Doumbia: "A Roma mai felice, i fischi mi hanno fatto male"
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Data: 09/06/2020 -

Doumbia: "A Roma mai felice, i fischi mi hanno fatto male"

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L'ex centravanti giallorosso ricorda l'esperienza nella Capitale e l'ultima avventura a Sion: "Sono stato licenziato su Whatsapp. Io di nuovo in Italia? Magari, valuterei l'offerta"
L'ex centravanti giallorosso ricorda l'esperienza nella Capitale e l'ultima avventura a Sion: "Sono stato licenziato su Whatsapp. Io di nuovo in Italia? Magari, valuterei l'offerta"

Vedi Roma e poi lo dici, come gli altri: “Non escludo il ritorno”. Califano, Spalletti, ora anche Doumbia: “Se tornassi indietro sceglierei ancora i giallorossi”.

Nonostante il fallimento e le critiche. Roma-Parma, Doumbia titolare, l’Olimpico fischia e lui si difende così, 5 anni dopo: “Avevo appena vinto la Coppa d’Africa con la Costa d’Avorio, venivo da una settimana di festeggiamenti. Il Paese era su di giri, noi ancora di più. Arrivo a Roma venerdì, la partita era di domenica, Garcia mi fa giocare senza neanche mezzo allenamento”. E i romanisti mugugnano, nervosi: “Capisco i tifosi impazienti, ma sarebbe stato impossibile per chiunque”

Il Sion e Whatsapp

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Oggi Doumbia è svincolato, ha 32 anni e si allena in Belgio in attesa di una chance, dopo l’ultima esperienza al Sion: “Sono stato licenziato su Whatsapp!”. Lui come altri 8 giocatori, dall’ex Palermo Kasami ad Alexander Song, fino a Mickael Facchinetti: “Il club ha rotto il contratto senza un accordo tra noi e la direzione. Io sono rimasto professionale fino all’ultimo”.

Il Sion è in difficoltà a causa del coronavirus, così il presidente Christian Costantin “taglia” i contratti più pesanti, tra cui quello di Doumbia: “Il 17 marzo, attraverso una lettera, il Sion ci chiede di accettare la riduzione dello stipendio senza alcuna discussione. Noi nove ci riuniamo e decidiamo di non accettare nulla, così il giorno successivo mi arriva un messaggio su Whatsapp per chiedermi cosa avessi deciso. Non rispondo, ma dopo mezz’ora ricevo una lettera di licenziamento”

Eroe di Russia 

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Doumbia non molla. L’ha imparato da ragazzino, in Costa d’Avorio, vendendo fazzoletti per strada: “La mia infanzia è stata difficile, lavoravo per mantenere la mia famiglia. Scendevo in strada e vendevo di tutto, poi mi allenavo. Volevo sbarcare il lunario e far star bene i miei genitori”.

Nel 2009 arriva in Europa, segna 58 gol in due stagioni con lo Young Boys e poi scopre il Cska Mosca. Un ivoriano in Russia: “Ho vinto sei trofei, sono stato capocannoniere, sono stato eletto miglior giocatore. Un Paradiso, anche se faceva freddo. Leonid Sluckij (ex allenatore del Cska) mi dava fiducia. Stavo da Dio”

Vedi Roma e poi?

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Nel 2015 lascia Mosca e arriva a Roma. Sabatini lo stima, investe 15 milioni e lo porta all’Olimpico a gennaio, fiutando l’affare. È una delle poche volte in cui l’intuito lo tradisce. 14 partite, solo due reti contro Sassuolo e Genoa: “Ero pronto ad aiutare la squadra, a combattere a denti stretti, ma non ero felice. I fischi mi hanno fatto male, non lo nego, ma non ho niente contro la Roma o contro Garcia. Le critiche sono un'opportunità, solo così riesco a segnare più gol, come ho sempre fatto”.

28 tra Europa League e Champions, circa 230 tra i professionisti. Nel deserto di emozioni romane, un’oasi: Totti e De Rossi sono due campioni, tra i più forti mai visti, sono stato fortunato a giocare con due monumenti come loro”. E se l’Italia chiamasse ancora? “Magari! Grande Paese, campionato top, se arrivasse un'offerta la valuterei con attenzione”. Mai escludere il ritorno, gliel'ha insegnato Roma. 



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