Non vorrà dire molto sulla partita singola, ma difficilmente il Milan poteva immaginarsi che Atlético Madrid sarebbe arrivato al duello di Champions in condizioni peggiori. Lo ha certificato lo stesso Simeone dopo la partita di ieri, quando ha detto che “possibilmente ci troviamo in un momento di difficoltà”.
I colchoneros erano appena usciti sconfitti per 1-0 da Mendizorrotza, casa di un Alavés fino a quel momento ultimo a zero punti. Il problema, però, è come l’hanno fatto: trovando enormi difficoltà per generare gioco e riuscendo a tirare una sola volta fra i pali avversari.
Prevedibilità
Quella con l’Alavés sarà pure stata la prima sconfitta stagionale, ma non la prima partita in cui l’Atleti si è mostrato perso nelle logiche del'incontro. I rojiblancos quest’anno avevano già concesso molto in vari duelli, diversi dei quali ripresi in extremis più per spirito combattivo che per qualità. Ciò colpisce, specialmente, perché l’Atlético campione in carica di Liga l’anno scorso aveva abituato a un netto cambio di paradigma, a un nuovo cholismo che si proponeva di essere protagonista con un gioco molto più proattivo rispetto al passato.
La spiegazione a questa inedita inefficacia ha provato a darla ieri Simeone, stranamente loquace al momento dell’analisi della sconfitta: “Le squadre non ci affrontano più come facevano lo scorso anno. Evidentemente, siamo noi a dover cambiare per fare qualcosa diverso, perché ormai hanno capito come giocare contro di noi”.
Effettivamente, i colchoneros hanno pagato specialmente contro squadre che hanno deciso di aspettarli, chiudendo le linee, e tappando quella zona centrale dove i rojiblancos amano concentrarsi. Tuttavia, il problema del gioco, al momento, non è il solo, e forse nemmeno il più significativo.
Le stelle non brillano
Dopo aver vinto la scorsa Liga, l’Atlético è stata una delle poche squadre spagnole che hanno migliorato sensibilmente il proprio undici, aggiungendo giocatori di valore tecnico notevole come De Paul, Griezmann e Cunha a una rosa già molto competitiva. Proprio per questo, rimane chiaro come il problema del calo nella creazione delle occasioni vada inevitabilmente a braccetto con un momento di forma non ottimale di troppe individualità.
Nelle ultime uscite, infatti, sono stati i soli Correa (ieri autore dell'unico tiro in porta dei suoi), Marcos Llorente e De Paul a sembrare veramente sul pezzo, mentre i vari Suárez, João Felix o Carrasco stanno pagando soprattutto un cattivo momento di forma.
L’emblema di questo Atleti che non ingrana, però, è nettamente Antoine Griezmann. Simeone ha detto più volte di puntare fortemente su di lui e lo sta mettendo in campo, a discapito anche di giocatori più in forma, con l’obiettivo di accelerarne l’integrazione in una squadra molto diversa da quella che aveva lasciato due anni fa.
Il principito, però, lento nel pensiero e nell’azione, con l’Alavés ha collezionato l’ennesima partita costellata di zeri sulle caselle delle statistiche offensive. L’unico dato sopra la media è stato, ancora una volta, quello dei palloni persi, circa un terzo dei 34 giocati. La statistica più scoraggiante, però, dice che nelle cinque occasioni in cui Griezmann è stato in campo in questa stagione, i suoi non hanno mai segnato neanche un gol. Senza l’integrazione del francese, insomma, questa squadra non può immaginare un futuro roseo.
Verso il Milan
Le buone notizie in vista del Milan, per l’Atleti, sono due. La prima è che potrebbe tornare Koke, vero motore del gioco rojiblanco, mancato come l'ossigeno nelle ultime uscite. La seconda l’ha detta proprio il Cholo ieri, quando ha spiegato il grande pericolo che nascondeva un Alavés apparentemente senza speranze. “Le squadre che perdono non mi piacciono, perché un giorno dovranno tornare a vincere”, ha detto. E allora il Milan è avvisato, perché l’occasione sarà pure ghiotta, ma non si può non aver paura dei campioni di Spagna, specialmente, a quanto pare, quando iniziano a perdere.