Hai 14 anni e il Real Madrid ti vuole. Ti porta anche al Mundialito Sub-14. Sarebbe un sogno per tutti, ma non per Javi Espinosa. "Quando ero piccolo non volevo andare lontano da casa. Avevo provato a superare questa "paura" con il Real. Ma ho visto cose che non mi piacevano, non sono stato bene lì". Hai 14 anni e nello stesso anno arriva anche l’offerta del Barcellona. "È stata la miglior esperienza della mia vita. Mi sono formato sia come giocatore ma soprattutto come persona. Quelli da adolescente sono gli anni più difficili e farli lì è stato fantastico". Un altro mondo per il centrocampista classe ’92, ora protagonista nella Kings League.
Espinosa: "Sapevamo che Luis Alberto sarebbe diventato un giocatore spettacolare"
Ma la scelta è stata semplice per Javi. "Il Barcellona, a quei tempi, considerava molto di più il settore giovanile rispetto al Real Madrid. Molti più giocatori del vivaio blaugrana arrivavano in prima squadra", ha raccontato Espinosa ai microfoni di gianlucadimarzio.com. Insieme a lui, tra giovanili e Barcellona B, anche diversi protagonisti della nostra Serie A. "Sapevamo che Luis Alberto sarebbe diventato un giocatore spettacolare. Deulofeu anche ha sempre fatto la differenza. Sanabria garantiva sempre gol, mentre Patric era molto duttile in difesa".
Nella seconda squadra dei blaugrana, Espinosa viene allenato anche da Luis Enrique. "Non ho mai visto un approccio uguale al suo se non con Guardiola. Ha un carattere forte e una visione del calcio molto bella. È un allenatore fantastico". Tra i talenti migliori al mondo, c’è sempre stato qualcuno uscito dalla Masia. Ma qual è il segreto? "Il rapporto che hai con ogni persona lì ogni giorno. Ci educavano bene e ognuno, dall’allenatore al magazziniere, ti insegnava qualcosa".
La Kings League: "Il calcio tradizionale sta iniziando ad annoiare"
Dal Barcellona decolla la carriera di Javi. Prima Villarreal, i vari prestiti in Spagna, la Grecia e ora la Kings League. "Mi ci sto flippando. Ogni giornata che passa voglio tornare a giocare subito dopo. C’è grande intrattenimento, ma anche un altissimo livello tecnico e tanta intensità". Un’alternativa al calcio tradizionale. "Quello normale sta iniziando ad annoiare. Alla gente piace che facciamo calcio ma in una maniera differente. Attrae sia i piccoli che i grandi, può sembrare un calcio strano ma funziona".
Anche se non è stato così semplice convincere Javi a giocare la Kings League. "C’erano diversi amici che erano già dentro, ma non ci credevo molto. Poi mi ha chiamato Ibai (ora suo presidente al Porcinos, ndr) e mi ha sorpreso molto. Mi sono detto che dovevo provare".
La seconda chance
Scelta ripagata. "Mi sono trovato molto bene. Il campo è piccolo ma è molto difficile giocarci se non sei forma. Noi abbiamo una grande squadra, dal presidente ai giocatori, mi hanno fatto sentire subito a casa". Ora il sogno Camp Nou è più vivo che mai, lì si giocheranno le final four della lega. Il terzo posto della sua squadra lo riporta a quel 14enne che avrebbe dato qualsiasi cosa per giocare lì. Non l'ha mai fatto con i blaugrana, ora si è creato la sua seconda chance.