Una Champions vinta con Guardiola in panchina ai tempi di Barcellona; una stagione da giocatore del Manchester City e due da vice di Roberto Mancini all’Inter. Insomma, nessuno più di Sylvinho aspetta la finale dei Champions del prossimo 10 giugno tra Manchester City e Inter.
«Purtroppo non potrò andare a Istanbul», mette subito le mani avanti il brasiliano che oggi è alla guida della nazionale albanese. Ma già si prepara a vivere quella notte davanti alla tv. «Perché sarà una partita bellissima tra due squadre che fanno un calcio diverso», spiega a Gianlucadimarzio.com. «Arrivare in finale di Champions non è una cosa che succede tutti i giorni. Entrambe hanno fatto un percorso pazzesco. Forse ci dimentichiamo che l’Inter ha superato un girone con Bayern Monaco e Barcellona, due squadre che hanno vinto i rispettivi campionati. E poi il derby in semifinale. Insomma: partite non banali».
Sylvinho: "L'Inter è una squadra letale"
Ma ovviamente ci sono anche le due filosofie di gioco a confronto. «Guardiola da anni insegna calcio al City e in ogni stagione aggiunge qualcosa. Anche i calciatori sono cresciuti tantissimo. Mentre l’Inter è una squadra letale. Si difende con il 3-5-2 ma ha calciatori forti fisicamente per chiudere gli spazi e ripartirtire con transizione di qualità. Ecco: è una squadra reattiva. Sono convinto che sarà difficile da affrontare anche per il City. Non pensiamo che l’Inter giochi solo palla lunga e pedalare, no no: ripartono bene e sanno fare male».
Dici Manchester City e Sylvinho apre subito il cassetto dei ricordi. «Quando finimmo quinti e quindi fuori dalla Champions alle spalle del Tottenham, il presidente venne nello spogliatoio dopo l’ultima partita e prese la parola. Ci aspettavamo qualcosa di forte e invece no: ci disse che avevamo fatto benissimo. Ecco in quel momento ho capito che stava gettando le basi per aprire una dinastia vincente. Noi calciatori eravamo distrutti ma io capii che quella squadra sarebbe diventata grande».
Era il 2010 e da lì in avanti sarebbero arrivati i primi titoli del nuovo Manchester City. Quello che manca, però, è la Champions League. «Non esiste un trucco per vincerla, non c’è una ricetta. In 90 minuti può vincere chiunque, questo è il bello del calcio: si gioca 11 contro 11 e il resto viene da sé». Lui l’ha vinta nella stagione dei record del Barcellona 2008-09. «Abbiamo fatto il Triplete con Pep che ci dava tantissimo dal punto di vista delle idee. Oggi è un allenatore molto diverso, lavora anche tantissimo sulla fase difensiva, per me è un genio del calcio».