Ve la ricordate la storia di Davide Lorenzo? Ve l’abbiamo raccontata un mese fa, e ci sembrava già incredibile. Da cameriere al Leicester in tre giorni, una favola senza precedenti. L’incontro con Vichai Srivaddhanaprabha, il proprietario del Leicester, in un ristorante di Nizza. Davide gli racconta la sua storia, ricca di delusioni e porte chiuse. Vichai così gli regala la possibilità di potersi allenare con il suo Leicester. I primi allenamenti, l’amicizia con i compagni di squadra, le parole di Puel, le prime avvisaglie di una carriera che forse deve ancora iniziare.
Poi sabato 27 ottobre una notizia tragica ha sconvolto tutto il mondo, a partire da Davide che era lì, insieme a Vichai. Lo ha visto fino a pochi minuti prima di salire su quel maledetto elicottero. Ma questa volta è diverso, un botto, le fiamme, immagini che parlano da sole: Vichai e altre quattro persone non ci sono più. “Sono l’ultima persona ad aver parlato con lui”, racconta Davide Lorenzo a GianlucaDiMarzio.com. Un racconto che ha dell’incredibile: “Avevo appuntamento dallo scorso 6 ottobre, aspettavo con ansia di vederlo”.
Davide, ve lo abbiamo raccontato, ha iniziato ad allenarsi con il Leicester da inizio mese, e ha ben impressionato tutti: “Dopo la partita di sabato contro il West Ham (finita in parità ndr.), l’ho aspettato per un’ora. Era con Nursara, una delle altre quattro vittime e Jon Rudkin, il direttore sportivo. Mi ha salutato e ha subito chiesto al DS come mi stavo adattando e abbiamo parlato per qualche minuto del mio futuro".
Poi il saluto. Una pacca sulla spalla: che ore sono? Davide guarda l’orologio. Sono le 20.30 spaccate. Glielo riferisce. Camminano insieme verso l’ascensore che porta al campo dove l’elicottero lo stava aspettando insieme ai due piloti e all’altro assistente del presidente. Vichai fa un selfie con un tifoso, risaluta ancora Davide che lo ha accompagnato fino alla fine di quel corridoio. Una stretta di mano, poi le porte dell’ascensore si chiudono, con l’ultimo cenno d’intesa tra Davide, Vichai e Sara. Mai avrebbe pensato cosa stava per accadere.
"Sono andato in bagno, ho mandato un messaggio ad un mio amico che mi stava aspettando fuori dallo stadio. Tempo di uscire e ho visto tutti, poliziotti e dirigenti, dirigersi verso l'esterno. Erano le 20.35, non ho realizzato subito e mi sono messo in macchina. L'elicottero era già in fiamme". Davide la mattina successiva si presenta al campo d'allenamento, come sempre. Non c'è nessuno, prende le sue cose e torna in albergo. Poi lo stadio, le lacrime della squadra, immagini che ci scorrono davanti gli occhi da giorni.
"Lui aiutava tutti, ho sentito tante storie sulla sua generosità, dava speranza e opportunità a chi meritava secondo lui. Ascoltava, ti faceva sentire importante e parte della sua famiglia fin da subito. Non a caso tutte le persone accanto a lui sono stupende". Come Nursara, che Davide ricorda bene: "L'avevo conosciuta a Nizza a quella famosa cena, era gentile e solare. Mi chiese un selfie e mi disse che ci saremmo rivisti il 10 novembre, in occasione di Leicester-Burnley".
Sabato non ci saranno, Nursara, Vichai e le altre tre vittime. Ma al King Power Stadium ci sarà uno stadio intero a celebrarli, a renderere omaggio ad una persona che rendeva i sogni da impossibili a possibili. Come quello che ha fatto sognare il mondo intero nel 2016, come quello di Jamie Vardy, Claudio Ranieri. O semplicemente come quello di Davide Lorenzo.