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Pep e Gasp, uniti da un filo chiamato Estiarte

"Ho avuto la fortuna di conoscerlo", dice Pep"Un gesto che non dimentico", gli risponde Gasp. Due allenatori legati da un incontro, ma diversi in tutto e per tutto. Il calcio dello spagnolo è elegante, ipnotizzante, mentale. Quello nerazzurro è fisico, sempre in verticaleì. Nei trofei in bacheca non c'è paragone. È vero. Ma un altro filo li lega: hanno fatto grandi cose, hanno reso felice tante persone semplicemente con il calcio. Lo ha fatto Pep a Barcellona e ora a Manchester, così come Gasp a Bergamo.


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Ma di cosa parlano in conferenza stampa? Qual è il precedente? Bisogna fare un passo indietro. L'allenatore piemontese tra il 1986 e il 1990 gioca nel Pescara di Giovanni Galeone. Un maestro per lui, come per Allegri e Giampaolo. Nella stagione 1986-1897 arriva la promozione in Serie A, mancava da cinque anni. Poi due salveze consecutive. Si respira un'aria positiva, la squadra gioca bene, diverte, vince. Un po' come l'Atalanta. Di quella squadra è Gasperini il capitano.

Ma a Pescara di capitano ce n'è un altro. Si chiama Manuel Estiarte, riconosciuto da chiunque se ne intenda come il Maradona della pallanuoto. Ha vinto due volte la Coppa dei Campioni, tre volte la Coppa delle Coppe, quattro volte il campionato italiano. Ha ricevuto il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale del Merito Sportivo da parte di re Juan Carlos. Non è uno qualunque.

Tra i due c'è un rapporto speciale. In quegli anni Pescara sogna con lo sport, per lo sport. La squadra di calcio in Serie A, con un gioco entusiasmante e gli occhi addosso da nord a sud. Il team di pallanuoto campione d'Italia, con in vasca uno dei giocatori più forti della storia, capace di battere il Posillipo, che aveva vinto le due stagioni precedenti e vincerà le due successive. Anni splendidi da cui nascono legami, fili che il tempo non può spezzare.

Salto in avanti, precisamente al 20 settembre 2011. L'Inter post triplete, con quattro punti in classifica dopo tre giornate, perde a Novara. Complice la sconfitta di una settimana prima con il Trabzonspor, la decisione di Massimo Moratti è chiara: Gasperini non è più l'allenatore dell'Inter. Una grossa ferita, mai negata. Sapendo, con orgoglio, di aver seguito le proprie idee di calcio.

Dall'altra parte dell'Europa, in Spagna, a Barcellona, c'è Guardiola alla guida del Barcellona. Quello di MessiSanchezPuyolAbidal. In panchina, accanto a Pep, c'è… Manuel Estiarte. Sì, il Maradona della pallanuoto. È assistente dell'allenatore spagnolo dal 2008. Conosce Gasperini, capisce – da uomo di sport – il momento difficile. Così alza e il telefono e lo chiama, lo invita in Catalogna per passare qualche giorno con loro. E imparare, da uno dei più grandi.


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Oggi Gasperini ne parla così: "Non posso aggiungere nulla a quello che è già stato detto su di lui come allenatore, posso farlo per quanto riguarda la persona. Lo spessore umano". Non un semplice avversario. E Guardiola, che lo conosce, sa che non è da sottovalutare: "Quello che ha fatto l'Atalanta l'anno scorso, ripeterlo in questo campionato è incredibile. Come vincere il campionato con una grande squara. È una gioia vederli giocare per il coraggio, per la tifoseria, vanno sempre in avanti. Non si vede spesso qualcuno che si prende così tanti rischi".

Rispetto e tanta voglia di confrontarsi sul campo, non importa se tra le squadre c'è una differenza di livello importante. Il filo si intreccia di nuovo all'Etihad Stadium, dove chiaramente ci sarà anche Estiarte. Pronto a riabbracciare l'amico, ricordare Pescara. Poi novanta minuti di fuoco e chissà che Gasperini non riesca a sorprendere Guardiola. Con la sua Atalanta, che quando sembra spacciata improvvisamente si rialza. Per un girone di Champions all'apparenza impossibile. Serve un'impresa, a Bergamo ne sono abituati.

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