Scoprendo Falcone, portiere del Cosenza che ha parato 5 rigori in un mese
In prestito dalla Samp, nato nel ’95, cresciuto con Totti e da sempre eroe dei penalty. Parla Meozzi, suo storico agente: “Vinse lo scudetto parando il rigore a un altro dei miei”. In 5 giorni ha respinto Denis e Coda. Aspettando, da pescatore
Se gli avessero detto che sarebbe diventato l’uomo del giorno dopo aver fermato una squadra giallorossa, forse avrebbe fatto una faccia strana. E in romanesco avrebbe chiesto: “Aspé, quale?”. Sì perché Wladimiro Falcone, portiere del Cosenza ed eroe nel pareggio contro il Lecce, è un grande tifoso romanista. “Malato, non tifoso. Se gli dicessi di andare a fare il terzo alla Roma, vedrai ci penserebbe. Guai a chi gliela tocca”, ci racconta il suo agente Giulio Meozzi.
Classe ’95, cresciuto a Roma sud e in curva sud, con Totti come stella polare. Il giorno del suo ritiro scrisse questo post: “Non ci sono parole per dire quello che sei stato per me, forse più di uno di famiglia. Sono cresciuto con te capitano, ora è arrivato il momento che volevo non arrivasse mai…ti dico solo grazie, buona vita RE DI ROMA!”. (Foto Falcone in maglia Cosenza di Andrea Rosito)
WLADIMIRO PARARIGORI: “DALLO SCUDETTO ALLIEVI A OGGI, UNA COSTANTE”
Adesso a scrivergli un messaggio che inizia con “non ho più parole” è stato proprio Meozzi dopo l’ennesima partita strepitosa di un mese da incorniciare: cinque rigori parati in tre partite, un muro che ha reso finora imbattibile il Cosenza di Occhiuzzi. Escalation vertiginosa, iniziata a fine agosto col prestito dalla Sampdoria alla Calabria e proseguita con un’ipnosi collettiva dei rigoristi che si è trovato davanti.
Prima sequenza, Cosenza-Alessandria di coppa Italia. Partita finita in pareggio. Si va ai tiri dagli undici metri: Wladimiro ne para tre su quattro, due alla sua destra e uno a sinistra. Cosenza promosso e Falcone diventa titolare al posto di Saracco.
Due buoni pareggi contro Spal e Cittadella ed ecco la seconda sequenza. Derby al Granillo contro la Reggina, Cosenza in 10 per l’espulsione di Tiritiello al 32’ che “para” al posto suo. Il conseguente rigore di German Denis può essere l’inizio di una serata da incubo. E invece Falcone guarda il Tanque fino all’ultimo secondo, poi si butta sulla sua sinistra: respinto. È l’alba di una notte da Superman, culminata da un intervento prodigioso su un diagonale rasoterra di Crisetig: “Quello è stato il vero miracolo, più del rigore. Quelli li ha sempre parati”.
E infatti cinque giorni dopo, Falcone si ripete su Coda, aspettando immobile il tiro centrale dell’attaccante. Nell’intervista post partita su DAZN – dopo almeno altre cinque grandi parate – dirà di averli studiati nelle ore precedenti con il preparatore Antonio Fischetti. Ma questa sua caratteristica viene da lontano: “Nel 2012 vinse lo scudetto Allievi ai rigori con la Samp in finale contro l’Empoli. Me lo ricordo bene, anche perché parò quello decisivo a Risaliti (oggi capitano del Pontedera). Erano entrambi miei giocatori, dopo la partita uno era alle stelle e uno in crisi nera…”, racconta con un mezzo sorriso Meozzi, che lo segue da quando a 14 anni lasciò la Vigor Perconti, fucina di talenti della periferia romana, per andare a Genova.
LA SAMP E LA SVOLTA DI LUCCA: “CON TRE RIGORI PARATI NELLO SPAREGGIO”
“La Samp ha creduto molto in lui. Lorieri, preparatore dei portieri, nella stagione scorsa lo volle tenere in squadra e nel finale di stagione Wladimiro giocò contro Milan e Brescia”. Due buone prove, prologo di un prestito in B. Con l’obiettivo di giocare e di confermare i progressi delle ultime annate: “La sua svolta è avvenuta nell’anno alla Lucchese. Fino a lì, anche se era stato nelle nazionali giovanili, passava come il bonaccione romano. E invece quella stagione 2018/19, con Enzo Biato preparatore dei portieri, lo ha trasformato. Un anno tormentato a livello societario che lo ha fatto crescere sotto ogni profilo”. Ovviamente anche quella stagione si chiuse con una sequenza dal dischetto. E indovinate come andò a finire: “Ne parò tre nello spareggio playout a Bisceglie”. Lucchese salva e Falcone eroe di una città così vicina da quella Livorno che due anni prima lo aveva scelto senza poi dargli la possibilità di giocare: “Lì si è vista la sua forza. Non ha mollato e in questo ha avuto un grande ruolo la sua famiglia”.
WLADIMIRO COME NONNO, PESCATORE COME PAPA’: “E DUE DONNE PRIME TIFOSE”
Una famiglia alle spalle solida e sempre ottimista. Da papà Paolo – detto inevitabilmente Paolone – Wladimiro ha preso stazza e passione per la pesca. Sull’Argentario, quando possibile, ad aspettare paziente il momento giusto. Destino di un portiere e ancor più di Wladimiro, nome preso dal nonno. “Mamma Rita invece è la sua ‘addetta stampa’. Mi arrivano le sue segnalazioni prima di chiunque. E poi c’è sua sorella Erika, che tra poco lo renderà zio, e a ogni partita è la prima tifosa. Guardando la professionalità di Wladimiro, si capisce quanta educazione ha ricevuto. Mai una polemica, mai una parola fuori posto. Il suo successo di oggi ha radici profonde”.
Rita ed Erika sono al momento le uniche donne della vita di Wladimiro: “Fa lo zitellone”, ride Meozzi. “Scherzi a parte, è talmente concentrato sulla sua carriera che al momento non prevede distrazioni. Sa quanto è importante questa stagione. È felice di com’è iniziata ma sa che ogni partita si riparte da zero”. Intanto però ci sono cinque rigori parati in 25 giorni e tante telefonate ricevute. Una di esse anche dal direttore sportivo della Sampdoria, Carlo Osti: “La Samp segue con grande attenzione i suoi progressi. Ha un contratto fino al 2024 con il club che lo ha cresciuto dai 14 anni in poi e lo ha sempre seguito con attenzione massima. L’obiettivo di Wladimiro è mantenere questa consapevolezza e questo livello. E tornare alla Samp da protagonista. Non potrà sempre parare rigori, potrà perdere ma può continuare a giocare così. Prima usciva poco dai pali, ora è sicuro. E grande e grosso com’è, sono tutte sue”.
Dopo la partita contro il Lecce, i mille del San Vito Marulla hanno gridato il suo nome. Wladimiro ha sorriso. Dalla prossima non potrà più contare su di loro, almeno per un po’. Un pugno nello stomaco per tutti. Ma il modo migliore per dare loro una gioia è continuare a ipnotizzare tutti. A distanza di undici metri.