"Leader", "stacanovista", "veterano". Non basterebbe un vocabolario intero per definire l'esperienza di Valerio Di Cesare, capitano e autentico simbolo della rinascita del Bari, in particolare in questa stagione. A quasi 40 anni, da compiere il prossimo 23 maggio, il difensore biancorosso vive il finale di campionato con serenità, ma con una voglia infinita di inseguire un sogno. Nella sala stampa dello stadio San Nicola, diventato ormai la sua seconda casa, Di Cesare si presenta col sorriso sulle labbra e l'espressione di chi, comunque vada, è consapevole di aver compiuto già un'impresa, proiettandosi verso i playoff: "Siamo pronti, abbiamo fatto una stagione straordinaria. Siamo arrivati a un passo dal procurarci la promozione diretta contro una corazzata come il Genoa. Ora dobbiamo pensare a prenderci questo terzo posto e poi disputare i playoff, che sono un mini-torneo a parte”.
Bari, Di Cesare: "Promozione? Non voglio neanche dirlo. Sarebbe la chiusura di un cerchio"
Come se non bastasse il grande apporto morale e sportivo, per Di Cesare questa è anche la stagione dei record. Contro il Como si è guadagnato il primato di marcatore più anziano della storia della Serie B, mentre con la Reggina, sabato 13 maggio, taglierà il traguardo delle 200 presenze col Bari: “Questi record mi fanno piacere, ma per me la cosa più importante è quella roba lì che non voglio neanche dire. Ci penso ogni giorno quando mi sveglio, so che sarebbe la giusta chiusura di un cerchio. È normale che io la viva in modo diverso, ho un’altra età e so che gli altri avranno altre occasioni, per me è un altro discorso”.
E per quanto riguarda il futuro? “A oggi non so quello che farò il prossimo anno. Sono talmente concentrato su quell’obiettivo che non ci sto pensando. E non so se è un bene o un male, se dovessi decidere di smettere mi arriverà una botta incredibile. Modena? Me lo sono rivisto parecchie volte, avrei dovuto chiuderla invece che colpire centralmente. Avremmo avuto un’altra occasione di giocarci la Serie A col Genoa”.
Mancano 2 partite di campionato, ma il pensiero della piazza e, probabilmente, di gran parte della squadra, è soprattutto rivolto ai playoff. Di Cesare parla così di quelli che sono i limiti e le potenzialità di Bari sul piano umorale: "Vorrei vedere tutti uniti: è vero, abbiamo pareggiato con Cittadella e Modena ma abbiamo vinto a Pisa, a Cagliari, a Bolzano. Ci siamo giocati il campionato con il Genoa che l'anno scorso giocava con Milan e Inter, noi giocavamo contro Paganese e Vibonese con tutto il rispetto per loro. Le potenzialità di Bari? Non devo dirle io, ci sono poche piazze come questa in Italia. I tifosi devono stare tranquilli, io non so se ce la faremo o no ma anche se non dovessimo farcela c'è una proprietà che ha dimostrato quanto vale. Io ho solo una certezza: questo gruppo darà il 120% per il nostro sogno. Ce la metteremo tutta".
Tra futuro e legami
Quello tra Bari e Di Cesare è un legame diventato ormai assoluto, visto soprattutto l'apporto dato dal capitano biancorosso alla squadra. Per il difensore biancorosso, però, non è definibile a parole: "A me piace dimostrare affetto e amore con i fatti. Ci ho sempre messo la faccia". Poi qualche battuta su quella che sarà la mentalità della squadra ai playoff: "Questa squadra è formata da tanti giocatori esperti, so che i playoff sono un campionato completamente diverso. Conteranno tanti aspetti: condizione fisica, mentale, fortuna. Abbiamo anche tanti ragazzi al primo campionato di B rispetto a chi invece l'ha vinto. Colgo l'occasione anche per fare i complimenti al Genoa, sono stato anche insultato dopo alcune affermazioni: vincere non è mai semplice".
Nel corso dell'esperienza a Bari, Di Cesare ha incontrato tanti simboli biancorossi. Due su tutti: lo storico capitano Giovanni Loseto e Ciccio Brienza, un altro giocatore che ha fatto parte della rinascita: "Loseto lo ricordo con grande affetto al primo anno e mezzo che ero a Bari, teneva tantissimo a questi colori. Ciccio è un uomo straordinario, come ce ne sono pochi. Ci sentiamo spesso e questa amicizia andrà avanti anche con il tempo".
Spazio poi a qualche riflessione sul futuro, in particolare sull'esperienza da Direttore Sportivo che lo aspetta dopo il ritiro e su quel patentino conseguito con un altro dei veterani del Bari: "Con Antenucci abbiamo fatto qualcosa di unico: finita la partita con il Venezia, siamo andati in pullmino a Firenze arrivando alle 7 di mattina e alle 8.30 abbiamo sostenuto l'esame. Lui per me è un fratello ed è stato speciale. So che il lavoro che mi sono scelto è uno dei più difficili, mi piace e lo sento mio. Poi vedremo se sarò in grado di farlo o no. Polito ispiratore? Caprile per me ha rappresentato un colpo incredibile, è un predestinato".
Bari, Di Cesare: "Non penso minimamente a smettere"
Di Cesare si proietta poi sulla prossima partita con la Reggina: "Non facciamo calcoli, sabato dobbiamo giocare e vincere. Mi ha stupito in positivo nella prima parte, poteva giocarsela per la A, poi nella seconda ha fatto fatica. Dobbiamo stare attenti, concentrati, ma vogliamo la vittoria che vale il terzo posto. Poi è l'ultima partita in regular season e vogliamo salutare al meglio la gente con un giro di campo finale. Arrivare terzi ti permette di fare quattro pareggi ma parliamo di un campionato a parte. Negli ultimi 10 anni solo una volta la terza, lo Spezia, li ha vinti. Poi ci sono squadre come Cagliari e Parma che hanno tanti giocatori che hanno fatto la Serie A. Anche il Venezia, che per me è una delle squadre più forti di questo campionato".
E ancora, su un eventuale ritiro nonostante il rinnovo di contratto firmato fino al 2024: "Non penso minimamente a smettere, sono talmente preso da questo obiettivo che voglio fortemente raggiungerlo. Poi a fine stagione ne parleremo con il direttore e ne parleremo in modo sereno".
Battuta finale da parte di Di Cesare su quello che è stato l'infortunio dello scorso anno in Serie C e di quanto lo abbia segnato: "Fa parte delle difficoltà che ti fanno crescere. Sicuramente è stato una botta incredibile ma non credo che sia legata al rendimento di quest'anno. Volevo dimostrare a me stesso di poter ancora giocare questo campionato: la testa nel calcio è tutto".