L’ex analyst Graham: “Così il mio Liverpool ha preso Salah e Mané grazie ai dati”

I retroscena dell’ex data analyst dei Reds all’evento TransferRoom: “Klopp voleva Brandt, noi abbiamo scelto Salah. I dati nel calcio aiutano ma non sono infallibili: nella nostra storia tre grandi flop”
250 gol in 417 partite. And counting. Il nome di Mohamed Salah è scolpito nella storia del Liverpool: terzo miglior marcatore di sempre con la maglia dei Reds, uomo decisivo per vincere tutto. Due Premier League, la Champions, il Mondiale per Club.
Nella storia recente, c’è un Liverpool pre e un Liverpool post-Salah. E soprattutto, in un universo parallelo, potrebbe esserci stato un Liverpool che al posto di Salah ha preso Julian Brandt.
Chissà come sarebbero andate le cose se nell’estate 2017 la dirigenza dei Reds avesse dato retta ciecamente a Jurgen Klopp, che in tema di mercato aveva mosso una sola richiesta: “Come ala portatemi Brandt”. 21 anni, astro nascente del calcio tedesco con il Leverkusen: tanto era bastato per far innamorare l’ex Dortmund.
Eppure, c’è chi a Liverpool ha mosso una critica. E alla insistenza dell’allenatore ha replicato che i dati dicevano altro. Sì, i dati: dicevano che il miglior esterno possibile per quella squadra aveva 25 anni e giocava in Serie A con la Roma. Mohamed Salah, appunto.
“Così i dati hanno consigliato Salah invece che Brandt”
Un incredibile retroscena di mercato, raccontato da Ian Graham – dal 2012 al 2023 Chief Analyst del Liverpool in materia di dati – all’evento TransferRoom di Lisbona, davanti ai dirigenti di oltre 250 club da 76 campionati diversi e a centinaia di agenti. “Klopp aveva molta voce in capitolo sugli acquisti”, ha spiegato. “E quell’estate voleva Brandt, per il suo grande talento e l’attitudine che aveva mostrato già in giovane età. Noi, grazie al nostro sistema di analisi dei dati, abbiamo concordato con lui che il giocatore dovesse essere certamente inserito nella shortlist di quattro giocatori come possibile rinforzo in quel ruolo, ma per noi non era l’opzione numero uno”.

Graham – che oggi per aiutare i club ha lanciato il suo portale di dati Ludonautics – ha poi continuato: “Salah aveva dei prospetti migliori in ogni categoria. Jurgen è stato bravo a farsi convincere e a convincere a sua volta la proprietà che Mo fosse la scelta migliore nonostante il suo passato di scarso successo al Chelsea. La realtà è che in Serie A stava facendo benissimo e che anche in Inghilterra non aveva giocato affatto male. Aveva solo giocato poco, che è diverso. Ma in quel Chelsea era difficilissimo trovare spazio: anche De Bruyne e Lukaku avevano pochissimi minuti. Quindi, in verità, non serviva un genio a capire che Salah fosse forte. Ma i dati hanno certamente aiutato a ‘giustificare’, anche agli occhi della proprietà americana, l’investimento di oltre 40 milioni su di lui invece che su Brandt, quattro anni più giovane”.
Il retroscena su Mané
250 gol, dicevamo. Il Liverpool deve ringraziare l’utilizzo dei dati per il colpo Salah e non solo. La quota gol si alza a 370 se aggiungiamo quelli di Sadio Mané, altro colpo consigliato da Graham e dal suo team di lavoro: “Klopp ancora una volta è stato bravo a fidarsi. E anzi era molto propenso ad acquistare Sadio dal Southampton nonostante vari feedback negativi sul suo comportamento. Eravamo convinti di poterci lavorare: i numeri erano troppo buoni per non provarci. E invece non solo Sadio si è rivelato un grande giocatore, ma anche e soprattutto una grande persona e un professionista serio. Jurgen ha spinto molto con la proprietà per il suo acquisto: Mané gli era già stato proposto quando allenava il Dortmund ma lui aveva preferito Kampl. E forse rimpiangeva quella scelta”.

“I 3 flop dei dati? Aspas, Balotelli e Keita”
Mané e Salah sono solo due degli esempi più virtuosi di utilizzo dei dati sul mercato in casa Liverpool, “ma non sempre abbiamo indovinato”. Graham cita tre casi di insuccesso: “Il primo è senza dubbio Iago Aspas. Un calciatore forte, arrivato da noi nel 2013 per sostituire Suarez. Ha avuto poche vere chance e quando ha giocato non ha mai segnato: agli occhi dei tifosi sembrava semplicemente una sorta di Suarez meno forte. Poi è tornato in Liga e ha dimostrato di essere un grande attaccante.
Il secondo caso è Balotelli. Era arrivato a fine mercato estivo del 2014: era la quarta scelta sia per noi che per l’allenatore, Brendan Rodgers. Ma quell’anno abbiamo perso tanto tempo su operazioni che non siamo riusciti a chiudere e ci siamo convinti alla fine che Mario potesse fare al caso nostro. Come Aspas, ha avuto pochi minuti e tanta sfortuna sotto porta nonostante un potenziale enorme.

Infine, c’è Naby Keita, un giocatore che amavo. Lo abbiamo pagato 60 milioni dal Lipsia: aveva numeri perfetti e uno storico di infortuni quasi nullo. E invece non è mai riuscito a entrare veramente nelle rotazioni. O almeno, non quanto avevamo pensato. Ogni volta che giocava un buon filotto di partite aveva qualche problema fisico: impronosticabile, non ne aveva mai avuti prima. Eppure nel calcio c’è anche questo: i dati sono un grande aiuto, ma non sono infallibili”.