“Ho venduto tutto e giro con un camper”: la nuova vita di Cossato
“Sto bene, qui è uno spettacolo. Ho preso questa decisione di buttarmi nell’ignoto. Ho venduto tutto e ho comprato un camper per girare il mondo con il mio cocker. Ho scoperto una nuova vita”.
Federico Cossato racconta della sua rinascita da Cascais, in Portogallo: “C’è appena stato un diluvio universale, ma ho dormito a pochi metri dall’oceano. Impagabile”. Nella stagione 2001/02 fu tra i protagonisti del Chievo dei miracoli di Delneri che conquistò la qualificazione ai preliminari di Champions. Oggi gira l’Europa, andando alla ricerca di nuovi tramonti e mari.
1.836,63 i km linea d’aria che lo dividono dalla sua Verona, la sua casa prima di stravolgere il suo cammino: “Ora vivo in un camper e mi muovo per il mondo. Giro senza meta. Se mi piace un posto mi fermo, altrimenti proseguo”.
“Ho capito che tante cose che pensi essere necessarie, ma non lo sono. Molti mi dicono che posso farlo per i soldi. È vero, aiutano, ma non c’entrano molto. Dipende dalla volontà che si ha di cambiare il proprio futuro”, continua l’ex calciatore. “Dietro alla paura di buttarsi c’è la riscoperta della vita. La riscoperta di noi stessi”.
La sua è la storia di una rinascita. La rinascita di un uomo che si è (di)scoperto. Un viaggio il cui senso si trova nel cammino e non nella meta, negli incontri con persone sconosciute, nella bellezza delle piccole cose. Due nuovi occhi, un nuovo cuore. La “seconda” vita di Federico si divide tra la purezza delle sensazioni, gli orizzonti sul mare, i tramonti e il coraggio. Il coraggio di ricominciare.
“Il calcio? Un mondo falso”
“Il calcio è un mondo falso, fatto di apparenze, schemi, aspettative. È lo specchio della nostra società. Preferisco il mondo che ho scoperto ora in cui si valorizzano i rapporti umani, le emozioni, l’anima delle persone”, racconta Cossato. Un passato lasciato alle spalle, compreso l’incubo vissuto per il caso scommesse: “Mi hanno buttato addosso tanta di quella mer*a anche se non c’entravo niente, come poi è stato dimostrato. Ma non voglio parlarne, fa troppo male”.
Ma il calcio non le manca? “No, devo essere sincero. Non mi mancano lo spogliatoio e gli ex compagni, sono sempre stato un solitario. Non mi sono mai sentito un calciatore. L’ho sempre vissuto con umiltà. Lo stesso valeva per mio fratello, anche se lui era molto più forte di me”. Restano comunque i bei ricordi: “Il mio Chievo è stata una favola. Ora ho visto che la società è stata rifondata, ma per me non sarà mai come quello di Campedelli. Il vero Chievo era il suo”. E Delneri, un secondo padre: “Unico. Ricordo ancora le volte in cui si girava verso la panchina e diceva qualcosa di incomprensibile”.
“Papà, vai”
Il ritiro dal calcio, una liberazione: “Non ce la facevo più fisicamente, avevo problemi alle fasce plantari. Ero stanco di vivere con il dolore”. Inizia il cambiamento: “Dentro di me c’era fin da piccolo il sogno di viaggiare. Ma trovavo sempre scuse per non farlo. Una volta per i genitori, l’altra per le figlie piccole… penso sia qualcosa che capita a tante persone”. Una sera la decisione. Tutto in un istante. “Papà, vai”.
“Ero a cena con le mie figlie, in un secondo è scattato qualcosa. Il giorno dopo ho ordinato il camper. In meno di un mese l’ho targato e ho venduto il mio appartamento. Tutto in così poco tempo. L’inizio di eventi che sembrano essere voluti da un disegno superiore”. Una scelte da matto: “Un folle buono, lo sono da sempre. Lo ero in campo, lo sono fuori. Un po’ controcorrente. Come con il Covid: non mi sarei mai vaccinato. Non tanto perché fossi No-vax, ma perché era qualcosa di imposto. O come quando in Serie A facevo le 5 di mattina per andare con il mio amico Vasco a fare fotografie”.
Il casello e la Spagna
Sette mesi fa l’inizio del viaggio: “Non ero mai salito su un camper prima. Sono partito da casa e non sapevo dove andare. Sono arrivato al casello, ho proseguito direzione Milano e poi ho deciso di proseguire per la Spagna”. Tutta la costa e il deserto dell’Andalusia fino al Portogallo “dove mi hanno raggiunto le mie figlie per 10 giorni”. “Continuano a succedere cose che sembrano impossibili, da film. Le mie figlie mi davano del pazzo, poi hanno iniziato a credermi”, continua Cossato.
Degli esempi? “Volevo uno surfskate. Una sera si affianca un camper che si era insabbiato e ho aiutato la proprietaria”. Il giorno dopo la ritrova: “Era italiana e aveva uno skate sotto il braccio”. “Federico vieni con me?”. “Così ho imparato ad andarci”. L’incontro con il settantaduenne in mezzo al nulla sulla costa portoghese: “Ci ha regalato un foglio che aveva nel portafoglio con scritti gli ingredienti della vita”. O l’invito di un ragazzo “a fare la doccia a casa sua dopo avermi incontrato davanti all’oceano alla fine di una corsa. I viaggiatori sono così, capiscono chi hanno davanti e i loro bisogni. Con la propria energia positiva si attraggono persone simili a te”.
“Ci vuole coraggio”
“Ho scoperto che molte cose che sembrano essenziali, non lo sono”. Un viaggio che si muove tra le sue passioni: “La fotografia, imparare nuove lingue, conoscere persone, i video con il mio drone e la corsa. Ora mi sono preso l’ukulele e uno skate”. La scoperta di una prospettiva diversa, opposta alla nostra società liquida, fatta di frenesia, competizione e continui cambiamenti: “Tutti vogliono di più, ma non è quella la felicità. Ho incontrato ragazzi a cui basta avere una tavola da surf nel baule, stanno anche senza riscaldamenti. Vivono di semplicità e calma. Siamo abituati a un mondo frenetico e competitivo, veloce e superficiale. Qui ho scoperto qualcosa che va oltre, un cambio di prospettiva della mia anima”.
Nuovi valori, nuovi significati: “Ho imparato l’importanza della semplicità e delle piccole cose. Voglio godermi gli attimi nella loro essenza”. Come tornare bambini, con gli occhi pieni di spensieratezza e magia: “Vivo alla ricerca di un’alba o un tramonto, oppure nella solitudine in un deserto”. Con il suo cane, un’inseparabile compagna: “La mia Bonnie, Senza di lei farei fatica, c’è un legame unico”. E ‘Vivere’ di Vasco Rossi come sottofondo.
Lo ripete spesso, quasi come un mantra: “La paura bussa alla porta, il coraggio va ad aprire e non trova nessuno. La gente non ha il coraggio di buttarsi per timore, ma quando ti lanci nel vuoto trovi una forza incredibile e scopri il senso della libertà. Inizi ad apprezzare le piccole cose, conosci il significato della leggerezza e della semplicità”. Una scelta non facile, ma che dona libertà: “Ci vuole coraggio. Bisogna essere pronti“. Lasciare tutto e partire. “Abbiamo due vite, la seconda inizia quando ci rendiamo conto di averne solo una”.