El Barrio, la favola della Kings League raccontata dall’eroe: “Non siamo ancora coscienti di quello che abbiamo fatto”
La nostra intervista a Jacobo Fernández de Liencres: la vittoria al Camp Nou, il tatuaggio per El Barrio e la Kings League prima che esistesse
“Non siamo ancora coscienti di quello che abbiamo fatto. Era già stato un sogno arrivare al Camp Nou ma uscirne con la coppa è stato qualcosa di unico, non ci siamo ancora abituati“. Chi parla è Jacobo Fernández de Liencres e da due settimane è il campione della prima edizione della Kings League. Al telefono ha ancora un po’ la voce rotta dall’emozione. Sia di aver alzato quella coppa, sia di iniziare una nuova avventura. Infatti dopo la vittoria, Jacobo è stato uno dei primi ad andarsene dalla squadra dopo che i Porcinos hanno pagato la sua clausola. Gli ultimi sono stati giorni di grande emozione, dalla vittoria al trasferimento.
La magia del Camp Nou
Ma torniamo un attimo con la testa al Camp Nou. “All’inizio quando siamo arrivati avevamo la sensazione di essere in un qualcosa molto più grande di noi. Quando entri in campo te ne rendi subito conto con tutte le grida e il rumore. Ma quando giochi ti tranquillizzi, sei più motivato. Avevamo anche tanti tifosi per noi e ci ha aiutato questo”. Erano arrivati alle final four da ottavi in classifica battendo ai quarti di finale gli Ultimate Mostoles, i primi classificati nella regular season.
“La nostra forza è stata lo spogliatoio, eravamo una famiglia“, ci racconta Jacobo. “Nessuna stella sopra agli altri. Abbiamo fatto una semifinale e una finale impeccabile. È difficile assimilare quello che è successo“. I giorni dopo la finale ci chiamavamo per farci svegliare e capire che avevamo veramente vinto”. Una storica vittoria che rimarrà sulla pelle di ognuno. “Tutti ci siamo tatuati. Io ho deciso di fare lo stemma di El Barrio con la stella dei campioni. È stato un qualcosa di storico, difficilmente ricapiterà. Perciò volevo avere un qualcosa che me lo ricordasse per sempre“.
Un nuovo inizio per Jacobo
Proprio da queste parole si capisce come il passaggio alla squadra di Ibai Llanos non sia stato così facile. “Fin da subito ho capito che il mercato sarebbe stato molto difficile per El Barrio. Come ogni vincitore, era difficile proteggere tutti i giocatori. Io avevo un prezzo molto accessibile, la strategia era chiara: potevo essere uno scambio per prendere nuovi giocatori e proteggere gli altri”. Diverse le squadre interessate a lui: “Saiyans mi aveva contattato. Anche Troncos e Aniquiladores. Dopo un primero spilt (prima stagione, ndr) stupendo, volevo andare in un progetto competitivo e l’unica opzione per me era Porcinos“.
Squadra che attrae anche per i tanti grandi giocatori nel roster. “Javi Espinosa è un grande, ha una capacità tecnica tra le migliori della lega. Anche Hugo Fraile, Segovia, Chichero…Mi piace molto come squadra e come progetto. Ibai si vede che pensa solo a vincere e questo mi motiva molto“.
Una Kings League prima che esistesse
Ironia della sorte: prima di entrare nella Kings League, Jacobo già aveva una sorta di “sua Kings League“. “È stato tutto una casualità. Prima mi dedicavo all’organizzazione di eventi di calcio, di solito di calcio a 7”. Con la sua organizzazione, la TikiTaka Barcelona, hanno diverse funzioni aggiuntive come il var e le dash cam per gli arbitri. “Volevamo offrire un servizio per tutta la gente di Barcellona che voleva divertirsi ma con professionalità. La Kings League mi ha permesso di migliorare anche qui. Da lì prendo cose che poi porto anche su TikiTaka”.
Sui social è anche tra i più seguiti della Kings League. “Sto tutto il giorno su TikTok vedendo e postando video (ride, ndr). Ho l’algoritmo pieno di Kings League. Il torneo mi ha dato la possibilità di conoscere e fare video con giocatori che vedevo in tv da piccolo“.
Chiudiamo con la solita domanda, qual è la vera forza della Kings League? “È un prodotto super innovativo, costantemente in evoluzione. Quando era iniziato aveva appena due tre regole, oggi ne ha molte di più. Le varie comunità dei social vanno a creare un’unica comunità globale, e questo è solo l’inizio. Ora arriverà anche in altri Paesi, sarà destinato a crescere sempre di più. Poi il calcio è un gioco che non ha lingua”. Filosofia e innovazione al servizio del pallone. Dopo la sorpresa, la Kings League e Jacobo sono pronti ad affermarsi.