Cosenza, esterno dello stadio San Vito-Marulla. È mezzanotte passata quando la squadra lascia gli spogliatoi e varca i cancelli che portano verso l’esterno. Fuori, ad attenderli, i tifosi quasi increduli per quanto avvenuto in questo finale di stagione: la vittoria per 3-1 contro la Juve Stabia e i risultati positivi arrivati dagli altri campi (che storia l'ex Garritano!) hanno regalato una salvezza diretta in Serie B che sembrava pura utopia solo qualche settimana fa.
Occhiuzzi e l’ultimo miracolo rossoblù
Entusiasmo, striscioni, fuochi d’artificio. Il “lupi lupi lupi” che rimbomba nella notte come colonna sonora della festa (le immagini) per quello che è un vero e proprio miracolo sportivo. Un tifoso prende il megafono e lancia un coro per “colui che è il vero artefice di questa impresa”. Il nome nemmeno lo pronuncia, ma all’unisono tutti iniziano a cantare per Roberto Occhiuzzi.
Il traghettatore a cui è stata affidata la squadra dopo la brevissima parentesi Pillon, l’allenatore quasi per tutti destinato ad accompagnare la squadra verso quella che sembrava essere una inesorabile discesa verso la C al termine di una stagione complicatissima. Ma a Cosenza sanno benissimo come si compiono i miracoli.
L’ultimo era avvenuto solo due anni fa quando la squadra era riuscita a creare quell’alchimia magica che gli aveva permesso di vincere i playoff di Serie C dopo un cammino esaltante durante gli spareggi promozione, dove sicuramente non era la formazione favorita.
La stella di Gigi in cielo e i numeri del “miracolo”
Ora la nuova impresa, ancora più difficile. La stella di Gigi Marulla (sempre al fianco e nel cuore di ogni tifoso rossoblù) in cielo e la sapienza tattica e gestionale del “Principe” Occhiuzzi (40 anni) in panchina, uno che Cosenza e il Cosenza lo conosce meglio di chiunque altro, a tracciare la strada verso quel miracolo scritto nei numeri: 22 punti in 10 partite, cinque vittoria di fila nelle ultime 5 di campionato e scatto al 15^ posto in classifica, quello che vale la salvezza.
I meriti di Occhiuzzi
La capacità di ricomporre, gestire e motivare al meglio il gruppo la sua arma vincente, senza dimenticare la bravura nel rilanciare alcuni giocatori che sono stati importantissimi, da Bittante a Carretta fino alla scelta di schierare Idda centrale nel trio difensivo: il resto lo ha fatto l’amore viscerale per quei colori che porta nel cuore prima ancora che sul petto. “La cosa più bella è far sentire i cosentini orgogliosi di questi calciatori che hanno scritto una pagine di storia indelebile. Sono orgoglioso di essere cetrarese e cosentino”, le parole di Occhiuzzi subito dopo la fine della gara con la Juve Stabia.
Quel retroscena da calciatore…
Un legame con la sua terra che Occhiuzzi ha dimostrato da sempre con i fatti. Da calciatore (ala destra) stracciò un pre-contratto già firmato con la Ternana per rispondere presente alla chiamata del “suo” Cosenza (dove aveva già giocato anche in B) in Serie D e proprio in rossoblù ha iniziato la sua carriera da allenatore: prima l’Under 17 , lo strettissimo legame con Stefano De Angelis (l'allenatore che lo ha fortemente sponsorizzato alla società, invitandola a credere e a puntare sulle sue qualità, nonostante alcune titubanze dell'ambiente) di cui è stato il vice in Prima squadra, poi sempre negli staff tecnici di Fontana, Braglia e Pillon. Fino a quel 18 marzo 2020, quando la società – un po’ a sorpresa – affida a lui la conduzione della Prima squadra dopo la risoluzione con Pillon che a sua volta aveva sostituto Braglia. L’inizio di un’impresa che sembrava impossibile per tutti. Ma non per il Cosenza, squadra a cui i miracoli riescono decisamente bene.