Accuse di evasione fiscale, chiesta l’assoluzione per Fali Ramadani

La Procura ha chiesto l’assoluzione di Ramadani dalle accuse legate alla compravendita di calciatori
La Procura di Milano ha chiesto l’assoluzione dell’agente Fali Ramadani, nell’ambito del processo abbreviato che lo vede coinvolto con l’accusa di evasione fiscale, per un totale di circa 6 milioni di euro.
Ciò che gli era stato contestato era di non aver dichiarato compensi professionali legati a compravendite di suoi calciatori comprese nel periodo tra 2018 e 2022. Tra queste c’erano i contratti di acquisto di Vlahovic, Chiesa, Pjanic, Koulibaly, Perisic e Rebic.
Una svolta però è arrivata nella giornata di ieri, mercoledì 24 settembre, nella quale i pm hanno chiesto l’assoluzione, in quanto “il fatto non costituisce reato“.
Nello specifico, secondo la Procura, “manca il dolo su un’accusa innovativa perché non riguardava un gruppo di società ma un singolo professionista“.
L’accusa
A Ramadani era stato contestato di non aver dichiarato al fisco italiano i compensi legati a queste compravendite, in relazione alle quali avrebbe dovuto pagare le imposte in Italia. In pratica, gli veniva contestata una “stabile organizzazione in Italia” delle sue società irlandesi, come la sua agenzia, la Primus Sports Consultancy Ltd.
Accusa rivolta non alle sue società, ma unicamente all’agente macedone. I pm però ne hanno chiesto l’assoluzione, spiegando che mancherebbe il dolo del reato di cui è stato accusato. Infatti, Ramadani non sarebbe stato consapevole di questa presunta violazione delle norme.

La posizione della difesa
Gli stessi argomenti sono stati condivisi anche dal legale di Ramadani, Armando Simbari, che però ha aggiunto che mancherebbe un altro requisito per poter parlare di reato, ovvero quello della “stabile organizzazione“. Infatti, l’agente non avrebbe nemmeno lavorato direttamente sul suolo italiano, ma dall’estero, portando avanti le negoziazioni per i suoi assistiti per via telefonica.
Nel frattempo, dall’inizio del processo Ramadani ha versato al fisco più di 2,5 milioni di euro, chiudendo il fronte amministrativo-tributario e aprendo anche una società in Italia. La sentenza arriverà il prossimo 10 novembre e riguarderà anche il suo collaboratore Marc Rautembreg, per il quale è stata chiesta allo stesso modo l’assoluzione.