Dopo le parole di Florentino Pérez, presidente della neonata Superlega europea, arrivano quelle di Karl-Heinz Rummenigge, CEO del Bayern Monaco nonché uno dei più illustri nomi ad aver rifiutato il nuovo progetto.
“Non siamo dentro perché non vogliamo farne parte”, ha spiegato Rummenigge al Corriere della Sera. “Siamo contenti di giocare in Bundesliga, un business ‘pane e burro’, come dicono gli inglesi. Siamo contenti di fare la Champions e non dimentichiamo la responsabilità verso i nostri tifosi, che sono generalmente contro una riforma del genere. E sentiamo anche la responsabilità verso il calcio in generale”.
Di questo progetto, spiega Rummenigge, “se ne parlava da dieci anni e abbiamo sempre deciso di mantenere il modello esistente. Poi il coronavirus ha danneggiato tutto il calcio europeo, soprattutto le grandi squadre, che senza tifosi allo stadio hanno perso tanto. Alcuni club hanno pensato che fosse quindi il momento buono per fare una Superlega. Ed è nato un grande casino…”.
Un’altra via, però, è possibile, e secondo lui dev’essere ricercata: “La mia speranza è quella di trovare ancora una soluzione, perché la Superlega danneggia tutto il calcio europeo. E dobbiamo evitarlo”.
“La soluzione è ridurre i costi. Con la Superlega i club cercano di risolvere il problema dei debiti, peggiorati con la pandemia. Ma la strada non può essere quella di incassare sempre di più e pagare sempre di più giocatori e agenti. Dobbiamo ridurre un po’ le cose, non metterne altre sul tavolo. Abbiamo esagerato con le spese: tutti, nessuno escluso. È il momento di fare un calcio meno arrogante”, prosegue.
Dall’Italia hanno dato la loro adesione Milan, Juventus e la sua Inter, nella quale ha militato dal 1974 al 1984: “Si dice che anche l’Inter abbia grossi problemi finanziari e magari pensa di risolverli così. L’incasso di cui parlano per la Superlega sembra enorme, ma non so se alla lunga i problemi saranno risolti. Io non ci credo. Non si può incassare sempre di più per compensare le spese”.