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La giocata migliore di Christian Michael Kouamé Kouakou è sorridere. Quando corre come una gazzella. Quando segna. E quando, in spogliatoio, balla la sua MHD Afro Trap sotto la fotocamera attenta di Piatek, che riprende tutto. Faccia genuina, di chi non sa mentire mai, occhi innamorati della vita. La sua vita: famiglia e pallone. O meglio, famiglie e pallone.

Perché in Africa (a Bingerville, nel distretto di Abidjan, Costa d’Avorio) c’è papà Patrice, che lo chiama sempre dopo una partita, a Prato i “Vignoli”, chi lo ha adottato e cresciuto in Italia, mentre in Francia vive la sua fidanzata, mamma da pochissimo, che tra poco lo raggiungerà a Genova. La nuova casa di Kouamè, da quest’estate, quando Preziosi, lesto, ha chiuso la trattativa con il Cittadella sui 9 milioni di euro totali tra prestito e riscatto: Atalanta e soprattutto Cagliari, con Maran che lo aveva già allenato al Chievo, battute.

A proposito di Cittadella, realtà dove Kouamè è cresciuto come ragazzo e come calciatore. Da quelle parti gli vogliono ancora tutti bene, da capitan Iori al direttore generale, Stefano Marchetti. Che Christian, un po’ per scherzo, chiamava ‘papi’. Ma il legame tra i due era davvero forte. “È il figlio che vorresti avere” ci ha confermato il dirigente dei veneti. “Non saprei trovarti un suo difetto. Scontroso? Mai. Venale? Mai. Rissoso? Mai. Quando il mister stoppava l’allenamento e diceva ‘andate a bere’ lui restava li a palleggiare, tutto contento”.

A qualcuno ricorda Asprilla, qualcun altro non fa paragoni perché non ne ha ancora trovati. Kessié, suo connazionale, è l’unico a cui ha chiesto la maglia nel suo primo anno di A. Per ora. Chri è gioia, quella ingenua, ancora più rara nel calcio di oggi. L’arbitro fischia la fine del derby di Genova e lui, votato come migliore in campo, era atteso per l’intervista flash di rito. Passa il tempo ma non arriva. Alla fine, eccolo, per ultimo, dopo aver regalato maglia e pantaloncini ai tifosi. “Non te ne volevi andare!” afferma il giornalista Re di Sky Sport. “Non credevo fosse così bello” ammette lui.

Sarebbe stato ancora più bello se quel suo colpo di testa fosse entrato, ma Audero – altro giovanissimo promettente – gli ha detto no con un miracolo. Kouamè afferma: “Stavo già esultando! Gli ho fatto i complimenti per la parata”. Fair play. E spirito giusto, di chi guarda sempre avanti con ottimismo. “Adesso andiamo a casa contenti e basta. Pensiamo già alla prossima”. Con un bel sorriso stampato sulle labbra. La giocata che serviva a questa serie A.