Alexis Sánchez, dalla dura Tocopilla per conquistare Conte
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Data: 19/08/2019 -

Alexis Sánchez, dalla dura Tocopilla per conquistare Conte

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Gli otto gol che gli cambiano la vita, l'amore per i cani e l'alta velocità: chi è davvero El Niño Maravilla?
Gli otto gol che gli cambiano la vita, l'amore per i cani e l'alta velocità: chi è davvero El Niño Maravilla?

Per arrivare ai Red Devils, Alexis Sánchez è partito dall’‘angolo del Diavolo’. È questa, infatti, la traduzione di Tocopilla, il paesino a nord del Cile che ha dato i natali alla stella in rotta col Manchester United. Qui, dove sessant’anni prima è nato anche lo scrittore e cineasta Alejandro Jodorowsky, la vita scorre lenta fra il rumore del mare e quello - assordante - delle compagnie minerarie.

Alexis è una leggenda per le quasi 25mila anime di Tocopilla. Non solo per aver portato la cenerentola Cile ad alzare, per due volte, la Copa America, ma soprattutto per la sua generosità. Nel 2007, un terremoto ha devastato il paese, lasciando oltre 4mila persone senza un tetto. Una tragedia che non ha lasciato indifferente Sánchez: la campagna di beneficienza portata avanti dal giocatore ha rimesso in piedi Tocopilla, con migliaia di nuove case. Un gesto che la città, anni dopo, non ha dimenticato costruendogli una statua, un po’ come quella di Cristiano Ronaldo a Funchal, e dedicandogli una via.

Proprio fra quelle strade polverose, Sánchez ha dato i primi calci al pallone, l’unica distrazione da un’infanzia difficile. Pochi mesi dopo la sua nascita, il padre, Guillermo, abbandona la famiglia e lascia alla madre, Martina, il peso di crescere - da sola - Alexis e le due sorelle. Anni duri di cui l’attaccante farà tesoro e che si porterà dietro per tutta la carriera. Nel 2013, prima di un’amichevole fra il suo Cile e l’Inghilterra, rilascia un’intervista al Daily Express che fa scalpore: “Siamo una squadra dura. Molti giocatori europei, invece, hanno un problema: è tutto troppo facile per loro. Si uniscono alle accademie a dieci anni e trovano la strada in discesa. Se in Cile avessi fallito come calciatore, avrei lavorato in cantiere per 15 ore al giorno e non mi sarebbe bastato per sopravvivere. Il calcio mi ha salvato e credo che nessun giocatore inglese possa dire altrettanto”.

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Presto lo zio José, diventato un padre adottivo per il piccolo Alexis, incoraggia il suo amore per il pallone. “Dicevo a mia madre che andavo a scuola, ma girato l'angolo scappavo per andare a giocare a calcio e lì tutti i miei problemi scomparivano”, dirà il cileno anni dopo. José usa i risparmi di una vita per iscrivere il nipote all’accademia giovanile del Club Arauco, ma la famiglia non può permettersi di comprargli delle scarpe da calcio. Dopo una partita in cui Alexis mette a segno otto gol, qualcuno bussa alla porta di casa Sánchez. È il sindaco di Tocopilla che, rimasto estasiato dall’ex Udinese, ha in mano un regalo: le scarpe per il piccolo attaccante.

Perché Alexis piccolo lo è davvero e - proprio per questo - spesso viene scartato dai club della zona: “Sei troppo basso per giocare, non andrai mai da nessuna parte”, si sente dire. Poi l’arbitrio fischia l’inizio e il numero 7 mette a tacere tutti. Un ‘piccoletto’ che fa magie: inizia così la carriera del Niño Maravilla che, velocemente, lo porta prima al Colo-Colo, gigante del Cile, poi al River Plate, gigante del Sud-America.

Nel 2008, la sua famiglia putativa diventano i Pozzo che lo strappano ai Millonarios e lo portano all’Udinese. Da qui in avanti, le sue tappe sono storia conosciuta: il duo con ‘Totò’ Di Natale, la favola Barcellona, gli anni con l’Arsenal e, infine, l’ultima sfortunata parentesi al Manchester United. E nel suo girovagare nelle capitali più importanti del calcio europeo, Sánchez non si è mai sentito solo. Insieme a lui, infatti, ci sono sempre due amici ‘d’eccezione’, i cani Atom e Humber, ai quali è legatissimo e che - addirittura - dispongono di un profilo Instagram con quasi 200mila seguaci.

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All’Inter, che sta corteggiando da giorni l’attaccante, piacerà meno l’altra passione di Alexis. Il cileno, infatti, ama correre in campo, ma anche al volante. A Barcellona distrugge la sua Audi R8 in un incidente che lo vede miracolosamente illeso. Lezione imparata? Niente da fare perché, qualche anno dopo, viene pizzicato dalla polizia cilena mentre viaggia a 155 chilometri orari: multa e patente ritirata. Un vizio che, se dovesse arrivare a Milano, dovrà presto togliersi per non far arrabbiare l’inflessibile ‘vigile’ Antonio Conte. Un vezzo meno pericoloso, invece, sono i pantaloncini tirati all’insù: “Mi fa sentire libero - ha dichiarato -. Mi sembra di essere più flessibile e di giocare meglio. È la mia abitudine, la mia superstizione”.

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Insomma, una carriera da kolossal avrà pensato qualcuno. E se ve lo state chiedendo, infatti, Sánchez ha già girato un film, Il mio amico Alexis, in cui il numero 7 recita la parte di sé stesso, l’idolo del protagonista della pellicola, un bambino che vuole diventare come lui.

L’avventura del cileno a Manchester, però, è stata da horror e solo un trasferimento alla corte di Conte, che da anni lo insegue, potrebbe trasformarla in una nuova ‘love story’ a tinte nerazzurre. Alla Pinetina, Alexis potrebbe ritrovare il grande amico ed ex compagno Romelu Lukaku. Proprio come in un film, i destini del gigante e del ‘Niño’ sono intrecciati: stessa infanzia difficile, stessa voglia di riscatto. Quella fame di chi è abituato - fin da piccolo - a lottare per un sogno. Un sogno che per l'Inter, Lukaku e (forse) Sánchez si chiama Scudetto

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Tags: Inter



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