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Una rovesciata per sognare. Bonazzoli e “le pressioni che non reggi”

Quando hai la percezione che in un anno possa cambiare tutto. Una rovesciata, in questo caso, non è solo un gesto tecnico (splendido), ma un simbolo di un cambiamento radicale. Di un giocatore che l’anno scorso ancora “non sembra pronto per la A” e che invece, adesso, la A la tiene stretta. Strettissima. Protagonista? Federico Bonazzoli, di anni 23, ma che sembra un veterano del calcio in Italia.

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Non è per il cognome, che a Genova (sponda Samp) vuol dire parecchio: è perché se esordisci nell’Inter a 16 anni, qualcosa vorrà pur dire. Era il 18 maggio 2014, 3 giorni dopo Federico di Manerbio avrebbe festeggiato il suo compleanno. Mazzarri lo manda in campo: 5’ al posto di Ruben Botta (che fine ha fatto?). Esordio amaro, perché l’Inter perderà 2-1 col Chievo, ma un sorriso resta. L’anno dopo domina il Viareggio: 5 gol in 4 gare, ma è in quell’inverno, quello a cavallo tra il 2014 e il 2015, che diventa davvero famoso.

Eto'o-Bonazzoli: le ciliegine di Ferrero

Perché lo chiama Ferrero: offre a un ragazzo di nemmeno 18 anni una cifra da grande calciatore di Serie A. È un investimento del presidente da poco alla guida della Samp: un colpo fatto nelle stesse settimane in cui arrivò Eto’o. Il camerunense per il presente, il ragazzino per il futuro: oltre 4 milioni all’Inter e trasferimento concordato per giugno. Sembrava tutto bello, ma bisognava sudare per conquistare la A. 

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La intravede solo per qualche anno, poi la assaggia un po’ di più con la Spal da gennaio a giugno 2018: niente gol e un nuovo prestito in B, al Padova. Qui gioca tanto: 35 partite, 8 gol di cui uno nel 3-3 di maggio con il Benevento. Altra gioia a metà: rete segnata ma matematica retrocessione dei veneti. E un nuovo ritiro a Genova, con il dubbio su cosa fare.

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"Non hai il coraggio di provarla"

Tutto ribaltato. Arrivano le prime reti: a settembre è con Di Francesco in panchina, sconfitta per 2-1 con la Fiorentina. Poi segna con Ranieri alla ripresa di giugno ma perde di nuovo con il Bologna (2-1). Con l’Udinese no: il 2-1 lo segna lui. Finirà 3-1, ma quel gol è tutto. “In allenamento  provo spesso la rovesciata e i miei compagni mi prendevano in giro, dicendomi che non l’avrei rischiata in campo”. Ride, finalmente. Salvezza più vicina per i blucerchiati e risposta agli scettici. Negli esordienti dell'Inter riuscì una volta a segnare 10 reti in partita. Sembrava una macchina da gol. “Quando sei giovane sei caricato di pressioni che non reggi” ha ammesso lui a Sky. Crescendo (e sbagliando) si impara.