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Diaz, da raccattapalle al gol della vittoria nell’anno dei due Liverpool

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Il 2019 verrà ricordato come l’anno del Liverpool. La squadra allenata da Klopp è tornata a vincere la Champions League dopo 14 anni, oltre alla Supercoppa Uefa e al Mondiale per Club. Contemporaneamente, dall’altra parte del mondo, a 11087 km di distanza, un altro Liverpool, quello di Montevideo, è stato protagonista della vittoria del Torneo Intermedio, ovvero la competizione che si svolge in Uruguay a metà anno, al termine del Torneo Apertura e prima del Clausura. A febbraio 2020 il club nerazzurro ha affrontato e superato ai supplemenqtari il Nacional, una delle due grandi d’Uruguay.

Protagonista della serata è stato Fabricio Díaz, centrocampista classe 2003 al debutto da titolare, che nei minuti finali ha ripagato la fiducia dell’allenatore Román Cuello e lo sforzo dei propri compagni con il gol del definitivo 4-2 nel momento di maggior difficoltà. “Gioco da centrocampista centrale solitamente, ma l’allenatore in quei minuti mi disse di giocare davanti perché avevo i crampi” un esordio da sogno.Ho iniziato a giocare quando avevo 3-4 anni al baby fútbol nel club del mio barrio, Tiscornia di La Paz nella provincia di Canelones, a mezzora da Montevideo. A 12 anni mi sono trasferito al Liverpool dove ho fatto tutto il settore giovanile e adesso ho la possibilità di giocare in Primera. Questo club ha un significato speciale per me perché mi ha formato come giocatore e come persona: mi ha dato un’opportunità. Sono veramente grato a questa società, che negli ultimi anni è cresciuta molto: in più di cento anni non aveva vinto niente e in sette mesi ha vinto due titoli. È stato incredibile essere nella storia di questa squadra e vediamo se possiamo fare ancora meglio”.

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DA RACCATTAPALLE A CAMPIONE 

In poco tempo la vita di Fabricio è cambiata radicalmente. Da giocatore nelle giovanili e studente, a calciatore professionista “Sto vivendo questo momento cercando di valorizzare tutto quello che mi succede. È stato tutto molto rapido. Dopo il debutto contro il Nacional ho esordito in Copa Sudamericana. È il sogno di ogni ragazzo debuttare e avere l’opportunità di allenarmi con la nazionale uruguaiana. Quando il Liverpool ha vinto l’Intermedio a settembre io ero a bordocampo a fare da raccattapalle. In cinque mesi è cambiata la mia situazione. Il 6 gennaio ho iniziato ad allenarmi con i grandi e poi dopo tre settimane ho debuttato. Il gol contro il Nacional significa tanto per me e per il club. Segnare al debutto in un club che non è molto grande come altri, per me è stato qualcosa di molto bello” racconta a gianlucadimarzio.com, a pochi giorni dal primo stipendio festeggiato in famiglia con un asado. Lo stare insieme ai familiari e agli amici del barrio è rimasto il suo passatempo preferito quando non è in campo. Qualche problema in più nel conciliare la scuola e gli allenamenti, che lo porteranno presto a seguire le lezioni serali per terminare il liceo.

Diciassette anni compiuti due giorni dopo quella serata magica con tanto di regalo anticipato, per il giovane centrocampista che sogna di ripercorrere la strada tracciata da tanti connazionali in un reparto che negli ultimi tempi sembra aver aggiunto qualità. Gli esempi dei vari Valverde, Bentancur, Torreira, Nández e Vecino ne sono la prova, rispetto alla generazione precedente che aveva vinto la Copa América 2011 con in campo interpreti come Arévalo Rios, Gargano, Diego Pérez ed El Tata González. “Sono un mediano e cerco di giocare velocemente il pallone in avanti alla ricerca degli spazi. Non ho un idolo, ma mi piace guardare centrocampisti come Kroos o Busquets. In questo momento però faccio molta attenzione a un mio compagno, El Tofi Hernan Figueredo, che prendo come modello”.

IL SUPPORTO DELLA FAMIGLIA E I SOGNI

Rimanere umile e guardare sempre avanti senza fermarsi davanti alle difficoltà” l’insegnamento fondamentale proveniente da una famiglia altrettanto umile, con il padre Gabriel, operaio edile che lavora insieme agli zii e ai due fratelli maggiori di Fabricio, Maximiliano e Alexis, oltre a mamma Veronica, addetta alle pulizie.“I miei genitori sono stati importantissimi e senza di loro probabilmente non sarei qui. Dal primo passo nel baby fútbol fino ad oggi mi hanno sempre supportato. Anche grazie a loro non ho avuto molte difficoltà. Per spostarci l’unico mezzo che avevamo era una moto e con quella mio padre mi accompagnava agli allenamenti, indipendentemente che ci fosse il sole, la pioggia o che facesse freddo. Con la moto era molto più pericoloso e poteva accaderci qualcosa, però per fortuna è andata bene”.

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 Adesso penso a far bene con il Liverpool in Uruguay e in Copa Sudamericana. Il prossimo anno spero di partecipare al Sudamericano Sub-20 con la maglia della Celeste. Come ogni calciatore sogno di giocare in Europa e magari nella nazionale maggiore” Sogni, obiettivi e speranze per il giovane talento protagonista nel momento più alto della storia del club, con il quale vuole continuare a togliersi delle soddisfazioni. Per il futuro e l’Europa c’è tempo, anche se tutto finora per Fabri si è svolto in maniera molto rapida. Nella sua testa c’è il Liverpool, e poco importa se sia quello Negro y Azul o quello dei Reds.