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Ha rinnovato fino al…2034, incredibile ma vero: chi è Paolo Giovannini, l’uomo che ha scoperto Di Lorenzo

La storia del dirigente dell’Arezzo, Paolo Giovannini

11 anni sì, avete letto e sentito bene. Non è un errore di battitura. Duemilae…trentaquattro. Quando magari si giocherà a calcio sulle nuvole, chissà. È quanto di più inusuale e lontano dal calcio moderno a cui il tifoso medio si è – tristemente – dovuto abituare. Eppure è tutto vero, verissimo. Il protagonista della vicenda non è un giocatore particolarmente legato al club, ma un direttore sportivo. E si chiama Paolo, Giovannini di cognome. A blindarlo, letteralmente, è stato l’Arezzo, tornato solo pochi mesi fa in C, tra i professionisti, e naturalmente grazie soprattutto a lui. Gli artefici di questo clamoroso e mai così lungo prolungamento di contratto sono il presidente Guglielmo Manzo e l’amministratore delegato Sabatino Selvaggio. Che già a fine campionato avevano affidato al loro “top manager” il coordinamento di tutta l’area tecnica, dalla scuola calcio fino alla prima squadra. Una società, chiavi in mano.

“Un accordo innovativo, perché mai mi era capitato di legarmi così a lungo ad una società” , ha commentato il dirigente. Che a Pontedera era già rimasto dieci anni, chiamatela fedeltà se volete. Ma chi è Paolo Giovannini? Mettetevi comodi che ve lo diciamo noi.

 

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L’uomo delle 7 promozioni con 5 club diversi

D’esperienza, il signore dei rinnovi ne ha da vendere. Sono ben sette le promozioni che il dirigente può vantare con la bellezza di 5 club diversi e molto spesso al primo colpo. Nessuno come lui in Europa. Molto spesso, il suo cognome viene associato ad una sentenza, l’esemplificazione vivente della vittoria. Dietro ai suoi traguardi c’è sempre uno studio maniacale e una strategia molto personale. Non ha mai chiesto investimenti esosi, ma sempre mirati ed è così che ha raggiunto sempre gli obiettivi prefissati. Lo ha fatto anche con la sua attuale società, l’Arezzo. Nel 2022 firmò il contratto con un club sfiduciato, per poi riportarlo in Serie C nel giro di soli 12 mesi. Giovannini si è presentato in punta di piedi, nonostante il curriculum già invidiabile. Ha chiamato il suo amico Indiani in panchina e poi ha fatto ciò che gli viene meglio: pianificare e agire. In un solo giorno ha fatto firmare tre difensori e un attaccante, Boubacar per l’esattezza, autore di 19 reti in Serie D nell’anno precedente. Ad investire, non vi era uno chiunque, ed ecco spiegato il motivo delle tante scommesse vinte.

Il risultato non poteva che essere una grande promozione. Sette punti di vantaggio sulla seconda a fine anno e la Lega Pro conquistata con tre turni d’anticipo. “A lezione da Paolo”, si chiamerebbe il film sulla stagione strepitosa dell’Arezzo. Una sorpresa, direbbero in molti. Ma il bello della sua storia deve ancora venire. Sette promozioni, dicevamo: con il Castelnuovo Garfagna dalla Serie D alla C2, con la Lucchese dall’allora quinta divisione (l’attuale Eccellenza) alla Serie C1. Dalla D alla C1 a Massa con la Massese e con Vagnati, il ds del Torino, tra i suoi giocatori. Poi, con il Pontedera in C2 e ancora con Indiani allenatore. Sette volte, al primo colpo, con cinque formazioni differenti. Non è Marotta, né Giuntoli. Si chiama Paolo Giovannini, nato a Bagni di Lucca.

 

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“Facemmo esordire Di Lorenzo a 15 anni, le sue qualità si intravedevano già”

Nonostante sia uno specialista nelle promozioni, la sua bravura non si limita al collettivo. Infatti, non in molti sanno che fu proprio lui a scoprire Di Lorenzo, attuale capitano del Napoli e perno della Nazionale. Giovanni cominciò la sua carriera a Lucca, città d’origine del dirigente. “Si intravedevano già le sue qualità, lo aggregammo alla prima squadra per questo motivo. Poi, nel finale di campionato lo facemmo anche esordire in Serie D, visto che eravamo già promossi. Fu la sua prima volta tra i grandi a 15 anni”. Dopo il debutto da minorenne, fu la Reggina ad accaparrarsi il ragazzo. Chiaramente, la trattativa non poteva che essere gestita sempre da Paolo Giovannini. Il terzino non ci mise molto ad imporsi anche a Reggio, ma il fallimento del club nel 2015 comportò lo svincolo d’ufficio di tutti i giocatori.

“Non sapeva cosa fare. Allora venne da me a chiedermi una mano ci raccontò in un’intervista così chiamai a Matera per alcune amicizie in comune e si trovò un accordo. Ricordo ancora il momento della firma: fui io a visionare e controllare il contratto di Di Lorenzo prima che si trasferisse al Matera, facemmo tutto dal mio ufficio”. Fu così che decollò la carriera del difensore scudettato. Giovannini, nel frattempo, aveva lasciato la Lucchese per diventare il direttore sportivo del Pontedera, dove rimase 10 anni. “Ti prenderei subito qui, ma tu meriti altri palcoscenici”, le parole di Paolo a Giovanni. Una soluzione doveva trovarsi: “Si prese cura di me e in poco tempo trovai squadra, mi disse: ‘Ti do una mano io con i contratti e tutte le scartoffie'”. Avendo a cuore il ragazzo e conoscendone a pieno le potenzialità, lo aiutò anche nei trasferimenti all’Empoli e al Napoli.

 

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Il capitolo Arezzo e il contratto di undici, non dieci, anni

“Quando l’Empoli chiuse l’affare, Giovanni ed il papà andarono da Matera in Toscana in auto – raccontò Giovanni ai nostri microfoni. Deviarono il viaggio di qualche chilometro per venirmi a salutare, quasi a ringraziare prima della firma” Se la Nazionale Italiana può vantarsi di avere un grande terzino destro, in buona parte lo deve anche al dirigente Paolo Giovannini. Dunque, non è più così utopistico immaginare i motivi che hanno spinto l’Arezzo a legare nel vero senso della parola il direttore sportivo per undici anni. Esattamente undici, non dieci, quasi a voler esplicitare la durata esattamente un anno più lunga rispetto all’esperienza con il Pontedera. Per il prossimo capitolo di questa meravigliosa storia…siete pregati di tornare nel 2034. Con quale mezzo, e ancora presto…per dirlo.