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Data: 01/10/2022 -

Un italiano in finale di Sudamericana. Eder: “Voglio la Copa. L’Italia? Vorrei chiudere la carriera lì”

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Intervista all’attaccante del São Paulo, Eder in vista della finale di Copa Sudamericana contro l’Independiente del Valle
Intervista all’attaccante del São Paulo, Eder in vista della finale di Copa Sudamericana contro l’Independiente del Valle

La Gran Conquista per interrompere il digiuno o per replicare il successo del 2020. Davide contro Golia. La tradizione contro le idee e il progetto che negli anni è diventato un modello nel subcontinente.  Al Mario Alberto Kémpes di Cordoba va in scena l’ultimo atto della Copa Sudamericana 2022 tra il São Paulo e gli ecuadoriani dell’Independiente del Valle, con il Tricolor Paulista che torna a giocarsi una finale internazionale a distanza di dieci anni dall’ultima volta. “Lo scorso anno abbiamo vinto il Paulistao con Crespo in panchina, ora abbiamo la possibilità di chiudere la stagione con la vittoria di un grande trofeo. Per me sarebbe un titolo importante, così come per tutto il gruppo perché scriverebbe una pagina di storia di questa grande società. Ci teniamo a far bene, ma sappiamo che è una partita difficile: l’Independiente del Valle è una squadra che gioca bene a calcio”, così Eder Citadin Martins a Gianlucadimarzio.com, che questa sera cercherà di ripetere l’impresa di Toloi, che da oriundo ha vinto la Sudamericana 2012 contro il Tigre, anche se allora c’era ancora la doppia finale e quella di ritorno durò solo un tempo a causa di disorsdini all’intervallo nello spogliatoio degli argentini.

 

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“Rogerio Ceni è una leggenda. Il gioco di Crespo somiglia a quello di Juric e Gasperini”

Dieci anni fa c’erano anche Miranda e Luis Fabiano, mentre a difendere i pali del São Paulo al Morumbi con la fascia da capitano c’era Rogerio Ceni, che oggi è l’allenatore di Eder. “È la storia del club: ce la racconta sempre con tutte le esperienze che ha vissuto, le vittorie del Mondiale per club, il Brasileirao…Lui è un idolo qui e può raccontarci quello che ha vissuto, ma è anche un ottimo allenatore, molto preparato tatticamente. Mi ha impressionato”. Un ex portiere che ha preso il posto in panchina di un ex attaccante come Crespo. “Un allenatore giovane, che deve ancora crescere, rispetto a Rogerio Ceni. All’inizio abbiamo fatto bene, poi abbiamo fatto un po’ di fatica…Sicuramente farà bene nella sua carriera: il suo modo di giocare somiglia a Gasperini e Juric, con uno contro uno a tutto campo”.

 

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11 gol in 71 presenze dal suo ritorno in Brasile a distanza di 15 anni per il 35enne di Santa Catarina, con una rete segnata in questa edizione della Sudamericana contro i cileni dell’Universidad Catolica. “Quando sono partito per l’Italia avevo giocato solo un campionato di Serie B e lo statale con il Criciuma, quindi non avevo molta esperienza. Tornare qui in un club grandissimo come il Sao Paulo è stato bello: una società con una storia molto importante, che ha vinto 3 mondiali per club, ho trovato un calcio con una tecnica incredibile, tantissimi giovani e in tutte le squadre ci sono 2-3 giocatori che possono fare la differenza. E’ un gioco meno tattico, ma più veloce rispetto all’Italia. La scorsa stagione ho fatto fatica ad adattarmi, quest’anno è andata meglio”.

 

Dopo le esperienze in Italia e in Cina, in Brasile ha ritrovato anche Miranda. “Condividiamo lo spogliatoio da quasi 6 anni: 2 all’Inter, 2 allo Jiangsu e quasi 2 qui. Abbiamo un bel rapporto che va oltre il campo: tra di noi c’è una bella amicizia”. Una squadra fatta di giocatori di esperienza, ma anche tanti giovani interessanti. “Ogni anno arrivano talenti importanti in Prima Squadra. Abbiamo 10 ragazzi che arrivano dal settore giovanile, tra cui il terzino Welington, il centrocampista Nestor e il difensore Beraldo: sono forti e possono fare bene in Europa, ma ce ne sono anche altri”.

 

 

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Il Brasile è la sua patria, ma 13 anni in Italia e l’Europeo con la maglia azzurra non si dimenticano. “Qui parlo italiano con Galoppo. Quando è arrivato mi ha detto che ha vissuto a Sanremo e che il padre ha giocato a calcio. È un ragazzo argentino arrivato da poco, ma ha tantissima qualità e ci aiuterà. L’Italia mi manca tanto ed è la mia seconda casa. Mi mancano gli amici, certe persone sono come parte della mia famiglia. Spero di tornarci presto. Ho tanti ricordi: dall’arrivo da ragazzino all’Empoli, la gavetta fino ai quattro splendidi anni alla Sampdoria dove probabilmente si è vista la mia miglior versione, poi l’Europeo 2016 con un gruppo spettacolare e il trasferimento in una grande squadra come l’Inter”. Ma non si è pentito di averla lasciata. “Ho visto altri tipi di calcio, come in Cina e in Brasile, e mi ha fatto bene conoscere questi campionati”.

 

“L’Italia mi manca. Ogni volta che vedo la nazionale sono il primo tifoso”

 

Tra gli allenatori che ha avuto in Serie A c’è anche Stefano Pioli. “All’Inter quando è arrivato aveva fatto bene, stavamo risalendo, ma poi le cose sono andate male: c’erano altri problemi… Lui però prepara molto bene le partite e sono contento che stia ottenendo questi risultati al Milan e sono sicuro che continuerà così”.  Negli scorsi mesi si era parlato anche di un possibile ritorno, con Salernitana e Sampadoria interessate. “Se ne parla sempre, ma penso che non ci fosse nulla di concreto da essere così vicini come si diceva. Il mio contratto scade a dicembre, poi vedremo. Sarebbe bello tornare e finire la carriera in Italia, ma devo decidere anche con la mia famiglia. Gli anni passano, quest’anno sono stato bene, non ho avuto problemi fisici e mi sono sempre allenato. Tornare è quello che ho sempre voluto, ma non c’è mai stata la situazione giusta: è un Paese che mi è rimasto nel cuore per le persone che ho conosciuto e per come ho vissuto, ogni volta che vedo giocare la nazionale sono il primo tifoso e le auguro il meglio”. Prima però c’è da vincere un trofeo internazionale con il Tricolor Paulista, per l’altro tricolore c’è tempo.

 

 



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