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Ajax e Atalanta: lezioni dal futuro, scacco matto alla Juve

La forza del vivaio, il coraggio degli allenatori, il piacere di giocare a calcio. Dal 3-0 dell’Azzurri d’Italia all’1-2 dello Stadium: così Ajax e Atalanta hanno mandato in tilt la squadra di Allegri

Pic of the night: il sorriso di De Ligt, e di tutti i Matthijs prima e dopo di lui. Non solo ad Amsterdam. Cercate tra i giovani campi del De Toekomst o di Zingonia. Dove prima della partita contano la pagella a scuola, le scarpe nere e senza fronzoli, la voglia di crescere più che di vincere. Perché è lì che è caduta la Juventus.

La Champions, dopo la Coppa Italia. L’Ajax e l’Atalanta. Storie diverse, momenti diversi. Ma una sola, la filosofia fatale per i quarti di finale bianconeri. Quella che i lancieri coltivano da sempre, nell’eterno nome di Cruijff: a pallone si gioca soprattutto con i ragazzi e per i ragazzi. Dapprima individuati, quindi formati a tutto tondo e lanciati nel grande calcio (o nella vita, quelli che non ce la fanno) con il marchio Ajax.

 


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Un po’ quello che succede da noi a Bergamo. Da quando c’è Gasperini, il settore giovanile nerazzurro si prolunga fino alla prima squadra. Splendido e spregiudicato, come l’all-in da cui è nato tutto: contro il Napoli, dopo sei punti in altrettante gare di campionato, nell’ottobre 2016 Gasp si giocava la panchina. Dentro Caldara, Conti e Gagliardini, per la prima volta insieme. L’Atalanta vince, inizia un ciclo, nel segno del coraggio di un allenatore. Che non a caso è tra i più ammirati da Erik ten Hag, l'uomo del momento e di un movimento.

Ritmi alti, attacco degli spazi, continua ricerca dell’uno contro uno a prescindere dall’avversario: se la condizione fisica tiene, la squadra spacca. Sia con la difesa a quattro biancorossa che con quella a tre nerazzurra. Ajax e Atalanta si divertono e fanno divertire, non hanno paura (quanti successi costruiti in trasferta) e funzionano armoniche come un complesso. Una questione di interpretazione, forse più che di interpreti (ci perdonino Ziyech e Papu Gomez).


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Questo è il doppio rebus a cui la Juve dei giganti e di CR7 non ha saputo rispondere. L'impressionante secondo tempo di mercoledì lascia annichilito il calcio italiano. Ma indica anche una nuova via. Che si confonde intrigante tra Tadic e Ilicic, tra De Ligt e Mancini. Anzi, tra Matthijs e Gianluca: presente di un futuro già pronto, dal De Toekomst a Zingonia.