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Menzo, un osservatore al nord Europa nell’era di videogiochi e Youtube

Menzo allo stadio del Brann
Menzo allo stadio del Brann

Videogiochi, Youtube, scouting… e talenti dal nord Europa: la nostra intervista allo youtuber italiano Menzo

Immaginate di essere l’idolo per centinaia, migliaia di ragazzi. Hai un canale Youtube, da oltre 200 mila iscritti. Ti dedichi ai videogiochi, ma soprattutto fai anche uno dei lavori che ogni ragazzo che ha giocato almeno una carriera allenatore non può non aver immaginato di fare anche solo per una volta nella sua vita: l’osservatore calcistico.

Menzo, youtuber molto noto in Italia, ha infatti un canale da oltre 10 anni, e diversi sono i format che lui stesso porta sul web per intrattenere il suo ampio pubblico: “rebuilding”, carriere allenatore, “operazioni rinascite”, e una ricerca dettagliata di ogni singolo giocatore. Un’analisi, che parte però da un’attenta indagine solo successivamente trasportata nel gioco. “Quando non registravo video, mi segnavo su un foglio tutti i ragazzi delle singole squadre dai 16 ai 19 anni. E mi son chiesto: perché non posso fare davvero l’osservatore?”.

Una carriera allenatore con il Cesena e una con una squadra di un piccolo arcipelago delle Isole Lofoten (in Norvegia). Passando per le “rebuilding” (letteralmente “ricostruzioni”) di squadre utilizzando giocatori provenienti solo dal nord Europa e le sue diventate celebri “4 years challenge”.

“Sono solo un ragazzo che ha fatto della sua passione un lavoro”. Menzo: calcio, scouting e passione ai tempi dei videogiochi e Youtube.

Scouting, tra videogioco e realtà

“Sono solo un ragazzo che ha fatto della sua passione un lavoro. Inizia così la nostra chiamata con Riccardo Menzolini, in arte – appunto – Menzo. “Negli ultimi anni ho deciso di spostare sul campo le mie ricerche sul calcio che facevo nei videogiochi, l’ho fatto per passione e per aprirmi un’altra possibilità lavorativa. Se è cambiato il ruolo dell’osservatore calcistico negli anni? Assolutamente sì. Prima era una persona che non doveva nemmeno farsi vedere, doveva agire quasi in maschera. Ora invece, per esempio io che lavoro in una agenzia, devo mantenere vivi i contatti, sia con i ragazzi che “scouto” sia con le famiglie di quest’ultimo. Si deve essere veloci in questo mondo, per arrivare prima di altri. Ho capito negli anni che però non è un lavoro facile, soprattutto perché non è come Fifa. Sul videogioco osservi la crescita di un giocatore e puoi quasi sempre portarlo al Pallone d’Oro (ride, ndr), ma nella realtà è tutt’altra cosa”.

Menzo ha poi precisato quello che è il suo metodo e campo d’indagine nel mondo dello scouting. Amo i paesi del nord Europa, i campionati baltici… Non guardo la Serie A, non ho bisogno di andare alla ricerca del nuovo Messi o del nuovo Ronaldo: devo fare un’analisi attenta di tutto quello che può sembrare “di nicchia”, e amo farlo. Per quanto riguarda il metodo d’indagine posso dire che seguo con più attenzione ragazzi che vanno dai 23 anni in giù. Prima me li studio, ne faccio una relazione a priori, e poi agisco”. Tante partite viste, tra campo e tv. Dalla Norvegia all’Inghilterra, passando per Islanda, Lettonia ed Estonia. “Molti ragazzi mi scrivono dicendomi di voler fare questo mestiere. Mi fa piacere, perché vuol dire che ho avvicinato una generazione a questo mondo. Non vorrei che diventasse una moda però, perché è un lavoro serio e che richiede molta responsabilità”.

Talenti

Tanti calciatori “scoutati” da Menzo. Come detto prima, sempre in giro per il mondo. “Uno dei migliori che ho visto dal vivo è Mika Màrmol. Ha un bel piede, e dal vivo è impressionante: può giocare ovunque. C’è una cosa però che lui ha e che io cerco di rintracciare in ogni giocatore: la personalità. È un aspetto che guardo molto e per me ha un grande valore, forse troppo”. Poi Menzo sposta l’attenzione su un mondo a lui molto caro, i paesi del Nord Europa: “Ho avuto il piacere di osservare Andreas Schjelderup, è uno dei giocatori più intelligenti che io abbia mai visto. Poi sarò scontato, ma tra i calciatori che ho visto da vicino e che mi sono piaciuti di più c’è Isak… In Svezia la coppia Gyokeres-Isak è devastante”.

“Sempre al Nord, un calciatore che amo è Matias Siltanen: ha 17 anni e gioca in Finlandia nel Kups. Quando entra in campo fa letteralmente quello che vuole e si fa sentire. Ha personalità, intraprendenza, e non necessariamente un giocatore che ha questi prerequisiti deve farsi notare. Lui, è un leader silenzioso…
Tra quelli che vorrei osservare da vicino? Sicuramente Nypan del Rosenborg, l’ho provato molto anche su Fifa. È un calciatore che non voglio sparisca dai radar, ha i presupposti per diventare importante. Se lavorassi in una squadra e mi chiedessero se Nypan è da prendere, risponderei di sì senza pensarci”. Poi il Brann in Norvegia, il Riga in Lettonia, il Vikingur in Islanda e le squadre più nascoste delle Isole Fær-Øer. “Non smetto mai di studiare, di appassionarmi. Se studio, conosco, e non faccio nulla se non mi muovo verso questa direzione. Amo il mio lavoro, e la passione è il requisito fondamentale”.