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Data: 13/04/2020 -

Cervero, il calciatore medico che vuole affrontare il Covid: “Ma nessuno mi chiama”

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Diego Cervero, attaccante del Barakaldo, squadra di Segunda Division B spagnola (equivalente alla nostra Serie C) si è messo a disposizione della comunità dopo lo stop forzato di quasi tutti i campionati europei: “Sono laureato in medicina, voglio aiutare in una situazione di emergenza come questa. È un mio dovere”
Diego Cervero, attaccante del Barakaldo, squadra di Segunda Division B spagnola (equivalente alla nostra Serie C) si è messo a disposizione della comunità dopo lo stop forzato di quasi tutti i campionati europei: “Sono laureato in medicina, voglio aiutare in una situazione di emergenza come questa. È un mio dovere”

Un’offerta di aiuto disinteressata. Un appello accorato lanciato dai canali social del club (lui ne è sprovvisto) ormai un mese fa e rimasto inascoltato. Il 36enne di Oviedo si racconta in esclusiva ai microfoni di gianlucadimarzio.com:Non mi ha ancora chiamato nessuno, ho inviato 20 mail a ospedali e case di riposo e mi hanno risposto in 4. Non avevano bisogno.

Eppure la situazione in Spagna è critica, con più di 16 mila morti e 166 mila contagi. Diego potrebbe esercitare la sua professione senza vincoli: Prima dell’emergenza non potevo lavorare nella sanità pubblica perché ho un altro lavoro. Adesso sì dato che il governo ha cambiato la legge con un decreto”.

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Nella lotta senza precedenti al Coronavirus, il bomber da 243 gol ufficiali in carriera vuole contribuire in maniera attiva e il prima possibile. Dalla prima, seconda, terza linea, poco importa: “Posso dare supporto psicologico, visitare le persone malate a casa, dare un cambio agli infermieri che fanno troppe ore consecutive in reparto e anche assistere i medici in terapia intensiva se necessario”

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Una vocazione

Qualsiasi attività di supporto in qualsiasi località, mettendo a disposizione le sue conoscenze e capacità: “Mi basta un posto dove dormire, se mi chiamate in Italia vengo anche lì. Milano, Bergamo, Brescia non importa. Dove mi chiamano io corro”. La sua insistenza e determinazione ci lascia senza parole. D’altronde la vocazione a soccorrere chi si trova in difficoltà l’ha avuta fin da bambino: “Mio padre è medico, sono cresciuto con l’idea di diventare come lui”

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Un pensiero costante al camice, una vita in maglietta e pantaloncini: “Ho giocato 20 anni nel Real Oviedo, dove ho indossato la fascia da capitano". Poi le altre avventure con la maglia di Marbella, Fuenlabrada, Mirandés, Logrones, Atletico Baleares, Burgos. "Nel frattempo ho anche studiato medicina. Grazie al Real Oviedo che mi sosteneva quando davo gli esami ho preso laurea e master.

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Ora è a tutti gli effetti un calciatore medico come non se ne vedono tanti in giro: “Mentre giocavo mi è capitato più volte di soccorrere un mio compagno o un avversario in campo. Attacchi epilettici, distorsione della caviglia, contusioni. Di tutto”. Ora è il momento di lasciare il calcio da parte ed essere solidali: Lo faccio senza chiedere un euro. Ho già la mia fonte di sostentamento. Voglio solo dare una mano”.

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