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Inter, Marotta: “San Siro? Wembley fu abbattuto senza tante polemiche”

Il presidente dell’Inter Giuseppe Marotta è intervenuto sul palco dello Sport Industry Talk: ecco le sue parole sul derby e su San Siro

Manca sempre meno al derby tra Inter e Milan in programma questa domenica 23 novembre. Le due squadre, dopo un buon inizio di campionato si trovano ora soli 2 punti di distacco.

L’Inter di Chivu, prima in classifica insieme alla Roma, arriva da 8 vittorie 3 sconfitte. Il Milan di Allegri, nvece, nelle prime 11 ha portato a casa 6 vittorie, 4 pareggi e 1 sconfitta.

A pochi giorni dall’attesissima sfida, il presidente dell’Inter Giuseppe Marotta è intervenuto sul palco dello Sport Industry Talk alla RCS Academy.

Il presidente nerazzurro ha toccato diversi temi: dalla condizione della squadra fino al tema stadio: ecco tutte le sue parole.

Inter, le parole di Marotta

Marotta ha iniziato parlando della condizione della squadra: “Spero che stiano tutti bene, giocare partite così importanti dopo la sosta delle nazionali ali non è il massimo. Gli ultimi giocatori sono rientrati oggi. Peccato che entrambe le squadre siano condizionate”.

Ha poi proseguito parlando del derby: “La cosa più caratteristica di questo derby sarà sicuramente il fatto che per la prima volta Inter e Milan sono proprietari dello stadio. Spero che il match faccia da spot per il campionato italiano. Sono certo che metteremo in campo uno spettacolo adeguato”.

Giuseppe Marotta, presidente dell'Inter (imago)
Giuseppe Marotta, presidente dell’Inter (imago)

Inter, le dichiarazioni di Marotta su San Siro

Sul tema stadio ha proseguito: “Avere uno stadio di proprietà rappresenta un passo importante per entrambe le squadre, anche a livello economico. In Europa i ricavi da stadio sono nettamente maggiori e dobbiamo colmare questo gap. Anche Wembley fu abbattuto e non ci furono le stesse polemiche”.

Infine ha concluso sulla nazionale e sulla qualificazione al Mondiale: Ci troviamo in un momento delicato. Arrivare al mondiale è un traguardo importante, dobbiamo rimanere uniti. Non è colpa degli allenatori o della Federazione. I valori sono differenti rispetto a quelli del passato”.