L’Atlético di Madrid ha vinto l’undicesima Liga della sua storia, sette anni dopo l’ultima. L’ha vinta come solo l’Atlético poteva fare: con passione, resistenza, sofferenza. Con la solita abitudine a “salire e scendere dalle nuvole”. Ma l’ha fatto anche come nessuno l’avrebbe mai immaginato: reinventando il DNA colchonero; giocando, a tratti, al miglior calcio del campionato, senza compromettere lo sforzo e la solidità difensiva che l’hanno sempre contraddistinto.
Lungo, appassionante, snervante, grazie alle co-protagoniste Real Madrid, Barcellona e Siviglia è stato il campionato spagnolo più combattuto dell’era dei tre punti per vittoria. È stato anche il campionato del “partido a partido”, l’eterna risposta di Simeone a qualsiasi giornalista che gli chiedesse se si vedesse favorito per il titolo: scusate, ma non c’è futuro oltre la prossima partita.
Oggi il futuro è finalmente arrivato e ha portato con sé un trofeo. E proprio perché è stato un campionato fatto di tante, lunghissime finali, per raccontare l’impresa degli uomini del Cholo abbiamo selezionato, tappa dopo tappa, tutti i suoi momenti più significativi.
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27/09/20
Chi ben comincia, è a metà dell’opera. L’Atlético esordisce in campionato con un rotondo 6-1 al Granada, tracciando da subito un solco netto rispetto alla scorsa stagione. L’anno scorso i colchoneros erano arrivati terzi, ma con il sesto attacco della Liga. Quest’anno i gol sono passati da 51 a 67: è stato soprattutto nella rinnovata capacità offensiva che questa squadra ha fatto un salto in avanti. E molto è grazie all’arrivo di Luis Suárez, il predatore che mancava al Cholo e che debutta in questa partita con una rete.