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Cesare Prandelli, “l’uomo per bene” con la Fiorentina nel cuore 

Sicurezza. Fiducia. Bel gioco. Se chiedete a un tifoso viola quali sensazioni vengono in mente a ripensare alla Fiorentina di Cesare Prandelli, state sicuri che vi sentirete dire queste parole. Tra Firenze e l’allenatore di Orzinuovi è stato un amore a prima vista: alchimia, chimica, una relazione sinergica tra una città e un allenatore. Ma ora tutto questo può tornare a essere come prima. come quindici anni fa. 

Da Firenze non se n’è mai andato del tutto, lui che da anni ci vive. Perché è lì che si è sentito amato, coccolato, protetto. La Fiorentina ritrova “l’uomo per bene” che l’aveva fatta tornare grande. L’uomo che a sua volta, insieme alla Fiorentina, lo era diventato, tanto da meritarsi la chiamata della Nazionale.

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Magie europee

“Firenze è la mia città”, disse al momento dei saluti, dopo cinque anni fantastici. Dopo la gioia di Verona, quando il popolo viola festeggiò la Champions League, prima della revoca Calciopoli. Dopo la splendida cavalcata in Coppa UEFA, finita ai rigori contro i Rangers. Dopo i 31 gol di Toni nella stagione 2005/06, dopo Osvaldo che trafigge Buffon e regala alla Fiorentina un successo a Torino, contro la Juventus, che mancava da troppo tempo. Dopo la rovesciata dell'italo argentino, sempre a Torino: quella volta Firenze mise due piedi in Champions, e nessuno glieli tolse più. “E quindi uscimmo a riveder le stelle”, recitò la Curva Fiesole, prendendo in prestito le parole del poeta massimo, Dante Alighieri. E chissà come sarebbe andata se due anni dopo, a Monaco di Baviera, il guardalinee avesse tolto a Klose il gol del 2-1 per il Bayern, nell’andata degli ottavi di finale. Se un fiorentino pensa a Prandelli, pensa a sorrisi, serenità e certezze. A un bellissimo periodo in cui i tifosi viola riscoprirono la bellezza dei sogni. 

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Il minuto di silenzio per la moglie

Questo e molto altro è stato Prandelli. Molto altro. È stato amore incondizionato, passione, unione. Un rapporto indistruttibile. Quello che è accaduto il 2 dicembre 2007 al Franchi ne è una riprova: quel giorno un’intera città si era stretta al dolore del proprio allenatore, in un assordante minuto di silenzio prima dell’inizio dell’incontro per ricordare la moglie Manuela, scomparsa sei giorni prima, sconfitta da una malattia incurabile: “Il tempo che passa smorzerà il dolore, ma se avrai bisogno di lei alza gli occhi al cielo, la sua stella ti guiderà per sempre e ci porterà lontano”, fu l’omaggio di Firenze per Cesare. In quell’occasione erano presenti più di 42.000 anime, ma batteva un solo cuore. Quello di un popolo unito al dolore del proprio condottiero. Un omaggio da brividi. Ma il calcio sa regalare anche queste emozioni. Molto più forti dell’esultanza per un gol.  


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"Traghettatore"

Prandelli è riuscito a rialzarsi e a reagire anche grazie all’amore di Firenze. La sua città. Quella che ha lasciato nel 2010 per coronare il sogno della Nazionale. Quella che ritrova adesso, undici anni dopo, con gli stessi obiettivi: tornare grandi, insieme. Come una volta. Allora c’era da ridare blasone e lucentezza a una squadra che dopo anni d’inferno ritrovava il paradiso della Serie A. Adesso c'è da riportare entusiasmo in una piazza vogliosa di fare il tanto atteso salto di qualità, che nonostante gli anni, ancora, non è arrivato. I presupposti ci sono tutti: società solida e giocatori pieni di qualità e talento in campo. Forse mancava solo l’ultimo pezzo perché il puzzle venisse concluso. Il pezzo perfetto, quello dell’uomo per bene che sa come fare per rimettere le cose a posto e portare in alto Firenze e la Fiorentina. Quello che sa come far diventare un pallone un mezzo per dare felicità alla sua gente. 

Lo chiamano traghettatore. Dovrà salire in una barca un po’ traballante. Una barca costruita per grandi viaggi, che sembra rimasta incagliata in acque antipatiche. Adesso prenderà in mano il timone Cesare Prandelli, e proverà a trovare luoghi più calmi, più sicuri. Per ridare sicurezza, fiducia, bel gioco alla sua città. Per tornare a vincere e a sorridere. Per uscire a riveder le stelle. Insieme.