Diventare Raiola, senza essere Mino. Immedesimarsi, entrare in contatto con lui e in grande empatia. “È stato un lavoro lungo e intenso, ma bellissimo. Mi creda”. Parola di Emmanuele Aita, attore classe 1983 che ha interpretato Raiola nel film di Ibra, uscito nel novembre del 2021. “Fu una chiamata strana, inaspettata. Da una produzione svedese poi. Io però sulla vita di Mino ero ferratissimo, avevo fatto due anni prima un audiolibro in cui si partiva dalla sua infanzia fino all’attualità. Si è chiuso un cerchio”. Scherzi del destino. Da Raiola a Raiola, stavolta al cinema.
Spavaldo, spregiudicato, sicuro di se. Partito da una pizzeria di Haarlem e arrivato ad avere il mondo ai suoi piedi, rivoluzionando il ruolo dell’agente. “Solo facendo così puoi riuscire a raggiungere certi obiettivi. Sennò non diventi Raiola. Una volta capito questo ti viene molto più facile entrare nel personaggio”. Il tutto con l’obiettivo di guidare lui il mercato, di creare un rapporto paterno con i calciatori e che ha spesso portato allo scontro con le società. “Decido io, come e quando”. Questo era Mino. Odi et amo con il mondo intero. Quello che conta è la sostanza, del resto chi se ne frega.
Aita lo fotografa in una parola. “Immortale”. È così e lo sarà sempre. “Come tutti i geni è stato un personaggio che o lo ami o lo odi. Io ero dalla parte di chi lo amava. Aveva una grande qualità, la capacità di imporsi. Sempre e comunque, indipendentemente da chi avesse di fronte”. Mino style.
Raiola è stato così in ogni situazione. Sfuggente, testardo, con un carattere incline al litigio e tipico di chi non ama scendere a compromessi. “Ci sono tantissimi aneddoti che quando li leggevo pensavo… noi dai non è possibile”. Si ferma, ci pensa un attimo, sorride e racconta. “Dal fatto che si presenta all’appuntamento con Ibra in pantaloncini e camicia da spiaggia e ordina Sushi per sette persone mangiandolo da solo, a quando in sede di Calciomercato inizia a urlare in diretta dicendo che non si poteva lavorare così e non funzionava la connessione. Cose che ormai si sanno, ma che quando leggi per la prima volta rimani a bocca aperta”. Storie che descrivono il personaggio, che rendono l’idea di chi è stato Mino e del perché resterà sempre nella memoria di tutti. Icona.
Aita chiude con una frase che riassume alla perfezione chi è stato Raiola. “Per me Mino è come Maradona. Ci saranno altri grandi procuratori, come ci sono tanti grandi calciatori, ma nessuno sarà mai così”. Raiola lascia al mondo del calcio una grande eredità, dalle frasi alla rivoluzione nel modo di fare l’agente. Fatti e sostanza, conta solo questo. “Per questo è inimitabile. Anche se ci proveranno in tanti”. Parole di chi è stato Mino, entrando nel personaggio e restandone affascinato, senza essere Raiola, ma che lo ha analizzato da una prospettiva diversa e probabilmente unica.