprattutto: “Appena ho la possibilità, mi rilasso così. Lenza, esche e via. Mi porto dietro qualche compagno di squadra. Pescare mi rilassa”. E lo aiuta a segnare, aggiungiamo noi. Per credere, domandate al Südtirol. L’ultima preda, cacciata e divorata. Finita per quattro volte in … rete.
“Mai capitata una tripletta, domenica addirittura ne sono arrivati 4. Giornata da incorniciare”. Due rigori, pallonetto con colpo di testa e preciso piattone di destro. Cena pagata alla squadra? No, alla Samb la ‘moda’ è un’altra: “Subito finita la partita, nello spogliatoio sono stato buttato nella cesta dei panni sporchi. Mi hanno chiuso lì, un gesto simpatico per mostrarmi l’affetto. Adesso però farò a tutti un bel regalino”. Mancuso intanto si sdebita con la tecnica. Sciabola o fioretto? No, meglio la canna. Accompagnata magari da una bella chitarra: “Amo suonarla. Da qualche anno coltivo anche questa passione. Ci vuole esercizio: mi piace molto”. ‘Sampei’, musicista e attaccante nato. “Non ho una giocata in particolare. Amo attaccare la profondità e tagliare il campo alle spalle dei difensori”. Mestiere e movimenti. Il tutto nobilitato dalla disponibilità assoluta: “Cerco di ascoltare tutti. Sono sempre disponibile al dialogo con i miei compagni, in ogni tipo di rapporto – racconta Mancuso ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com. Dallo spogliatoio al campo”. Legami solidi. Leo pone davanti a sé le sorti della squadra. Poi le azioni personali arrivano da sole. Si originano dall’esterno, a destra nel 4-3-3 di Sanderra. E ora siamo già a 18. Più in alto di tutti: capocannoniere. Re dei tre gironi di Lega Pro. “Sono un esterno di fascia offensivo. Votato al sacrificio per il gruppo. Quest’anno sì, sono arrivati tanti gol: fa davvero piacere. Ma per il futuro non mi creo nessun’aspettativa in termini realizzativi. Punto al massimo”.
Già, sacrificio. Fatica e passione. Da sempre? “Da piccolo iniziai col tennis. Poi, a 8 anni, il calcio mi chiamò. Punta centrale. Nella squadra del paese”. Lacchiarella, provincia di Milano. Quella rossonera. “Sì, da sempre tifoso del Milan”. E giocatore. “Anni d’oro. Meravigliosi. La trafila delle giovanili è stata fantastica”. Più bella ancora, se oltre al pallone scatta l’amicizia: “Ho costruito un legame con Marco Fossati, ora lui è a Verona: appena possiamo, trascorriamo del tempo libero assieme”. Dall’erba alla terra rossa. Superfici diversi, ma il tennis lo amo davvero. Con Marco ogni tanto mi gioco qualche set”. Gavetta vera, per Leonardo. Generazione del 1992. Tanta Lega Pro, tra Carrarese, Catanzaro e la Samb. Passando da Cittadella, “lì ho approcciato la Serie B: categoria davvero complicata. Quest’estate ero rimasto senza squadra, ma non mi sono mai abbattuto. Ho continuato ad allenarmi per la chiamata giusta”. Ed è arrivata, senza dubbio. Tutti convinti.
Scalata al successo. E il sudore si trasforma in lusso. “La mia America? L’ho già avuta. Per tre anni di fila, assieme ai miei amici storici, l’ho girata in lungo e in largo. Esperienza unica”. Voce del verbo ‘viaggiare’. Nel tempo libero e in carriera: nuovi orizzonti da scoprire. Prossima tappa? Pescara, altro giro. Concorrenza sbaragliata, perché Mancuso per la prossima stagione è già prenotato. Merito della sua esplosione sensazionale. Previsioni? Sarà l’esterno d’attacco perfetto per il futuro 4-3-3 di Zeman. Sempre ispirato, Leo. Capello lungo, faccia pulita e senso del gol. Sognando un ‘Codino’. Simbolo divino: “Roberto Baggio è il mio idolo. Di lui conosco vita, morte e miracoli. Prima pensavo a divertirmi, poi ho iniziato a guardare i suoi video: amore a prima vista. Purtroppo, però, non ho mai avuto la fortuna di incontrarlo”. E chissà … Intanto, solo Samb. Senso pratico. Con tanta pazienza, la virtù del pescatore.