Mani al cielo, esultanze a tutto campo: il miracolo, l’ennesimo, è compiuto. L’Ajax entra di diritto nell’Olimpo dei più grandi, lo fa in una notte da sogno, superando uno dei suoi limiti. Un altro. “Dobbiamo farcela”, il monito di Ten Hag, autore e protagonista di una rivoluzione che il mondo dello sport non può non celebrare. “Siamo i piccoli contro i giganti”. Forse, adesso, questa metafora sta un po’ stretta.
Partiamo dalla fine per arrivare all’inizio. Tutta la squadra al triplice fischio di Turpin vola verso il suo settore ospiti. Entusiasmo alle stelle: i tifosi (quasi tutti a torso nudo, e a Torino fa freddo) stanno vivendo un sogno nello stesso campo che lo aveva fatto vivere a quelli di casa contro l’Atletico Madrid. I loro cori e le esultanze dei giocatori più giovani di tutta la Champions coprono ogni vuoto acustico dell’Allianz Stadium, rimasto deluso, quasi stupito, per il 2-1 e per come è nato. Una cornice a un quadro di calcio, calcio vero, che l’Ajax ha saputo dipingere minuto dopo minuto.
Una volta si chiamava “calcio totale”. Adesso? Fatichiamo a trovare il termine. Potremmo parlare di “Calcio Play Station”, per quanto sia stato divertente, coinvolgente. Azioni a tutto campo, ripartenze, triangolazioni, colpi di tacco. Anzi, a volte fin troppi: prima di arrivare a un tiro ne deve passare di tempo. Di certo, l’Ajax è una squadra smart. E pure i più vecchi si adattano: vedere il selfie di Huntelaar con tutto il gruppo per credere.
È una rivoluzione che parte dai giovani e da lontano. 24 maggio 2017: finale di Europa League. Onana, De Ligt, Schone e Ziyech, praticamente la spina dorsale della squadra di oggi (praticamente: all’appello mancano anche De Jong e Tadic), perdevano contro il Manchester United. Più forte, più esperto. 25 luglio 2019: preliminari di Champions contro lo Sturm Graz. 15 giorni prima, a Torino, si festeggiava l’arrivo di Cristiano Ronaldo e in pochi si sarebbero potuti aspettare che gli olandesi sarebbero diventati la prima squadra della storia a raggiungere le semifinali dopo tre turni preliminari.
Da qui parte tutto, con una consapevolezza crescente. Ten Hag lo sa, non lo nasconde e lo mostra con orgoglio. Non spavalderia. Perché aprire le porte dell’allenamento della vigilia (cosa già fatta con il Real Madrid) è questo: far capire che il calcio non è solo tattica e segreti. È estro, fantasia, imprevedibilità al di là di ogni possibile metodo. È dialogo con i giocatori e i tifosi. È divertimento. L’Ajax tenta qualcosa di nuovo, ci riesce. Ed è grande tra i più grandi. A un passo dal sogno che in molti, ora, condividono.