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Covid-19 e le famiglie divise: “Anche noi calciatori viviamo questo dramma”

Vicini con il cuore e con la testa. Lontani fisicamente. La difficoltà di resistere e la commozione del momento. E' il dramma di tanti calciatori che non saranno famosi come Lukaku o Ronaldo ma, soprattutto nelle categorie minori, hanno più difficoltà di adattamento e di comfort. Il calcio si ferma per il Covid-19. E non è il solo spettacolo a risentirne ma anche gli affetti. Intere famiglie sono divise dalla pandemia che non risparmia nessuno. Giovani, giovanissimi che hanno lasciato le loro case, i propri mondi familiari, alla ricerca di un pallone e che, adesso, non possono più tornare indietro. E genitori, che vivono con apprensione la lontanza e la abbattono attraverso telefonate e messaggi su Whatsapp. Nessun contatto fisico per giorni, settimane e mesi. Almeno fino alla fine della quarantena.

Da Torino, Federico Lucca, papà di Lorenzo, attaccante diciannovenne del Palermo, riflette sul figlio esiliato. "Si spera che non succeda nulla, tanta gente si è spostata per l'Italia malgrado le direttive del governo. E spero anche che la situazione non precipiti come è successo al nord. Il pensiero di averlo vicino c'è, ma visto che in Sicilia i pericoli, a quanto pare, sono minori e lui non è in mezzo alla strada, va bene così. Sta con altri ragazzi e si diverte. Però averlo vicino è un'altra cosa". Rimane inossidabile la speranza di un abbraccio commosso quando tutto sarà finito.


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Da sud a nord 

Dalla Puglia alla Lombardia. E ritorno. 931 chilometri per vivere un sogno che ha chiuso momentaneamente … le porte. O, meglio, gli stadi. Anche per chi è rientrato alla base. Claudio Maffei (20 anni), promettente ala del Lecco, in prestito dal Pisa, è prigioniero in casa. "Sono tornato a Bari. Ma prima ho dovuto affrontare 15 giorni di isolamento in Lombardia, con la paura che avrebbero annullato tutti i viaggi. E' dura rimanere in una città nuova senza amici. Per fortuna c'era il mio compagno di squadra a tenermi compagnia". Ora, invece, è tornato in famiglia, ma chiuso in una stanza, da solo, in quarantena. "Non posso abbracciare papà e mamma. Mio fratello è in una stanza adiacente per non correre rischi di contagio. Prima di tornare in Puglia, andavo al campo per effettuare dei test. Appena ottenuto il via libera, ho preso di corsa l'aereo".

Tornato a Bari, l'epidemia dilaga. "Sono stato anche fermato dalla polizia. Tutto in regola". Meno che la condizione di sicurezza. Per cui, una volta nella sua città deve osservare altri giorni di quarantena. Senza contatti, ovviamente, e senza uscire. Neanche una carezza da mamma Agnese e papà Umberto. "Casa è sempre casa. Amo Bari, tra poco, finalmente, finisco l'isolamento e per prima cosa abbraccerò i miei genitori, anche con guanti e mascherina. Me li voglio godere visto che sto sempre fuori". 


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Papà da lontano 

C'è anche chi ha avuto il secondo figlio, il caso di Malaury Martin (31 anni), ex Monaco ed esperto centrocampista rosanero, e ha potuto vederlo solo un paio di giorni. Un incubo degno di un film anni '40 strappalacrime, in bianco e nero: Bianca Cimatti, moglie e imprenditrice del fashion brand Notari, è rimasta in Francia, bloccata alla vigilia della partenza; Martin, in Italia, nella spiaggia palermitana di Mondello. Nazioni diverse e un nemico da sconfiggere insieme: la solitudine. "Leonardo, il più piccolo dei miei figli, ha da poco compiuto due mesi. Quando si sveglia vuole stare in braccio. William, due anni, chiede sempre di Bebè (Martin ndr) e corre con la sua maglia per casa. Dovevo raggiungerlo prima dell'emergenza, era tutto organizzato". E invece è arrivata la quarantena. "Non ho altro in testa. Mio marito è molto stressato, lo sento dalla voce. Per fortuna non si butta giù. Ci manca". Il grido d'amore di una mamma e dei suoi figli. In quello che è un momento storico senza precedenti che colpisce nella salute e nel cuore. 

di Alessandro Geraci


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