Rivoluzione Abascal. Guillermo e la “primavera ascolana”
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Data: 02/06/2020 -

Rivoluzione Abascal. Guillermo e la “primavera ascolana”

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Nato a Siviglia nel 1989, da pochi giorni è ufficialmente il nuovo allenatore dell'Ascoli. A 12 anni giocava nel Barcellona, a 26 collaborava con Emery alla corte di Monchi. E dopo avere stupito tutti con i giovani, ora si misura con i grandi
Nato a Siviglia nel 1989, da pochi giorni è ufficialmente il nuovo allenatore dell'Ascoli. A 12 anni giocava nel Barcellona, a 26 collaborava con Emery alla corte di Monchi. E dopo avere stupito tutti con i giovani, ora si misura con i grandi

Ha i capelli rossi, 31 anni e lo sguardo sempre acceso. Brillante, come il gioco che vuole portare in serie B dopo avere stupito tutti in Primavera. Intenso, come il suo stile in allenamento: pallone sempre al centro, retaggio di un’infanzia passata alla Masia del Barcellona.

Il condottiero più giovane della B

Parola d’ordine: divertimento. Messaggio alla truppa del nuovo comandante Guillermo Abascal da Siviglia, detto Guille. Da lunedì primo giugno può guidare la squadra al completo. È stato accolto con lo stesso entusiasmo di fine gennaio, quando per una settimana fece da traghettatore fra Zanetti e Stellone. Vinse 3-0 a Livorno, poi passò la mano. In quei giorni passati in ritiro a Roma, la squadra aveva ritrovato il sorriso. Un segnale che la società non ha mai dimenticato nelle 5 settimane successive. Quelle prima del blocco, quelle di una gestione Stellone interrotta ufficialmente a metà aprile ma di fatto già conclusa a inizio marzo. “Non farò mai un allenamento in cui un calciatore non abbia l’obiettivo di attaccare lo spazio, di difendere alto”, diceva ai nostri microfoni Abascal un paio d’anni fa, quando allenava a Lugano.

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Dai giovani ai grandi

Venerdì scorso ha firmato il contratto con l’Ascoli. Promosso dal settore giovanile alla prima squadra, dopo aver dominato il girone di Primavera 2, con l’unico rimpianto di non aver potuto festeggiare la vittoria del campionato sul campo. Un’estate fa era arrivato nelle Marche su idea dell’ormai ex direttore sportivo Antonio Tesoro. Ha lavorato per mesi insieme a Piergiuseppe Sapio, collaboratore di Tesoro e responsabile dei giovani bianconeri nella stagione 19/20. Ha portato risultati e gioia: 46 gol fatti e 24 subiti in venti partite. Una luce in mezzo alle ombre di un club partito con grandi ambizioni e ritrovatosi invischiato nella lotta salvezza.

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Allenare l'intelligenza calcistica

E allora il patron Pulcinelli ha deciso di affidarsi a lui. Nonostante la rottura con chi lo aveva portato ad Ascoli, ha scelto di mettergli in mano le chiavi tecniche della società. Momentanea gestione da manager stile Premier, vista la scelta di non rimpiazzare Tesoro per il finale di stagione. Missione salvezza e ripartenza, con un contratto fino al 2022 per crescere insieme. Presente e futuro nelle mani di un ragazzo del 1989 che si è abituato rapidamente a pensare da uomo. E da allenatore, nonostante da ragazzino coltivasse il sogno di giocare nell’attacco del Barcellona. A dodici anni aveva lasciato la sua Siviglia per giocare nella cantera più forte del pianeta. Compagno di squadra di Jordi Alba e Iago Falque, sponda per il talento di chi era più dotato tecnicamente. È rimasto lì due anni e mezzo, ma quando se n’è andato ha messo in valigia tutto ciò che aveva imparato. Prima di tutto, sviluppare l’intelligenza calcistica di chi sta in campo. Allenare la testa in modo mirato, studiando ogni dettaglio.

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Lo faceva già a Siviglia nello staff di Unai Emery.  Match analyst voluto da Monchi, da sempre all’avanguardia nello sviluppo analitico e nella scelta dei suoi collaboratori. Giornate passate al computer ad analizzare tutto e sintesi sul campo. Messaggi chiari a ognuno, facendo sentire tutti al centro del progetto. Dai sei giovani che ha voluto aggregare alla prima squadra, a quei veterani di cui si era già guadagnato il rispetto a gennaio. Regole, chiarezza e disponibilità totale. Stesso trattamento per tutti, stessa attenzione, uguali possibilità per chiunque

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Giardiniere. Anche di uomini

Democrazia andalusa, coltivazione di un progetto. Guillerme Abascal vuole essere anche un giardiniere di uomini. La cura delle piante è una passione che si concede lontano dal campo. Sempre insieme ad Ale, la sua compagna di vita. Lei chef, lui allenatore. Tante tracce di momenti passati insieme sui social. Romantici, viaggiatori e sognatori.Ritratti della loro gioventù e di una voglia di arrivare in cima mantenendo il sorriso e le marce alte.

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Coinvolgimento e coesione

Così Abascal sta diffondendo il suo verbo. Coinvolgendo tutti. Il vice presidente Di Maso lo segue da vicino e spesso si allena con i ragazzi. Il segnale di un’ulteriore coesione fra squadra e club all’alba di ottanta giorni che diranno tutto. L’Ascoli dovrà giocare dieci giornate e il recupero con la Cremonese. Sette su undici le affronterà in un Del Duca deserto.

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E allora conterà anche il sostegno vocale di un gruppo che ha vissuto contestazioni e rivoluzioni, ma che oggi ha un uomo pronto a caricarsi la responsabilità sulle spalle. Ha 31 anni, un nuovo gruppo di collaboratori e la voglia di stupire. Probabilmente ripartendo dal 4-3-3 utilizzato in Primavera e nella partita di Livorno. Quel giorno segnarono Trotta e Morosini. Non stupitevi se nelle prossime settimane dovessero farlo i baby Intinacelli o D’Agostino. O se troverete terzini che sembrano esterni offensivi. Come il suo vecchio compagno Jordi Alba.
Primavera ascolana, vento di estate.



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