Questo sito contribuisce all'audience di

Sassuolo, alle origini del Canario Alvarez. Zipitria: “È un goleador nato“

Intervista allo scout del Penarol, Mario Zipitria che ha scoperto l’attaccante del Sassuolo, Agustin Alvarez

Entrare a 4’ dalla fine e segnare il gol della vittoria. Una prima volta in Serie A difficile da immaginare anche per lui, come conferma la gaffe dell’esultanza sotto la curva dei tifosi granata. Troppe le emozioni. “La rete contro il Torino, l’ho vista sui social dopo la partita. È stato un bel momento anche per me. Poi ho mandato un messaggio ai suoi genitori per complimentarmi. Ma in quel modo ne ha fatte tante nelle giovanili del Peñarol: gli darà tranquillità e fiducia da parte della squadra. E ne arriveranno altre”. A parlare ai microfoni di Gianlucadimarzio.com è Mario Zipitria, scout del Peñarol ed ex allenatore dell’attaccante del Sassuolo, Agustin Alvarez Martinez.

 

alvarez-gpo.jpg
Mario Zipitria con la categoria 2001 del Penarol. Agustin Alvarez in basso col pallone

 

È stato lui a scoprire El Canario e a portarlo nelle giovanili dell’Aurinegro all’età di 11 anni. A distanza di pochi mesi dalla finale di Libertadores persa contro il Santos di Neymar. “Giocava nel River Plate di Montevideo, lo vidi da avversario contro il Peñarol e poi in un torneo in Argentina dove partecipavano entrambe le squadre: lì l’ho visto migliorato ed è stato il momento in cui mi è piaciuto di più perché giocava contro squadre che non si conoscono, così l’ho invitato a giocare da noi. Prima avevamo invitato Pellistri, che giocava nel River e ora gioca nel Manchester United, ma suo padre mi disse: “C’è anche un suo amico da portare”. E io gli risposi: “Se si tratta di Agustin va bene!”. I due si intendevano a memoria. Agustin già nel primo allenamento dimostrò subito le sue qualità, ma anche qualcosa in più: essendo tifoso del Peñarol, come tutta la sua famiglia, dava tutto per la maglia”.

  

alvarez-gpo-2.jpg
Agustin Alvarez e Facundo Pellistri con la maglia del River Plate di Montevideo

 

 

Zipitria ha iniziato a lavorare per il Peñarol nel 2009 e oltre ad Alvarez e Pellistri ha allenato anche Fede Valverde. Per quanto riguarda El Canario, l’ha avuto per tre anni e da come ne parla è cambiato solo nell’aspetto, rispetto a quando aveva i capelli lunghi e a una corporatura più paffutella. “Con me ha sempre giocato da attaccante, poi dopo qualche volta anche da trequartista. Vive per il gol. Cerca sempre la porta, aveva già un buon tiro da fuori area, si arrabbiava se sbagliava, ed era un giocatore intelligente perché oltre ai movimenti che faceva per liberarsi, se non aveva spazio per tirare si appoggiava sull’esterno per poi ricevere in area: ci sono cose che si insegnano e altre che vengono naturali. Lui era già un goleador a 11 anni”. 

 

alvarez-gpo-1.jpg

 

Tra i tanti momenti vissuti insieme in quei tre anni ce n’è uno che è rimasto scolpito nella mente di Zipitria: “Ricordo che quando aveva 12 anni siamo andati in Brasile a giocare contro il Vélez e io gli dissi ad Agustin: “Vediamo se fai gol anche qui come fai da noi”. E lui mi rispose: “Sì! Vedrai che ce la faccio, sono partite uguali a quelle che giochiamo in Uruguay”. E così è stato, perché ha segnato anche lì, senza tener conto del livello dell’avversario e dove si giocava la partita”. 

 

agustin-alvarez-getty.jpg

 

Determinazione, ma anche spensieratezza, che lo hanno portato a realizzare 113 gol in 170 partite nelle giovanili.  Nell’ultimo anno ha debuttato con gol in nazionale, è stato il capocannoniere della Copa Sudamericana e si è trasferito in Europa. Ma non è stato sempre così semplice. “Ha dovuto fare molti sacrifici. Noi ci allenavamo in tardo pomeriggio e la sua famiglia doveva fare avanti e indietro da San Bautista per più di un’ora per portarlo all’allenamento a Montevideo. Tutto ciò l’aveva spinto a pensare anche di lasciare il calcio, ma i suoi genitori Juan Carlos e Andrea lo hanno sempre incoraggiato a continuare”.

 

agustin-alvarez-sassuolo-image-gpo.jpg

 

Momenti difficili ne ha passati anche nello scorso semestre, con il mancato trasferimento alla Fiorentina, la positività al covid durante la preparazione e a un conseguente calo di rendimento. “Continuavo a dire ai suoi genitori che il suo momento sarebbe arrivato. Se non hai costanza in questo sport non arrivi, ma lui ce l’ha. Inoltre è un ragazzo ben educato. E ha solo 21 anni, può crescere ancora molto”. Dopo Scamacca e Raspadori, sarà compito di Dionisi farlo maturare, intanto un assaggio del suo talento già l’ha avuto. Siamo solo all’inizio.