L’eroe di San Marino che fulminò l’Inghilterra. Gualtieri: “I miei 8 secondi”
Il 17 novembre del 1993 Davide Gualtieri beffò Seaman e Pearce, portando in vantaggio la nazionale più piccola del mondo. “Perdemmo ma gli inglesi non andarono al mondiale”. Ora vende pc e in Scozia è ancora un idolo
Provate a contare fino a otto con le dita. Aggiungeteci tre istanti. Forse è il tempo sufficiente per decidere che una storia Instagram non merita di essere vista fino alla fine.
Stoppate il cronometro: 8.3. Ora fermatevi anche voi, perché questa è una storia che merita di non essere skippata. Questa è la favola lampo dell’attaccante di una nazionale che non segna quasi mai. Questa è la storia di Davide Gualtieri e del gol più importante della storia di San Marino. Quello del vantaggio contro l’Inghilterra. Dopo otto secondi e tre decimi.
"Vengono da tutto il mondo nel mio negozio di computer per quel gol"
“Micronics personal computer, con chi parlo? Davide? Sì, è il titolare. Aspetti solo un secondo e glielo passo”. Quando il protagonista, classe ’71, inizia a parlare sono passati dieci secondi. Quasi due in più rispetto a quel 17 novembre. “Ancora vi ricordate… Qualche giorno fa è venuto un ragazzo americano e mi ha chiesto un autografo. Ogni tanto arriva qualcuno dai posti più impensabili, persino dal Giappone. Quel gol mi regala ancora momenti così”, racconta Gualtieri per gianlucadimarzio.com.
Quel gol sembra uscito da un romanzo. Ultima giornata delle qualificazioni al mondiale di Usa ’94. Si gioca a Bologna per ragioni logistiche. Gli inglesi hanno bisogno di vincere con sette gol di scarto e di una contemporanea sconfitta dell’Olanda in Polonia per passare. “Erano affamati e concentrati. Eppure già a Wembley li avevamo fatti soffrire. Io però avevo la febbre e rimasi a casa”. A Londra era finita 6-0, con quattro reti arrivate negli ultimi venti minuti. Un mezzo trionfo, culminato dal rigore che Pier Luigi Benedettini, professione tour operatore, parò a David Platt.
Ma il meglio doveva ancora arrivare. Fischio d’inizio. Bonini, unico vero professionista – con un passato alla Juventus – tocca per Bacciocchi. “Che gliela restituisce e scatta avanti”. Bonini appoggia per Manzaroli che fa scorrere ancora su Bacciocchi sulla trequarti. Da lì in avanti è poesia. “Lui – che ha un negozio di ferramenta – provò un passaggio filtrante. Scattai ma ero in ritardo”. Davide versus Golia, ossia Gualtieri, esterno della Juvenes, contro Stuart Pearce, leggenda del Nottingham Forest. “Mi anticipò e fece un retropassaggio corto per Seaman. Troppo corto. Io m’infilai ed entrai in scivolata col destro. Eravamo in vantaggio, incredibile”.
Humiliation here, scandisce al microfono il telecronista inglese. Non c’è bisogno di tradurre. “E non ce n’era bisogno neanche per capire quanto s’insultavano sul campo”, racconta quel numero 11 che aveva appena vissuto un momento fuori da ogni logica: un giocatore di Promozione capace di mettere in ginocchio gli inventori del calcio. “Correvo verso la metà campo senza realizzare bene cosa fosse appena successo. Detti la mano a Giorgio Leoni, il nostro allenatore. Oggi è all’ufficio filatelico”.
Cartolina da Bologna, chiusa in un cassetto che si riapre continuamente. “Poi ce la giocammo. Siamo stati in vantaggio per venti minuti”. Il mondo capovolto e rimesso dritto prima da Paul Ince, poi da Ian Wright al 34’. In entrambi i casi dopo giocate dubbie, non sanzionate dall’arbitro malese. Alla fine del primo tempo gli inglesi erano ancora in corsa per il mondiale, visto il contemporaneo pareggio fra Polonia e Olanda. “Un gol dei polacchi avrebbe riaperto tutto e nel secondo tempo gli inglesi le provarono tutte”. Dilagarono ma non abbastanza.
L'Inghilterra fuori dal mondiale. "E io diventai un idolo in Scozia"
Finì 1-7. Solo sei gol di scarto: inglesi aritmeticamente fuori da Usa ‘94. “Per mia fortuna gli olandesi vinsero a Varsavia e non passai alla storia per quello che li aveva estromessi dal mondiale. In compenso in Scozia diventai un mito. Stamparono pure delle maglie col mio nome: purtroppo non ne ho neanche una”.
Fondo bianco, scritta semplice: Gualtieri 8 seconds. Iconografia di un fallimento da celebrare a litri. Pinte in onore di un improbabile William Wallace. “Ne beneficiò mio fratello Andrea. Una volta è andato in Scozia in vacanza. Quando ha detto chi era gli hanno offerto di tutto. Mi sa che prima o poi ci devo fare un salto anch’io. Una volta fummo anche sorteggiati nello stesso girone, ma mi strappai e restai a San Marino. Che sfiga, sarebbe stato bellissimo”.
Il gol più veloce della storia. Fino a Benteke: "Ma mica l'ha fatto contro gli inglesi"
Birre perse a parte, Gualtieri può godere del titolo di “man of the year 1993” in Scozia. Il primato per il gol più veloce invece glielo ha strappato il belga Benteke contro Gibilterra nell’ottobre del 2016: sette secondi, uno in meno della sua perla. “Un po’ mi è dispiaciuto ma i record prima o poi qualcuno li batte sempre. E poi oh, lui ha segnato contro Gibilterra, mica contro l’Inghilterra”. Davide ride. Ci lascia per un attimo perché nel negozio c’è tanto movimento. Una volta lo chiamavano “il Baggio dei poveri”, oggi – almeno a San Marino – è il Messi dei personal computer.
Di quel 17 novembre 1993 resta una maglia rossa che tiene gelosamente a casa: la numero 3 di Stuart Pearce. Un po’ uno scalpo, un po’ il cimelio del Golia che lo ha reso eterno. “Ma andò il magazziniere a prenderla. Ti pare che uno piccoletto come me poteva andare da uno ribattezzato Psycho a chiedere la maglia quella sera?”.
Non poteva. Anche perché da uomo di sport, Davide capiva l’amarezza di un gruppo rimasto fuori dal mondiale. Eliminato dall’Olanda “che resta la squadra più incredibile mai affrontata. Quando vedevi Rijkaard non capivi dove finiva. Che giocatore”.
"Ora solo futsal e footgolf". E un titolo del Daily Mirror da riguardare
Gualtieri ha continuato a giocare a calcio dopo quella notte magica. Uno strappo all’adduttore gli è costato un prematuro ritiro a 32 anni. “Mi sono messo ad allenare: sia Uefa B, sia Uefa B Futsal. Però ora mi sono rimesso a giocare. A Futsal naturalmente. E poi c’è il footgolf”. Prego? “Sì, l’ho scoperto in America. In pratica devi fare buca in un campo da golf con un pallone da calcio. Ovviamente con i piedi. Ora è arrivato anche in Italia”.
La fine del mondo. Come quel titolo che gli dedicò il Daily Mirror all’indomani della sua impresa. L’istantanea del suo gol da una parte, la coppa del mondo dall’altra e quattro parole per riassumere il tutto: End of the world.
Nel 1993 non c’erano i social, né i fatidici 15 secondi in cui essere vetrina di sé stessi. Davide non li usa manco ora. Forse perché gli sembrano troppi 15 secondi per fare una storia. Per farla, gliene sono bastati poco più della metà. Precisamente 8.3.
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